I tesori nascosti nel fondale

I tesori nascosti nel fondale
Nicola Pinna
Unione Sarda 7/10/2011
Il mare della Gallura passato al setaccio dai sub dei carabinieri

Anfore, ceramiche e altri preziosi tornano a galla Nuove scoperte vanno ad arricchire il patrimonio culturale della Gallura: i sub dei carabinieri hanno lavorato per tutto il mese di settembre a caccia di reperti archeologici. C'è un grande tesoro nascosto nel mare della Gallura. È protetto dagli abissi, ma rischia ancora l'assalto dei tombaroli. Una parte di questo prezioso patrimonio archeologico sommerso è stato recuperato dai carabinieri: i militari del Nucleo tutela del patrimonio di Sassari, insieme ai colleghi del Nucleo subacquei di Cagliari, hanno passato un mese intero a setacciare i fondali. Hanno puntato l'attenzione soprattutto sulle aree protette e hanno scoperto un vero e proprio scrigno.

IL TESORO SOMMERSO. Gran parte dei reperti nascosti tra le rocce e le alghe è stata riportata a galla e consegnata agli esperti della Sovrintendenza. «I giacimenti che abbiamo individuato nel corso di quest'operazione rivestono un notevole interesse scientifico e sono già in fase di studio - spiega il comandante del Nucleo tutela del patrimonio, Paolo Montorsi - I controlli sono andati avanti per tutto il mese di settembre, con l'obiettivo di tenere sotto controllo le aree protette, quello di salvaguardare il patrimonio archeologico e di prevenire il rischio di razzie».
I VASI DI SANTA TERESA. Un deposito di anfore antichissime, i carabinieri l'hanno ritrovato nel mare di Santa Teresa, a due passi dallo Scoglio di Paganetto. Il vasellame, già analizzato dagli archeologi, rispetta alla perfezione la tradizione "greco-italica" e per questa ragione si pensa che possa risalire al secondo secolo avanti Cristo. Nella stessa zona, tra l'altro, i sub hanno riportato a galla numerosi rocchi litici di colonne dell'Età romana.
I ROMANI A PALAU. Una parte di questo patrimonio che nessuno conosceva è stata scoperta nelle acque di Punta Sardegna. Nascosti dalla poseidonia, i militari hanno ritrovato tre giacimenti di anfore, bacili e diversi esempi di anforisco di epoca romana, tutti realizzati in un periodo che va dal primo secolo avanti Cristo al secondo dopo Cristo. Nella zona di Macchia Mala, invece, è stato scoperto un cumulo di laterizi fittili del periodo imperiale.
LE NAVI DELL'ARCIPELAGO. Le Bocche di Bonifacio sono sempre state una pericolosa trappola per le navi in transito nel Nord della Sardegna. Dai tempi dei Fenici fino a oggi. Tutti i reperti scoperti nelle ultime settimane dai carabinieri, guarda caso, sono finiti nel fondale dopo l'affondamento di un'imbarcazione. Nelle acque dell'Isola di Spargi, per esempio, gli uomini del Nucleo tutela del patrimonio, hanno individuato un frammento, un tappo e un puntuale di anfora, ma anche un chiodo in metallo che apparteneva di sicuro a una nave romana. E giusto per confermare quanti carichi siano finiti sott'acqua, intorno all'Isola di Spargiotto, i sommozzatori hanno ritrovato persino un'ancora del XIX secolo.

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