La scoperta: Genova era un porto fluviale
La scoperta: Genova era un porto fluviale
MICHELA BOMPANI
SABATO, 03 APRILE 2010 la repubblica Genova
Un porto fluviale sul Bisagno: ecco dove è nata e cresciuta Genova. Dal neolitico all´alto Medioevo. Lo hanno scoperto gli archeologi della soprintendenza ligure, guidata da Filippo Maria Gambari, che risolve anche l´enigma del nome della città. «Genova ha la stessa radice di Ginevra, e in celtico-ligure significava "bocca, imboccatura". Lo sbocco del fiume Bisagno».
Noi stiamo zitti, ma all´estero per una cosa del genere avrebbero preparato celebrazioni epocali"
Autore di film ormai "storici" e pluripremiati dedicati al rapporto tra l´uomo e il mare, ai grandi pittori (Gauguin e Botticelli), alla storia e alla preistoria, Quilici ha lavorato con lo storico Fernand Braudel e l´antropologo Levi Strauss e con l´archeologo Sabatino Moscati ha realizzato due serie dedicate all´archeologia subacquea. E Italo Calvino, nel 1973, scrisse i testi del suo film sulla Liguria (inserito nel "progetto Esso", sull´Italia vista dal cielo): «Chiesi a Calvino cosa facessero i suoi antenati - racconta Quilici - e lui rispose che raccoglievano conchiglie sulla spiaggia. Altro che conchiglie: ancora una volta, con questa scoperta, realizziamo di dover retrodatare attività avanzate dell´uomo».
Cosa cambia per Genova, adesso?
«Dobbiamo portare indietro le lancette degli orologi. È una notizia eclatante, perché non si tratta di un piccolo centro sperduto, ma della storia di Genova. Ho appena fatto un lavoro sulla preistoria a Pantelleria, sono state ritrovate àncore litiche e, studiandone le incrostazioni, risalgono al 3000 a. C. Ma qui stiamo parlando del Neolitico e di una città come Genova: l´importanza della scoperta scavalca certo il Mediterraneo e comunque riposiziona la storia della città nel bacino».
Perché un porto fluviale?
«Tutti i primi porti sono stati fluviali, l´uomo primitivo si faceva aiutare dalla natura. L´ho visto anche in Nuova Guinea, vent´anni fa, lavorando su una popolazione primitiva: vivevano in palafitte lungo il fiume Sepik, vivendo di pesca e caccia. Accostavano le barche sotto le capanne, per tirare su ciò che trasportavano».
Non era malsano vivere affacciati sulla grande ansa di un torrente, in un´ampia zona acquitrinosa?
«Le paludi divennero malsane solo dopo che Alessandro Magno portò dall´India la malaria, che si diffuse per tutto il Mediterraneo: quindi, molto più tardi. Poi l´acqua che scendeva era cristallina, c´era la corrente che la trascinava. E soprattutto non era facile all´epoca trovare una sorgente e l´acqua del Bisagno era perfetta per gli approvvigionamenti di un villaggio».
Per saperne di più bisognerà però attendere altri scavi, chissà se e quando. Gli archeologi dicono che i detriti del Bisagno avrebbero conservato benissimo le strutture: che fare?
«Questa scoperta va raccontata in tutti i modi, spero che al Porto Antico si crei una struttura in cui documentare e spiegare questo nuovo inizio di Genova. Vede, noi siamo ricchi di storia, e stiamo zitti, intorno a una scoperta così, in qualsiasi altra parte del mondo, si organizzerebbero celebrazioni epocali».
(m.bo.)
MICHELA BOMPANI
SABATO, 03 APRILE 2010 la repubblica Genova
Un porto fluviale sul Bisagno: ecco dove è nata e cresciuta Genova. Dal neolitico all´alto Medioevo. Lo hanno scoperto gli archeologi della soprintendenza ligure, guidata da Filippo Maria Gambari, che risolve anche l´enigma del nome della città. «Genova ha la stessa radice di Ginevra, e in celtico-ligure significava "bocca, imboccatura". Lo sbocco del fiume Bisagno».
Noi stiamo zitti, ma all´estero per una cosa del genere avrebbero preparato celebrazioni epocali"
Autore di film ormai "storici" e pluripremiati dedicati al rapporto tra l´uomo e il mare, ai grandi pittori (Gauguin e Botticelli), alla storia e alla preistoria, Quilici ha lavorato con lo storico Fernand Braudel e l´antropologo Levi Strauss e con l´archeologo Sabatino Moscati ha realizzato due serie dedicate all´archeologia subacquea. E Italo Calvino, nel 1973, scrisse i testi del suo film sulla Liguria (inserito nel "progetto Esso", sull´Italia vista dal cielo): «Chiesi a Calvino cosa facessero i suoi antenati - racconta Quilici - e lui rispose che raccoglievano conchiglie sulla spiaggia. Altro che conchiglie: ancora una volta, con questa scoperta, realizziamo di dover retrodatare attività avanzate dell´uomo».
Cosa cambia per Genova, adesso?
«Dobbiamo portare indietro le lancette degli orologi. È una notizia eclatante, perché non si tratta di un piccolo centro sperduto, ma della storia di Genova. Ho appena fatto un lavoro sulla preistoria a Pantelleria, sono state ritrovate àncore litiche e, studiandone le incrostazioni, risalgono al 3000 a. C. Ma qui stiamo parlando del Neolitico e di una città come Genova: l´importanza della scoperta scavalca certo il Mediterraneo e comunque riposiziona la storia della città nel bacino».
Perché un porto fluviale?
«Tutti i primi porti sono stati fluviali, l´uomo primitivo si faceva aiutare dalla natura. L´ho visto anche in Nuova Guinea, vent´anni fa, lavorando su una popolazione primitiva: vivevano in palafitte lungo il fiume Sepik, vivendo di pesca e caccia. Accostavano le barche sotto le capanne, per tirare su ciò che trasportavano».
Non era malsano vivere affacciati sulla grande ansa di un torrente, in un´ampia zona acquitrinosa?
«Le paludi divennero malsane solo dopo che Alessandro Magno portò dall´India la malaria, che si diffuse per tutto il Mediterraneo: quindi, molto più tardi. Poi l´acqua che scendeva era cristallina, c´era la corrente che la trascinava. E soprattutto non era facile all´epoca trovare una sorgente e l´acqua del Bisagno era perfetta per gli approvvigionamenti di un villaggio».
Per saperne di più bisognerà però attendere altri scavi, chissà se e quando. Gli archeologi dicono che i detriti del Bisagno avrebbero conservato benissimo le strutture: che fare?
«Questa scoperta va raccontata in tutti i modi, spero che al Porto Antico si crei una struttura in cui documentare e spiegare questo nuovo inizio di Genova. Vede, noi siamo ricchi di storia, e stiamo zitti, intorno a una scoperta così, in qualsiasi altra parte del mondo, si organizzerebbero celebrazioni epocali».
(m.bo.)
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