La leggenda di Giovanna d’Arco
La leggenda di Giovanna d’Arco
La leggenda di Giovanna d’Arco comincia nel momento stesso in cui termina la sua storia, a mezzogiorno del 30 maggio 1431. Alla sua origine non c’è soltanto il soldato inglese che aveva visto l’anima della Pulzella salire in cielo tra volute di fumo e vorticare di faville, oppure l’aiutante del balivo di Rouen, Jean Fleury, che aveva invece sentito dire che in mezzo alla cenere che gli inglesi avevano prudentemente fatto disperdere nella Senna era stato trovato il suo cuore intatto, ancora palpitante di sangue, ma ci sono anche tutti gli ingenui, i visionari, gli increduli, i nemici giurati di ogni evidenza che, quando ancora l’afrore dell’incendio gravava sulla piazza del Vieux-Marché, si erano sforzati di convincere i popolani impietositi che quella a cui avevano assistito era soltanto una terrificante messinscena: fossero accorsi in suo aiuto gli angeli del Signore o gli abili emissari di Carlo di Valois, si fosse liberata dai lacci dietro la spessa cortina di fumo oppure avesse accettato di mandare sul rogo un’innocente sostituta, adesso Giovanna correva libera e salva per le sue campagne di Francia e presto avrebbe fatto riparlare di sé.
E come se, alla prova decisiva della morte, il nodo di contraddizioni che Giovanna aveva rappresentato per tutto il corso della sua breve e straordinaria avventura terrena si sciogliesse e desse vita nella memoria e nell’immaginario popolare a due figure contrapposte e ugualmente eccezionali: quella della santa, che molti francesi avevano cominciato a venerare ancora in vita e che Jean Fleury e il soldato inglese erano pronti a giurare di aver visto morire, e quella della strega, che Merlino aveva annunciato e che gli inglesi non avrebbero mai finito di temere. La prima, malgrado qualche voce di dissenso e qualche pausa d’oblio, non ha fatto che crescere ed ha avuto una sua definitiva consacrazione: dopo essere stata dichiarata venerabile da Leone XIII nel 1894, nel 1909 Giovanna è stata proclamata beata da Pio X e infine santa e patrona della Francia da Benedetto XV nel 1920. La seconda, resistendo alla forza dei fatti e alla perentorietà di inconfutabili smentite, ha avuto momenti di fulgore e continua ad avere periodiche risorgenze.
Giovanni Bogliolo, Giovanna D'Arco, Fabbri Editori, Milano, 2000.
pagine 231-232
La leggenda di Giovanna d’Arco comincia nel momento stesso in cui termina la sua storia, a mezzogiorno del 30 maggio 1431. Alla sua origine non c’è soltanto il soldato inglese che aveva visto l’anima della Pulzella salire in cielo tra volute di fumo e vorticare di faville, oppure l’aiutante del balivo di Rouen, Jean Fleury, che aveva invece sentito dire che in mezzo alla cenere che gli inglesi avevano prudentemente fatto disperdere nella Senna era stato trovato il suo cuore intatto, ancora palpitante di sangue, ma ci sono anche tutti gli ingenui, i visionari, gli increduli, i nemici giurati di ogni evidenza che, quando ancora l’afrore dell’incendio gravava sulla piazza del Vieux-Marché, si erano sforzati di convincere i popolani impietositi che quella a cui avevano assistito era soltanto una terrificante messinscena: fossero accorsi in suo aiuto gli angeli del Signore o gli abili emissari di Carlo di Valois, si fosse liberata dai lacci dietro la spessa cortina di fumo oppure avesse accettato di mandare sul rogo un’innocente sostituta, adesso Giovanna correva libera e salva per le sue campagne di Francia e presto avrebbe fatto riparlare di sé.
E come se, alla prova decisiva della morte, il nodo di contraddizioni che Giovanna aveva rappresentato per tutto il corso della sua breve e straordinaria avventura terrena si sciogliesse e desse vita nella memoria e nell’immaginario popolare a due figure contrapposte e ugualmente eccezionali: quella della santa, che molti francesi avevano cominciato a venerare ancora in vita e che Jean Fleury e il soldato inglese erano pronti a giurare di aver visto morire, e quella della strega, che Merlino aveva annunciato e che gli inglesi non avrebbero mai finito di temere. La prima, malgrado qualche voce di dissenso e qualche pausa d’oblio, non ha fatto che crescere ed ha avuto una sua definitiva consacrazione: dopo essere stata dichiarata venerabile da Leone XIII nel 1894, nel 1909 Giovanna è stata proclamata beata da Pio X e infine santa e patrona della Francia da Benedetto XV nel 1920. La seconda, resistendo alla forza dei fatti e alla perentorietà di inconfutabili smentite, ha avuto momenti di fulgore e continua ad avere periodiche risorgenze.
Giovanni Bogliolo, Giovanna D'Arco, Fabbri Editori, Milano, 2000.
pagine 231-232
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