Scopre reperti nei campi Un tesoro da 3 milioni

Scopre reperti nei campi Un tesoro da 3 milioni
Daniela Andreis
Sabato 14 Giugno 2008 L'ARENA

ARCHEOLOGIA. Eccezionale recupero di oggetti preistorici: spicca un’ascia in rame collegabile all’uomo di Similaun (3.000 a.C.), ma anche monete e una Venere

Contadino della Bassa pronto a vendere il «bottino» al mercato nero: la Finanza lo intercetta e recupera tutto il materiale

Non è chiaro se il contadino della Bassa si fosse reso conto di avere, chiusi dentro una scatola da scarpe, pezzi archeologici del valore di almeno tre milioni di euro. Di certo aveva il sentore che tutti quei reperti qualcosa gli avrebbero potuto rendere, perché i suoi contatti con il mercato nero dei collezionisti erano già a buon punto. Del resto, l’importanza degli oggetti era evidentissima anche a uno sprovveduto. Basti dire che il «bottino» scoperto dalla Guardia di Finanza comprende una preziosissima ascia di rame del terzo millennio avanti Cristo, 65 monete dell’età imperiale di Roma, due asce in selce del terzo millennio a.C, una piccola Venere ellenistica in bronzo, dieci punte e un pugnale in selce, un peso in piombo, un’ascia in pietra, un’antica tegola in terracotta dell’età imperiale romana, una campana e una presa di coltello entrambi in bronzo dell’età romana.

Per il contadino della Bassa - che vive in un paese il cui nome non è stato rivelato - le cose si sono invece messe male, visto che è stato denunciato. A quanto pare nei giorni scorsi - questa è la versione ufficiale - l’agricoltore, mentre lavorava in un campo, sarebbe incappato in una ricchissima tomba, probabilmente appartenente al capo di un villaggio preistorico. All’interno della sepoltura sarebbe stata trovata una parte degli oggetti, naturalmente quelli più antichi. L’uomo, però, è stato intercettato, scoperto e denunciato dagli uomini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Venezia, coordinati dal colonnello Pierluigi Pisano.
L’uomo, di cui non sono state rese note le generalità, è stato deferito a piede libero per violazioni in materia di ricerche archeologiche e per essersi impossessato in maniera illecita di beni appartenti allo Stato.
Il ritrovamento di questo eccezionale «tesoretto» ha messo in movimento anche la Soprintendenza archeologica di Venezia. Come ha confermato il direttore, il professor Luigi Fozzati, i reperti emersi nella Bassa veronese rappresentano un’importantissimo tassello, un anello di congiunzione che permetterà di comprendere meglio il significato del corredo dell’uomo del Similaun, la celebre mummia «Oetzi», scoperta sui monti della Val Senales nel 1991, in rapporto con le antiche civiltà che vivevano nel territorio padano, in particolare nel veronese e nel bresciano. I reperti che sono stati sequestrati, tra l’altro, saranno, per il loro eccezionale valore, subito esposti nella grande mostra che si terrà a Venezia, a Ca’ Foscari, dal titolo «Veri, falsi e ritrovati», nella quale verranno presentati i principali reperti archeologici e artistici recuperati dal nucleo specializzato delle Fiamme gialle.
La Bassa avrà quindi parecchie vetrine dedicate in questa speciale mostra: basti dire che nell’ottobre 2007, a Veronella, era stato denunciato per analoghi reati un’altra persona che deteneva illegalmente qualcosa come 12 mila reperti. Una conferma della grande ricchezza archeologica del territorio veronese, in particolare lungo l’asta dell’Adige. Le indagini sui preziosissimi materiali preistorici sono coordinate dal pubblico ministero di Verona Francesco Rombaldoni.

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