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Visualizzazione dei post da agosto, 2020

Dai Veneti antichi agli Scaligeri 1di2

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Dai Veneti antichi agli Scaligeri 2di2

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Le rune

Le rune Le rune furono utilizzate dai popoli confinanti con l'Impero romano già a partire dal terzo secolo dopo Cristo, e si trovano, con qualche variante, in un'area vastissima che va dalla Romania, alla Norvegia, all'Irlanda. Le origini della scrittura runica sono tutt'altro che chiare: è certo che si tratti di un'ennesima varietà dello stesso ceppo di alfabeti a cui appartengono la scrittura latina e la greca, ma non si possono escludere influenze di altri alfabeti, come ad esempio quello etrusco. La lunga storia delle rune, che furono usate dal III all'XI secolo d.C., abbraccia gli anni più bui del medioevo, e soprattutto gli anni in cui il cristianesimo si diffondeva verso l'Europa del Nord, soppiantando le religioni celtiche e germaniche. È probabilmente per questo, e per il loro uso principalmente sacrale, funerario e magico, che le rune sono state spesso associate ad atmosfere misteriose, mistiche, e spesso romanzesche.

Le vocali

Le vocali Le prime scritture alfabetiche non avevano lettere per indicare le vocali, e delle parole erano scritte solamente le consonanti. Questo rendeva la lettura molto più incerta e soggetta ad errori, dato che il caso di parole differenti ma con consonanti uguali è tutt'altro che raro. Un passo decisivo si ebbe quando si cominciarono a scrivere anche le vocali: i primi a farlo furono sicuramente i greci, che riutilizzarono senza neanche cambiargli nome alcune lettere che nell'alfabeto fenicio avevano dei suoni non utilizzati dalla lingua greca. Un esempio è la prima lettera dell'alfabeto, Alef, che indicava una lievissima aspirazione. I greci la chiamarono Alfa e la usarono per il suono della A. Altri popoli cercarono di escogitare diverse soluzioni: gli ebrei e gli arabi adottarono dei segni (puntini e lineette) che, posti sopra, sotto e dentro ciascuna consonante, indicavano la vocale da pronunciare dopo quella consonante. Questo sistema aveva il vantaggio

I Fenici e la porpora

I Fenici e la porpora Tra gli apprezzati prodotti dell'artigianato fenicio, i più famosi erano forse le stoffe tinte in color rosso porpora. I Fenici avevano raggiunto una notevole perizia nell'arte della tintura, e i tessuti così tinti erano apprezzati a tal punto da divenire indice di ricchezza e raffinatezza. L'industria della porpora ebbe una tale importanza economica e storica, che con il colore del prodotto ( phoinix =rosso) si connotò il nome stesso dei Fenici. Era una attività rivolta alla tintura indelebile, e perciò pregiata, di stoffe di lana o lino, che utilizzava un pigmento ottenuto da molluschi del genere murex , reperibili nei bassi fondali delle coste del Mediterraneo.  La città di Tiro primeggiava in questa attività: come ricorda Plinio il Vecchio "A Tiro si trova la migliore porpora dell'Asia". La scoperta della porpora era narrata da un mito. Melquart (equivalente al greco Eracle), fondatore e dio della città di Tiro, inventò ques