Quanti segreti archeologici dentro le mura poligonali
Quanti segreti archeologici dentro le mura poligonali
Sergio Rinaldi Tufi
Messaggero (Roma) 05/10/2009
Le chiamavano mura ciclopiche : strutture costituite da grandi blocchi irregolari, che la fantasia popolare attribuiva ai Ciclopi, mitici, giganteschi pastori (come il Polifemo dell' Odissea). Oppure le chiamavano mura pelasgiche, opera cioè dei Pelasgi, remoti abitanti della Grecia poi (secondo alcune leggende) migrati in Etruria. E' più semplice chiamarle mura poligonali: i blocchi non sono parallelepipedali (come l'opus quadratum dei Romani), ma poligoni di forme disparate, che malgrado questo si combinano fra loro con potente impatto visivo. L'uso fu frequente in fortificazioni, basamenti e terrazzamenti dell'Italia preromana (VII-IV sec.a.C.) Se ne parlerà in un convegno organizzato dall' archeologo Luca Attenni ad Alatri (palazzo Conti-Gentili, 7-10 ottobre: un dossier è nella rivista Forma Urbis). Proprio nel Lazio meridionale è il maggior numero di casi noti: oltre ad Alatri, Cori, Artena, Palestrina, Arpino, Anagni, Ferentino, Aquino, Terracina, Segni, Fondi, Norba, il Monte Circeo. - Altri esempi sono in Puglia, Sannio e nella già citata Etruria, ma altri ancora si trovano in molti siti del Mediterraneo. Un lontano precedente fu visto nelle mura di Micene e Tirinto (l400 a.C. circa), tanto che nel 1875 Heinrich Schliemann, il famoso scavatore di Micene, fu invitato a indagare nei Colli Albani, per la verità senza grandi risultati. In compenso, intorno alla metà del Novecento Giuseppe Lugli, noto specialista di tecniche murarie antiche, individuò i criteri per stabilire un'evoluzione, dalle prime costruzioni con massi più grezzi a quelle realizzate con giunture più esatte e tessitura più regolare, anche se poi altri studiosi hanno messo in guardia dalle eccessive schematizzazioni. Ad Alatri sarà l'occasione per un'ampia messa a punto: si parlerà di Cipro, di Malta, di Tebe, ma soprattutto delle realtà del nostro paese. Si riesamineranno i casi più noti, ma anche le realtà ancora in corso di studio, da Rofalco nel Viterbese a Rocca d'Arce e a Montenero di Castro dei Volsci nel Frusinate.
Sergio Rinaldi Tufi
Messaggero (Roma) 05/10/2009
Le chiamavano mura ciclopiche : strutture costituite da grandi blocchi irregolari, che la fantasia popolare attribuiva ai Ciclopi, mitici, giganteschi pastori (come il Polifemo dell' Odissea). Oppure le chiamavano mura pelasgiche, opera cioè dei Pelasgi, remoti abitanti della Grecia poi (secondo alcune leggende) migrati in Etruria. E' più semplice chiamarle mura poligonali: i blocchi non sono parallelepipedali (come l'opus quadratum dei Romani), ma poligoni di forme disparate, che malgrado questo si combinano fra loro con potente impatto visivo. L'uso fu frequente in fortificazioni, basamenti e terrazzamenti dell'Italia preromana (VII-IV sec.a.C.) Se ne parlerà in un convegno organizzato dall' archeologo Luca Attenni ad Alatri (palazzo Conti-Gentili, 7-10 ottobre: un dossier è nella rivista Forma Urbis). Proprio nel Lazio meridionale è il maggior numero di casi noti: oltre ad Alatri, Cori, Artena, Palestrina, Arpino, Anagni, Ferentino, Aquino, Terracina, Segni, Fondi, Norba, il Monte Circeo. - Altri esempi sono in Puglia, Sannio e nella già citata Etruria, ma altri ancora si trovano in molti siti del Mediterraneo. Un lontano precedente fu visto nelle mura di Micene e Tirinto (l400 a.C. circa), tanto che nel 1875 Heinrich Schliemann, il famoso scavatore di Micene, fu invitato a indagare nei Colli Albani, per la verità senza grandi risultati. In compenso, intorno alla metà del Novecento Giuseppe Lugli, noto specialista di tecniche murarie antiche, individuò i criteri per stabilire un'evoluzione, dalle prime costruzioni con massi più grezzi a quelle realizzate con giunture più esatte e tessitura più regolare, anche se poi altri studiosi hanno messo in guardia dalle eccessive schematizzazioni. Ad Alatri sarà l'occasione per un'ampia messa a punto: si parlerà di Cipro, di Malta, di Tebe, ma soprattutto delle realtà del nostro paese. Si riesamineranno i casi più noti, ma anche le realtà ancora in corso di studio, da Rofalco nel Viterbese a Rocca d'Arce e a Montenero di Castro dei Volsci nel Frusinate.
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