Antiche mura di cinta riportate alla luce dagli scavi AcegasAps
Antiche mura di cinta riportate alla luce dagli scavi AcegasAps
Ivana Gherbaz
Il Piccolo, Trieste, 24/11/2012
Ivana Gherbaz
Il Piccolo, Trieste, 24/11/2012
Ritrovate le fondamenta della struttura tardo antica: spessore di 4 metri, si collega con la torre a poca distanza
Quando passeggiamo nella zona della città vecchia, con buona probabilità, anche se non lo vediamo, sotto i nostri piedi c'è quanto è stato costruito nell'epoca romanica e tardo antica. Lo scopriamo ogni volta che da quelle parti vengono fatti degli scavi di qualsiasi tipo. Così è accaduto durante i lavori di posa delle linee elettriche di Acegas intercettate nella zona dove sarà aperto il Park san Giusto e spostate poco più in là ai piedi della scalinata che porta alla chiesa di Santa Maria Maggiore. Durante gli scavi sono state ritrovate le fondamenta delle mura di cinta della città larghe quattro metri e che risalgono al periodo tardo antico che corrisponde al IV secolo dopo cristo. Ma non solo, su entrambi i lati del muro di protezione ci sono i segni di due vani del cui uso si possono però fare solo delle ipotesi. "Il ritrovamento risale a qualche giorno fa - come spiega l'archeologo Pietro Riavez che lavora a stretto contatto con Acegas. La trincea scavata per sistemare i tubi con le nuove linee elettriche è troppo stretta. Con certezza quasi assoluta possiamo però dire che qui sotto ci sono le fondamenta del muro di protezione della città che si collegava con la torre che si trova poco più in là dall'altra parte della scalinata e da qualche anno ristrutturata. L'incertezza l'abbiamo sui due vani che sono presenti sui lati delle mura." Tra le ipotesi si può pensare che anche qui ci potesse essere una torre: "L'avancorpo della dimensione di tre metri di larghezza poteva essere una torre mentre il retrocorpo dove si trova una soglia che indica la presenza di un accesso che ugualmente aveva uno scopo legato alla sicurezza del passaggio nei pressi delle mura di cinta - spiega ancora Riavez. Si tratta quindi di un sistema difensivo di epoca tardo romana lo si riconosce anche dalle lastre di pietra usate con pavimentazione nel primo vano". L'area dove è stato fatto il ritrovamento però rende difficile l'allargamento dello scavo, almeno su di un lato perché si trova proprio sulla strada comunale che porta all'accesso dei parcheggi del palazzo dell'Inail. In ogni caso i lavori di posa dei cavi non verranno bloccati, anche perché tra l'altro sono scavi fatti per spostare le linee elettriche di Acegas intercettate nel park San Giusto. I nuovi cavi non saranno sistemati sui resti, che rimarranno alla portata degli studiosi per eventuali altre indagini, ma a fianco di quelli vecchi già presenti sotto l'asfalto. «I lavori di Acegas proseguiranno - spiega Paola Ventura funzionario della Sovrintendenza che si occupa della parte archeologica - stiamo aspettando di concordare con la società una diversa soluzione. Lo scavo è troppo piccolo per trarre delle conclusioni ma sappiamo che c'è il muro di cinta di quattro metri". Per ora i resti saranno ricoperti con del materiale drenante che servirà a conservarli e poi con l'asfalto per ripristinare l'accesso stradale. "Se in futuro ci saranno dei fondi si potrebbe invece scavare dall'altra parte, ai piedi della scalinata - dice ancora Riavez. Da un lato potremmo capire meglio cosa c'è sotto e dall'altro si valorizzerebbe una zona della città".
Quando passeggiamo nella zona della città vecchia, con buona probabilità, anche se non lo vediamo, sotto i nostri piedi c'è quanto è stato costruito nell'epoca romanica e tardo antica. Lo scopriamo ogni volta che da quelle parti vengono fatti degli scavi di qualsiasi tipo. Così è accaduto durante i lavori di posa delle linee elettriche di Acegas intercettate nella zona dove sarà aperto il Park san Giusto e spostate poco più in là ai piedi della scalinata che porta alla chiesa di Santa Maria Maggiore. Durante gli scavi sono state ritrovate le fondamenta delle mura di cinta della città larghe quattro metri e che risalgono al periodo tardo antico che corrisponde al IV secolo dopo cristo. Ma non solo, su entrambi i lati del muro di protezione ci sono i segni di due vani del cui uso si possono però fare solo delle ipotesi. "Il ritrovamento risale a qualche giorno fa - come spiega l'archeologo Pietro Riavez che lavora a stretto contatto con Acegas. La trincea scavata per sistemare i tubi con le nuove linee elettriche è troppo stretta. Con certezza quasi assoluta possiamo però dire che qui sotto ci sono le fondamenta del muro di protezione della città che si collegava con la torre che si trova poco più in là dall'altra parte della scalinata e da qualche anno ristrutturata. L'incertezza l'abbiamo sui due vani che sono presenti sui lati delle mura." Tra le ipotesi si può pensare che anche qui ci potesse essere una torre: "L'avancorpo della dimensione di tre metri di larghezza poteva essere una torre mentre il retrocorpo dove si trova una soglia che indica la presenza di un accesso che ugualmente aveva uno scopo legato alla sicurezza del passaggio nei pressi delle mura di cinta - spiega ancora Riavez. Si tratta quindi di un sistema difensivo di epoca tardo romana lo si riconosce anche dalle lastre di pietra usate con pavimentazione nel primo vano". L'area dove è stato fatto il ritrovamento però rende difficile l'allargamento dello scavo, almeno su di un lato perché si trova proprio sulla strada comunale che porta all'accesso dei parcheggi del palazzo dell'Inail. In ogni caso i lavori di posa dei cavi non verranno bloccati, anche perché tra l'altro sono scavi fatti per spostare le linee elettriche di Acegas intercettate nel park San Giusto. I nuovi cavi non saranno sistemati sui resti, che rimarranno alla portata degli studiosi per eventuali altre indagini, ma a fianco di quelli vecchi già presenti sotto l'asfalto. «I lavori di Acegas proseguiranno - spiega Paola Ventura funzionario della Sovrintendenza che si occupa della parte archeologica - stiamo aspettando di concordare con la società una diversa soluzione. Lo scavo è troppo piccolo per trarre delle conclusioni ma sappiamo che c'è il muro di cinta di quattro metri". Per ora i resti saranno ricoperti con del materiale drenante che servirà a conservarli e poi con l'asfalto per ripristinare l'accesso stradale. "Se in futuro ci saranno dei fondi si potrebbe invece scavare dall'altra parte, ai piedi della scalinata - dice ancora Riavez. Da un lato potremmo capire meglio cosa c'è sotto e dall'altro si valorizzerebbe una zona della città".
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