Genova etrusca riemerge sotto l'Acquario
Genova etrusca riemerge sotto l'Acquario
Daniela Altimani
Il Secolo XIX, Genova, 08/01/2013
Daniela Altimani
Il Secolo XIX, Genova, 08/01/2013
Trovati dagli archeologi sub reperti del VI secolo a.C. e di epoca romana. Gettati da navi antiche alla fonda
DIETRO L'ACQUARIO, dov'era la Nave Italia e sarà collocato il Padiglione dei Delfini, prossima attrazione di Costa Edutainment, duemilaseicento anni fa probabilmente sostavano alla fonda imbarcazioni etrusche, e circa duemilacento anni fa, navi romane. Che scaricavano in quel punto i loro rifiuti, o trasbordavano merci su imbarcazioni più piccole, o magari perdevano in acqua qualche utensile, a causa di un fortunale. Il porto antichissimo di Genova doveva comunque essere piuttosto trafficato, almeno a giudicare da quanto sta affiorando dagli scavi preliminari al posizionamento dell'innovativa vasca dei delfini dell'Acquario, attualmente in costruzione a Volti «Reperti molto importanti» li giudicano il responsabile della Soprintendenza archeologica della Liguria, Bruno Massabò, e dei Beni archeologici di Genova, Piera Melli Un tesoro perla storia e l'archeologia, la prima prova provata che emerge direttamente dai fondali del porto e non dagli interramenti che si sono succeduti nei secoli, dei traffici che Genova intrattenne fin dai tempi più remoti con Etruschi prima e Romani poi «Gli studi degli anni '90 - osserva Nera Melli - su reperti e materiale stratigrafico trovato durante gli scavi del sottopasso di Caricamento, hanno consentito di appurare che la linea di costa in epoca romana corrispondeva alla Ripa e di scoprire molte cose sugli scambi commerciali e marittimi della città». Ma non erano mai stati pescati reperti direttamente dal fondale del porto antico, a circa dodici-tredici metri di profondità e a circa duecento da quella che era in epoca romana era la linea costiera I pezzi recuperati sono parti di anfore, frammenti di stoviglie, piatti, vassoi in ceramica, legni, materiali organici La cavità di un'anfora ha custodito nei millenni semi di pesche, albicocche, ciliege, uva Dentro un'altra sono rimaste fave, legumi di largo consumo tra i romani. Un team di archeologi subacquei ha estratti i reperti da sedimenti mai dragati prima, nemmeno quando, dal Rinascimento in poi, la pulizia delle acque portuali venne praticata periodicamente. «Ora, per la prima volta, siamo arrivati fino all'argilla del fondale» spiega Giusi Grimaudo, archeologa subacquea, fondatrice con Laura Sanna e Francesco Tiboni, di "Tesi Archeologia". Dietro l'Acquario, si ipotizza, c'era una specie di discarica marina Giacimento di informazioni sull'antichità. Quanto grande? «Spessore ed estensione devono ancora essere valutati» osserva Melli «sono stati compiuti sondaggi a campione». Al lavoro per scoprirlo c'è il team di "Tesi archeologia" che su incarico dell'Acquario e per obbligo di legge fino ad oggi ha recuperato reperti su tre porzioni di fondale di circa quattro metri per quattro ciascuno. Ma la vasca dei delfini sarà lunga oltre novanta metri e larga un trentina Quindi il lavoro di ricognizione, recupero e messa in sicurezza di tutto ciò che di antico potrebbe stare sotto lo specchio acqueo che sarà occupato dal futuro padiglione, non è finito. E potrebbe riservare altre sorprese. Costa Edutainment ha annunciato perla fine di marzo, comunque entro Pasqua, la conclusione dei lavori e il posizionamento della vasca. Con conseguente apertura al pubblico. Le scoperte archeologiche ritarderanno i tempi? «Stiamo lavorando in piena collaborazione con l'Acquario - premette il soprintendente Massabò - E si è già pensato di esporre in futuro all'interno dell'Acquario stesso una parte del materiale recuperato. Ma non possiamo ancora sapere cosa nasconde l'intera porzione di fondale interessata Non è detto sia tutta ugualmente rilevante per spessore ed estensione. Il nostro compito è tutelare tutto ciò che va preservato. La tempistica dipenderà anche da quante persone saranno impiegate nel completamento della ricognizione e nel recupero. E’ ovvio, se lavorano cinque, dieci o quindici archeologi i tempi cambiano». Beppe Costa, presidente di Costa Edutainment, non nasconde che l'obiettivo di aprire a Pasqua il padiglione dei delfini, per il rilancio turistico dell'Acquario, è importante. «Da parte nostra - osserva Costa - c'è disponibilità a mettere a disposizione maggiori risorse per rispettare i tempi Attendiamo comunque di avere indicazioni precise su come agire dalla Soprintendenza».
DIETRO L'ACQUARIO, dov'era la Nave Italia e sarà collocato il Padiglione dei Delfini, prossima attrazione di Costa Edutainment, duemilaseicento anni fa probabilmente sostavano alla fonda imbarcazioni etrusche, e circa duemilacento anni fa, navi romane. Che scaricavano in quel punto i loro rifiuti, o trasbordavano merci su imbarcazioni più piccole, o magari perdevano in acqua qualche utensile, a causa di un fortunale. Il porto antichissimo di Genova doveva comunque essere piuttosto trafficato, almeno a giudicare da quanto sta affiorando dagli scavi preliminari al posizionamento dell'innovativa vasca dei delfini dell'Acquario, attualmente in costruzione a Volti «Reperti molto importanti» li giudicano il responsabile della Soprintendenza archeologica della Liguria, Bruno Massabò, e dei Beni archeologici di Genova, Piera Melli Un tesoro perla storia e l'archeologia, la prima prova provata che emerge direttamente dai fondali del porto e non dagli interramenti che si sono succeduti nei secoli, dei traffici che Genova intrattenne fin dai tempi più remoti con Etruschi prima e Romani poi «Gli studi degli anni '90 - osserva Nera Melli - su reperti e materiale stratigrafico trovato durante gli scavi del sottopasso di Caricamento, hanno consentito di appurare che la linea di costa in epoca romana corrispondeva alla Ripa e di scoprire molte cose sugli scambi commerciali e marittimi della città». Ma non erano mai stati pescati reperti direttamente dal fondale del porto antico, a circa dodici-tredici metri di profondità e a circa duecento da quella che era in epoca romana era la linea costiera I pezzi recuperati sono parti di anfore, frammenti di stoviglie, piatti, vassoi in ceramica, legni, materiali organici La cavità di un'anfora ha custodito nei millenni semi di pesche, albicocche, ciliege, uva Dentro un'altra sono rimaste fave, legumi di largo consumo tra i romani. Un team di archeologi subacquei ha estratti i reperti da sedimenti mai dragati prima, nemmeno quando, dal Rinascimento in poi, la pulizia delle acque portuali venne praticata periodicamente. «Ora, per la prima volta, siamo arrivati fino all'argilla del fondale» spiega Giusi Grimaudo, archeologa subacquea, fondatrice con Laura Sanna e Francesco Tiboni, di "Tesi Archeologia". Dietro l'Acquario, si ipotizza, c'era una specie di discarica marina Giacimento di informazioni sull'antichità. Quanto grande? «Spessore ed estensione devono ancora essere valutati» osserva Melli «sono stati compiuti sondaggi a campione». Al lavoro per scoprirlo c'è il team di "Tesi archeologia" che su incarico dell'Acquario e per obbligo di legge fino ad oggi ha recuperato reperti su tre porzioni di fondale di circa quattro metri per quattro ciascuno. Ma la vasca dei delfini sarà lunga oltre novanta metri e larga un trentina Quindi il lavoro di ricognizione, recupero e messa in sicurezza di tutto ciò che di antico potrebbe stare sotto lo specchio acqueo che sarà occupato dal futuro padiglione, non è finito. E potrebbe riservare altre sorprese. Costa Edutainment ha annunciato perla fine di marzo, comunque entro Pasqua, la conclusione dei lavori e il posizionamento della vasca. Con conseguente apertura al pubblico. Le scoperte archeologiche ritarderanno i tempi? «Stiamo lavorando in piena collaborazione con l'Acquario - premette il soprintendente Massabò - E si è già pensato di esporre in futuro all'interno dell'Acquario stesso una parte del materiale recuperato. Ma non possiamo ancora sapere cosa nasconde l'intera porzione di fondale interessata Non è detto sia tutta ugualmente rilevante per spessore ed estensione. Il nostro compito è tutelare tutto ciò che va preservato. La tempistica dipenderà anche da quante persone saranno impiegate nel completamento della ricognizione e nel recupero. E’ ovvio, se lavorano cinque, dieci o quindici archeologi i tempi cambiano». Beppe Costa, presidente di Costa Edutainment, non nasconde che l'obiettivo di aprire a Pasqua il padiglione dei delfini, per il rilancio turistico dell'Acquario, è importante. «Da parte nostra - osserva Costa - c'è disponibilità a mettere a disposizione maggiori risorse per rispettare i tempi Attendiamo comunque di avere indicazioni precise su come agire dalla Soprintendenza».
Commenti