Dario I
Dario I
Dario, il cui nome persiano
era Darayavaush, salì al trono di Persia nel 521 a.C., dopo aver
rovesciato l'usurpatore Gaumata, che si spacciava per il fratello di Cambise.
Dopo i primi anni di regno occupati nella soppressione di rivolte, Dario
intraprese una vasta opera di organizzazione e ristrutturazione dell'impero.
L'importanza della sua riforma, che fu mantenuta con scarse modifiche per tutto
il periodo achemenide e in quelli seguenti, consisteva nel conciliare i
principi dell'accentramento e dell'assolutismo con le autonomie dei tanti
popoli soggetti. Il territorio dell'impero fu diviso in 20 province (satrapie),
i cui governatori (satrapi), appartenenti all'aristocrazia persiana e
nominati dal re, presiedevano all'amministrazione della giustizia, al comando
delle truppe e alla riscossione dei tributi. I satrapi erano controllati da
speciali ispettori che riferivano direttamente al re, ma i popoli vassalli
conservavano la propria struttura sociale, la propria lingua e la religione.
Ogni provincia o regno vassallo versava una tassa annuale fissa, cosa che
permetteva di prevedere il gettito tributario. Sotto il regno di Dario i
commerci ebbero un notevole impulso, favoriti dall'unione di diverse regioni
sotto un solo governo. Dario fece costruire un'ampia rete di strade, la più
importante delle quali era la Strada Reale, e un canale navigabile che unisse
il Nilo al Mar Rosso. Dopo avere sedato la rivolta delle città greche d'Asia,
egli volle punire Atene e Eretria per il loro intervento in aiuto di tali
città. Probabilmente, oltre alle motivazioni ideologiche, la spedizione in
Grecia si proponeva di saggiare le possibilità di espansione in quella
direzione, ma i vari tentativi approntati fallirono. Poco dopo la vittoria
ateniese a Maratona, Dario morì, mentre progettava un’altra spedizione contro
la Grecia.
Commenti