Battaglia delle anfore tra Roma e Londra
Battaglia delle anfore tra Roma e Londra
Antonello Cherchi
Il Sole 24 Ore 20/10/2008
File reperti antichi pubblicati su internet, con tanto di fotografie, per evitare che si disperdano per il mondo. È la soluzione a cui ricorrerà nei prossimi giorni il ministero dei Beni culturali per allertare i frequentatori delle case d`asta e renderli consapevoli che potrebbero imbattersi in pezzi provenienti dall`imponente collezione del trafficante inglese Robin Symes (stimata in 17mila opere) e di cui l`Italia pretende la restituzione.
Gli appassionati di antichità sappiano che quel migliaio di reperti è, infatti, oggetto di inchiesta da parte della magistratura
italiana e, nel caso decidessero di acquistarli all`incanto, un bel giorno potrebbero trovarsi nella condizione di doverli restituire al nostro Paese.
La mossa dei Beni culturali è conseguenza del fallimento della trattativa con i liquidatori della collezione Symes, trattativa preparata da contatti nati nel 2007 fra il nostro ministro (allora era Francesco Rutelli) e il collega inglese.
L`intento italiano era ditrovare una via stragiudiziale alla questione. Dal 2001 è, infatti, in corso, da parte della procura di
Roma, un`inchiesta per accertare se una parte dei pezzi della collezione Symes sia frutto di scavi non autorizzati sul nostro territorio e di esportazioni clandestine.
Per il podi di esperti ministeriali che si occupa di recuperare le parti di patrimonio che ci sono state trafugate, non ci sono dubbi. I riscontri scientifici, sulla parte della collezione Symes che i liquidatori hanno messo a loro disposizione, dicono che circa mille reperti provengono dal nostro sottosuolo, portati alla luce dai tombaroli.
Per ridarceli, però, gli inglesi vogliono i soldi. A inizio settembre, quando i liquidatori si sono incontrati a Roma coni nostri rappresentanti, sono stati perentori: se vogliamo quelle opere, dobbiamo acquistarle. Richiesta che ha chiuso ogni porta al dialogo.
Rimane la via giudiziaria, che l`Italia continua a percorrere, ma che ha tempi lunghi. Nel frattempo, niente vieta ai liquidatori di vendere le opere contese. Stava per accadere mercoledì scorso, quando la casa d`aste Bonhams aveva in catalogo un pezzo della collezione Symes rivendicato dall`Italia. L`intervento del ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, li ha fatti recedere. E ora ci si affida a internet.
Antonello Cherchi
Il Sole 24 Ore 20/10/2008
File reperti antichi pubblicati su internet, con tanto di fotografie, per evitare che si disperdano per il mondo. È la soluzione a cui ricorrerà nei prossimi giorni il ministero dei Beni culturali per allertare i frequentatori delle case d`asta e renderli consapevoli che potrebbero imbattersi in pezzi provenienti dall`imponente collezione del trafficante inglese Robin Symes (stimata in 17mila opere) e di cui l`Italia pretende la restituzione.
Gli appassionati di antichità sappiano che quel migliaio di reperti è, infatti, oggetto di inchiesta da parte della magistratura
italiana e, nel caso decidessero di acquistarli all`incanto, un bel giorno potrebbero trovarsi nella condizione di doverli restituire al nostro Paese.
La mossa dei Beni culturali è conseguenza del fallimento della trattativa con i liquidatori della collezione Symes, trattativa preparata da contatti nati nel 2007 fra il nostro ministro (allora era Francesco Rutelli) e il collega inglese.
L`intento italiano era ditrovare una via stragiudiziale alla questione. Dal 2001 è, infatti, in corso, da parte della procura di
Roma, un`inchiesta per accertare se una parte dei pezzi della collezione Symes sia frutto di scavi non autorizzati sul nostro territorio e di esportazioni clandestine.
Per il podi di esperti ministeriali che si occupa di recuperare le parti di patrimonio che ci sono state trafugate, non ci sono dubbi. I riscontri scientifici, sulla parte della collezione Symes che i liquidatori hanno messo a loro disposizione, dicono che circa mille reperti provengono dal nostro sottosuolo, portati alla luce dai tombaroli.
Per ridarceli, però, gli inglesi vogliono i soldi. A inizio settembre, quando i liquidatori si sono incontrati a Roma coni nostri rappresentanti, sono stati perentori: se vogliamo quelle opere, dobbiamo acquistarle. Richiesta che ha chiuso ogni porta al dialogo.
Rimane la via giudiziaria, che l`Italia continua a percorrere, ma che ha tempi lunghi. Nel frattempo, niente vieta ai liquidatori di vendere le opere contese. Stava per accadere mercoledì scorso, quando la casa d`aste Bonhams aveva in catalogo un pezzo della collezione Symes rivendicato dall`Italia. L`intervento del ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, li ha fatti recedere. E ora ci si affida a internet.
Commenti