Tuvixeddu, la guerra non è finita

Tuvixeddu, la guerra non è finita
FRANCESCO PINNA
UNIONE SARDA – 17 novembre 2009

Per i Beni paesaggistici il colle va tutelato per la vecchia miniera. L'amministrazione: «È una cava come tante». La Sovrintendenza chiede il vincolo, il Comune ricorre.

Per la Sovrintendenza la miniera è un unicum di particolare interesse storico . Richiesta una sospensione provvedimento. A fine luglio la Soprintendenza regionale per i beni architettonici e paesaggistici aveva avviato le procedure per chiedere il riconoscimento del particolare interesse culturale di una parte consistente del comparto di Tuvixeddu. Questa volta non per la presenza della necropoli punica, bensì per l'esistenza della vecchia miniera che rappresenterebbe un unicum di particolare interesse storico . Una nuova minaccia di vincoli per il progetto immobiliare di Nuove Iniziative Coimpresa, ripartito dopo anni di battaglie giudiziarie, vinte dalla società del Gruppo Cualbu. IL RICORSO. Il Comune ha deciso di rivolgersi ancora una volta ai giudici amministrativi, presentando attraverso l'avvocato Carla Curreli, un ricorso alla Seconda sezione del Tar Sardegna con la richiesta di annullare, ma prima ancora di sospenderne gli effetti, il tentativo di applicare vincoli paesaggisti legati non pi alle antiche tombe ma a un'archeologia di tipo industriale. Il 25 novembre, il Collegio, composto dalla presidente Rosa Panunzio e dai giudici Francesco Scano e Marco Lensi, si riunirà per la prima udienza di Camera di consiglio e discuterà l'istanza cautelare. In precedenza, anche Coimpresa aveva presentato un analogo ricorso. IL COMPLESSO. Il 22 luglio, era stata la Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici che aveva scritto al Comune annunciando l'avvio del procedimento per riconoscere l'area di «notevole interesse culturale», considerandola «un pregevole complesso minerario impiantato alla fine dell'Ottocento ed attivo per quasi un secolo in ambito urbano, comprendente manufatti, gallerie sotterranee, tunnel di trasporto dei materiali, nastri trasportatori, tramogge, piani di carico, fronti di cava ed altre evidenti tracce dell'attività estrattiva che costituiscono un unico di particolare interesse culturale». Che si tratti di archeologia classica o industriale, il risultato finale potrebbe essere quello di nuovi vincoli di tutela legati al codice Urbani. A deciderlo, fatto salvo diverso pronunciamento dei giudici, dovrà essere il ministero per i Beni culturali che ha a disposizione 210 giorni per l'istruttoria. IL COMUNE. Di parere diverso è il Comune che ha deciso di ricorrere al Tar secondo il ricorso, dai documenti della Soprintendenza (che in passato aveva concesso il parere favorevole al progetto di Coimpresa) emergerebbe come le attività estrattive fossero ancora in corso dopo il 1960, mentre la norma esclude dalla disciplina le opere di autori viventi o la cui esecuzione non risalga a 50 anni. Non solo: si contesta anche la carenza di motivazione legata alla bozza di relazione redatta dal responsabile del procedimento Francesco Peretti: difetterebbe di «qualsiasi concreta motivazione di carattere storico, artistico, o di particolarità del sistema estrattivo utilizzato, non riscontrabile in altri siti, che giustifichi la dichiarazione di notevole interesse storico e artistico». In sintesi, niente di diverso da tante altre cave. «L'attività ostativa della Soprintendenza - conclude il ricorso - sembra finalizzata ad impedire l'attuazione dell'intervento nell'ambito di un progetto strettamente integrato e coordinato, che ha visto la convergenza degli interessi dell'Amministrazione regionale, di quella comunale e dei privati proprietari delle aree».

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