In età ellenistica a Centuripe un quartiere di ceramisti

In età ellenistica a Centuripe un quartiere di ceramisti
LA SICILIA 19 Settembre 2011
Nuove importanti scoperte dalle ricerche archeologiche

Antonio Tempio
L'archeologia centuripina ha un rapporto privilegiato con gli istituti di ricerca catanesi. Guido Libertini e Giovanni Rizza sono due nomi legati "a doppio filo" con la ricerca avviata nell'ultimo secolo a Centuripe. Alle pubblicazioni dei primi studiosi si affianca oggi un volume curato da Giacomo Biondi, archeologo e ricercatore dell'Istituto per i Beni archeologici e monumentali del Cnr di Catania. "Centuripe. Indagini archeologiche e prospettive di ricerca" rappresenta dunque un aggiornamento non solo su problematiche già note, ma anche sull'utilizzo di nuovi approcci di studio. Fra questi la Battlefield Archaeology, un metodo avviato dalla scuola anglosassone e rivolto allo studio di periodi e di manufatti riconducibili agli ultimi conflitti mondiali.
I contributi centrali del volume sono rivolti all'età ellenistico repubblicana - un florido periodo per Centuripe - da anni al centro di studi e di dibattiti accademici. Sono presentati gli scavi effettuati nell'ex feudo Gelofia, area già nota per la scoperta di un vasetto con incisa una lunga iscrizione in lingua sicula. La contrada è stata frequentata in piena età romana ed è probabile che in zona sorgesse un edificio monumentale adibito all'esercitazione del pugilato. I nuovi scavi sono stati condotti con l'ausilio del metal detector, notoriamente utilizzato dagli scavatori di frodo e per questa ragione ingiustamente rifiutato in molti scavi regolari. L'utilizzo si è reso necessario per la numerosa presenza di monete (studiate da Stefania Santangelo) sulla parte sommitale del terreno, che sarebbero state altrimenti sottratte da solerti clandestini.
Lo scavo ha permesso di chiarire l'estensione di una necropoli arcaica e di intercettare strutture adibite al culto demetriaco. Alcuni vani scavati nella roccia confermano inoltre una caratteristica dell'architettura domestica, quella cioè di utilizzare ambienti rupestri parzialmente completati con opere in pietra. Le ricerche - finanziate dalla lungimiranza di alcuni privati e sostenute anche dalla partecipazione di volontari - hanno permesso di chiarire che l'area della necropoli fu occupata da un quartiere di ceramisti fra il III e il I secolo a. C. Questa è l'ennesima conferma della vocazione che Centuripe ha sempre avuto per la produzione artigianale. Ciò è anche dimostrato dal contributo di Agostina Musumeci rivolto allo studio dei materiali della necropoli di contrada Casino, prodotti anch'essi fra il III e il I secolo a. C. In molti casi si tratta di statuette (soggetti danzanti e figure muliebri) deposte esclusivamente in tombe di individui femminili e di fanciulli. Il quarto contributo firmato da Rosario Patané pone l'accento sull'espansione che l'abitato conobbe in età ellenistico repubblicana, grazie ai dati di scavo recuperati in una zona apparentemente periferica. Dalle tracce di frequentazione sembra che alla continuità insediativa dei primi secoli faccia seguito una battuta d'arresto, generalmente collegata agli scontri con Sesto Pompeo. La crisi fu comunque temporanea e Centuripe sarebbe stata dotata di un nuovo assetto urbano per volere dell'imperatore Augusto. D'altra parte, l'antico legame d'alleanza esistente fra l'area laziale e Centuripe - che affondava anche nel mito - sembra oggi giustificare l'insolita prosperità che il centro siculo ha avuto durante gli anni della conquista romana dell'isola.
Il contributo di Salvatore Rizza è rivolto alla galleria romana di Centuripe, oggi meglio nota grazie ai risultati raggiunti tramite prospezioni geoelettriche. L'esistenza di questo percorso sotterraneo è forse testimonianza di una "militarizzazione" della città antica. Il lungo passaggio - scavato nella roccia e consolidato anche con opere in laterizio - permetteva di attraversare l'abitato da un versante all'altro, riducendo notevolmente le distanze a cielo aperto. Conclude il volume un secondo contributo di Giacomo Biondi che - come anticipato - amplia la ricerca agli anni dell'ultimo conflitto mondiale. Il materiale bellico recuperato risale ai primi anni Quaranta: si tratta di munizioni, parti di mortaio, contenitori metallici ed elmi, alcuni anche riutilizzati come abbeveratoi nelle vicine fattorie. Lo studio di questa nuova "cultura materiale" - affiancato alle ricerche d'archivio e alle testimonianze orali - permette all'autore una prima ricostruzione delle manovre militari condotte a Centuripe dalle truppe britanniche e tedesche.

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