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Visualizzazione dei post da 2021
Andare per musei
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Andare per musei, va detto francamente, può rivelarsi anche scoraggiante: li chiudono quando dovrebbero essere aperti, e quando sono aperti c’è sempre qualche mandria che ti spinge via dalla bacheca dove un coccio comincia a innamorarti. Ma è un viaggio «da fare »: costa persino poco, in fondo, per quello che ti dà. Il diluvio degli anni ha salvato migliaia di reliquie, tutte miracolose e tutte miracolate, in un modo o nell’altro: ma è inutile, tentare di memorizzarle e catalogarle nel loro insieme. Può bastarti anche un’anfora sola: ma immagina il braccio e la mano che la reggeva. E risali di li al sorriso, di un viso che guarda da lontano, e che somiglia al tuo. Restituisci un po’ di vita alla nomenclatura smorta dei cataloghi e delle schede (piuttosto che dire, un po’ saccenti, che ne puoi fare sicuramente a meno). Sii, in un angolo di mondo imprevisto, dentro la prevedibile cosa di un sentimento fraterno. E pensa, con gratitudine, a quegli uomini e a quelle donne che amorosamente
I geroglifici egizi
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I geroglifici egizi Le tre varietà della scrittura egizia (geroglifica, ieratica e demotica) non differiscono tra loro che per la forma dei caratteri, e a ogni carattere geroglifico corrisponde un carattere ieratico ed uno demotico. Nella scrittura egizia si trovano insieme segni puramente ideografici (che rappresentano graficamente un oggetto), ma anche qualche segno fonetico, che di una parola rappresenta il suono. Accostando i suoni di parole più brevi, secondo il principio del rebus, si possono comporre le parole più lunghe e meno usate: questo permette di ridurre considerevolmente il numero dei segni utilizzati. La scrittura geroglifica, dimenticata ben presto, rimase per lunghi secoli indecifrata e quasi emblematicamente misteriosa. Nel 1799 fu però scoperta a Rosetta una stele trilingue, con lo stesso testo in greco, demotico e geroglifico. Fu soprattutto grazie a questa stele e all'infaticabile opera di Champollion che si poté giungere, nel 1822, alla prima de
L'alfabeto armeno
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L'alfabeto armeno Secondo un'attendibile tradizione, l'alfabeto armeno fu creato verso il 400 d.C. da Mešrôp, segretario alla corte armena e più tardi missionario, come strumento per la diffusione del cristianesimo. Questa sua natura "artificiale" ha fatto sì che l'alfabeto armeno fosse particolarmente fedele alla fonetica e di facile utilizzo, e quindi relativamente stabile nel tempo.
i Venetkens al pranzo romano parlano del Monte Summano
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La scrittura giapponese
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La scrittura giapponese Il Giappone, dapprima sottoposto all'influenza culturale cinese, ne assorbì lentamente la scrittura, dando origine ad uno dei sistemi di scrittura più complicati tuttora in uso. I segni ideografici cinesi, di volta in volta, potevano essere usati come ideogrammi, esprimendo un'idea in qualche modo vicina all'oggetto rappresentato dal carattere, o come segni fonetici, assumendo il suono della parola cinese equivalente. A questo si aggiunga che, nei secoli, la lingua cinese variava nella pronuncia e quindi agli stessi segni venivano attribuiti in giapponese nuovi valori fonetici. Verso il IX secolo, infine, una serie di segni prese un valore puramente fonetico: ogni segno rappresentava il suono di una sillaba, e più suoni collegati rappresentavano il suono di una parola. Questi segni formano oggi due sillabari distinti e di uso parallelo: il Katakana composto di 47 segni e lo Hiragana con circa trecento segni, ma non tutti di uso frequent