ricerca su resti pomepiani e dna

ricerca su resti pomepiani e dna
Carlo Avvisati
18/10/2008 IL MATTINO

Dei dodici individui i cui scheletri furono rinvenuti sotto alcuni metri di cenere e lapilli nella Casa di Polibio, a Pompei, sei appartenevano a un unico ceppo familiare. Ovvero potevano essere sia fratelli e sorelle, perché figli della stessa madre, sia cugini in quanto partoriti da due donne, sorelle tre loro. Il dato, importante per lo studio sul Dna «antico», è uno dei risultati raggiunto dal gruppo di ricerca partenopeo guidato da Marilena Cipollaro, impegnata da un decennio con Antonino Cascino (da poco scomparso) in indagini sugli scheletri dei pompeiani vittime dell’eruzione del 79 dopo Cristo. La scoperta è uno degli argomenti attorno al quale ruoterà il nono Convegno internazionale sul Dna antico e le biomolecole associate, che appunto ad Antonino Cascino è dedicato.

Il summit di scienziati si svilupperà da domani al 22 ottobre tra Napoli e Pompei e si aprirà nel capoluogo campano, domani alle 17, nell’aula di presidenza della facoltà di Medicina della Seconda Università. Ad accogliere i ricercatori italiani e stranieri saranno il rettore della Seconda Università Francesco Rossi e il preside di Medicina Giovanni Delrio. Quindi, lunedì, nell’Auditorium degli scavi, gli interventi e la presentazione delle scoperte da parte dei gruppi di ricerca, dopo il benvenuto del soprintendente Pietro Giovanni Guzzo. E sono appunto i risultati raggiunti dall’équipe Cipollaro -Cascino a fare la parte del leone in questa giornata. «Oltre ad aver accertato che gli individui della Casa di Polibio erano imparentati per via materna - dice Marilena Cipollaro - stiamo studiando il loro cromosoma Y per vedere se esiste anche una parentela di tipo paterno. In più presentiamo i risultati su un aspetto particolare di un gene del nucleo cellulare e sulla sua mutazione nel corso di tutti questi secoli». L’analisi degli scheletri trovati nella Casa di Polibio è stata effettuata sui loro femori sinistri e si rivelata particolarmente laboriosa, sia per la fragilità del materiale sia per la difficoltà a reperire cellule con Dna integro, considerato che quest’ultimo si degrada per il forte calore e il tempo trascorso.

Altro studio interessante sui pompeiani antichi è quello effettuato dall’antropologo australiano Maciej Henneberg, che ha puntato a ricavare dati sulle malattie genetiche - tra cui la «spina bifida» - esistenti all’epoca e sulle loro eventuali mutazioni. Ancora, di Pompei e delle caratteristiche presentate dal territorio al 79 dopo Cristo, diranno Maria Rosaria Senatore (ha individuato l’area su cui erano impiantate le saline pompeiane e il tracciato seguito da un corso d’acqua a nord della città) e Annamaria Ciarallo che presenta gli studi sulla flora e le colture dell’area vesuviana. Di particolare interesse i risultati del gruppo vulcanologico formato da Giuseppe Luongo, Annamaria Perrotta Claudio Scarpati, che ha individuato una differente tipologia di ricolonizzazione (tempi e modi di ritorno sul territorio) dell’area Sud e Nord del Vesuvio, tra le eruzioni che le colpirono, rispettivamente, nel 79 dopo Cristo e nel 472 dopo Cristo.

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