L’ultima tana dei Neanderthal si nasconde al Circolo Polare?
La Stampa, TuttoScienze 1.6.11
L’ultima tana dei Neanderthal si nasconde al Circolo Polare?
Scoperta in Russia una “cassetta degli attrezzi” di 28 mila anni fa
Gabriele Beccaria
Cambia la mappa degli insediamenti «Ecco la prova che la loro sfera di influenza nell’Eurasia era più vasta di quanto si credesse»
Gli oggetti Asce, punte e raschietti: sono numerosissimi i pezzi recuperati nel sito russo di Byzovaya
L’ ultimo rifugio di una specie che scivola nell’estinzione o l’avamposto di una specie concorrente in ascesa? Nel primo caso i resti ritrovati non lontano dal Circolo Polare sono il commovente micromondo degli ultimi Neanderthal, nel secondo rappresentano l’attrezzatura standard di un gruppetto di Sapiens, bene organizzati come colonizzatori ma ancora primitivi.
Il mistero è intrigante anche per una questione di date: gli oltre 300 utensili in pietra ritrovati nel sito di Byzovaya, nel Nord della Russia, risalgono a 28 mila 500 anni fa, all’incirca 8 mila anni dopo la presunta scomparsa dei nostri cugini del Paleolitico. Eppure quel set di asce, raschietti e punte appare come un classico esempio di tecnologia «made in Neanderthal». Arcaica, certo, ma brutalmente efficace. Tanto da aver consentito a una tribù di spingersi fino a una zona estrema, ancora più gelida, all’epoca, di quanto non sia oggi e che la maggior parte dei paleoantropologi ha sempre considerato «off limits» per i nostri sfortunati parenti.
Un team multidisciplinare del Cnrs francese, con l’appoggio di un gruppo misto di russi e norvegesi, ha pubblicato un articolo sulla rivista «Science» per raccontare il ritrovamento: dalle colline degli Urali sono emersi oggetti realizzati con la tecnica della scheggiatura, tipica di una cultura intermedia come la Musteriana. Purtroppo non ci sono - almeno al momento - ossa fossili che facciano luce sull’enigma, ma sono stati raccolti abbondanti resti di animali. Soprattutto orsi, volpi, lupi e mammuth. Sono stati datati con esattezza grazie al carbonio 14 e alla luminescenza e sui reperti le analisi al microscopio elettronico hanno rivelato segni caratteristici di macellazione. Proprio quella in stile Neanderthal.
Non è abbastanza per escludere del tutto una presenza dei Sapiens, ma l’intreccio degli elementi sarebbe un altro indizio a favore dell’unica specie che ha davvero conteso alla nostra il dominio del Pianeta. Avrebbe resistito più a lungo di quanto si pensava e non è un caso che tra le scoperte più recenti molte ne stiano modificando in meglio il controverso identikit: un popolo di abili cacciatori, inclini a brandelli di pensiero simbolico, probabilmente dotati di una forma basica di linguaggio. «Questa zona può essere stata davvero uno degli ultimi rifugi e, se così fosse, sarebbe una realtà emozionante», ha dichiarato Ludovic Slimak, professore alla Université de Toulouse le Mirail. Di sicuro è ora di cominciare a ridisegnare - per l’ennesima volta - la mappa degli insediamenti neanderthaliani, allargando la loro sfera di influenza nell’Eurasia. In questo caso si tratta di un migliaio di chilometri più a Nord di quanto finora si fosse ritenuto possibile.
A stupire i ricercatori sono proprio le caratteristiche della «location»: «Si trattava di individui - ha aggiunto Slimak che vivevano in zone artiche in un periodo in cui l’Europa era avvolta in una cappa di condizioni climatiche molto fredde». Come ci siano riusciti con mezzi ridotti, che i ricercatori considerano rozzi e lontani da quelli del Paleolitico superiore (terminato appena 10 mila anni fa), è un giallo nel giallo. Molte certezze della paleoantropologia devono essere riviste.
Una tra tante: se i protagonisti del sito di Byzovaya fossero stati in realtà dei Sapiens, allora sarebbe altrettanto sorprendente - ha notato il professore francese - che abbiano utilizzato il knowhow dei predecessorisconfitti, quando questi erano già svaniti (almeno da quelle zone). Sarebbe la dimostrazione dell’omaggio postumo alle loro qualità di artigiani e combattenti e della permeabilità di abitudini e comportamenti tra le due specie. A Slimak non resta che ammettere che i punti d’oscurità prevalgono su quelli di luce: «Vastissime aree dell’Eurasia restano per la maggior parte ignote. Non ci sarebbe da stupirsi se nuove sorprese arrivassero già nel prossimo futuro».
E non resta che aspettare, se negli stessi giorni della notizia di «Science» un altro articolo - su «Proceedings of the National Academy of Sciences» - ha di nuovo buttato tutto all’aria: le datazioni provenienti dalla caverna di Mezmaiskaya, nella Russia occidentale, suggeriscono che i Neanderthal si siano arresi alle leggi darwiniane non oltre 39 mila 700 anni fa: secondo Thomas Higham, prof della University of Oxford, l’intrigante incontro tra «loro» e «noi» potrebbe non essere mai avvenuto o essersi verificato solo per un breve periodo e in zone ristrette. Di sicuro, i Neanderthal non smettono di provocarci.
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