Il museo narrante alla foce del Sele
Il museo narrante alla foce del Sele
di BIANCA FERRARA *
CORRIERE DEL MEZZOGIORNO, 18 GIUGNO 2009
Realtà virtuali I visitatori possono «partecipare» allo scavo e alle scoperte
Con i pollini sono stati ricostruiti gli antichi giardini
Inaugurato l’8 novembre del 2001, il Museo Narrante è stato il primo museo archeologico virtuale; racconta la storia del santuario di Hera, impiantato alla foce del Sele dai coloni greci che fondarono Poseidonia nel primi decenni del VI sec. a.C.
Una vecchia casa colonica dell’Ente Bonifica, la Masseria Procuriali, utilizzata già negli anni delle prime scoperte come deposito per i materiali dello scavo, è stata riadattata a sede museale. La struttura, del tutto innovativa, non offre un’esposizione di reperti ma, con emozionanti e coinvolgenti racconti, presenta la storia del santuario, della sua fondazione e della sua riscoperta. Entrando nel Museo si viene accolti dalle leggende sull’origine mitica del culto di Hera legate all’arrivo degli Argonauti guidati da Giasone, e dalla storia dei coloni greci che arrivano nella pianura pestana.
Filmati e pannelli illustrano la ricostruzione del giardino dedicato alla Dea, realizzata grazie alle recenti indagini sui pollini che hanno documentato un’area coltivata diversa da quella palustre e selvaggia, l’impianto di specie arboree, tra cui il mirto ed il melograno. Il racconto prosegue con le diverse fasi dalla scoperta alla ricerca e attraverso uno schermo posizionato sul pavimento, su cui è proiettata la ricostruzione delle fasi di scavo, il visitatore ha la netta percezione di partecipare allo scavo e seguirne tutte le sue fasi. Il culto alla divinità ed i doni votivi che le fedeli portavano al santuario sono disegnati ed illustrati attraverso maquettes e riproduzioni. Ma è nella vecchia stalla della masseria che viene proiettato il racconto più emozionante, quello del ritrovamento delle lastre scolpite che raccontano miti e leggende dei Greci che arrivano sulle sponde del fiume; sono immagini parlanti ed ogni lastra racconta l’impresa degli eroi troiani o di Eracle e trasmette un messaggio rivolto ai ricchi signori che abitano sulla sponda opposta del fiume, nell’area di Pontecagnano; i Greci si presentano illustrando, attraverso le immagini, i valori in cui credono e su cui si fonda la loro cultura. E la magia continua entrando nel grande silos, circondati da centinaia di riproduzioni di immagini della Dea e delle fedeli, semplici doni votivi portati al santuario, dove una voce ripete, in greco antico, le invocazioni che le fedeli rivolgevano alla divinità per ottenerne la benevolenza e la protezione; i segni di una discontinuità del culto, con la comparsa del Cristianesimo nella piana pestana e la ripresa iconografica della Hera del Sele nella Madonna del granato di Capaccio trovano illustrazioni e racconti nel secondo silos dove le litanie sono quelle moderne che le genti del Cilento hanno da sempre rivolto alla loro veneratissima Madonna.
Il Museo Narrante ha potuto usufruire, purtroppo solo per un anno, di un servizio di accoglienza, di editoria e di divulgazione finanziato dalla regione Campania che ha consentito di superare una serie di difficoltà logistiche, trovandosi del tutto decentrato dalla vivace corrente turistica che coinvolge Paestum. Sono state realizzate numerose iniziative finalizzate a richiamare l’attenzione dei media e del pubblico sull’importanza del sito archeologico e sul valore innovativo del Museo ma soprattutto finalizzate a far conoscere quest’altro piccolo gioiello recuperato al patrimonio della nostra Regione.
Sono state soprattutto le manifestazioni teatrali e quelle rivolte al pubblico giovanile delle scuole ad avere maggiore successo; in particolare quelle dedicate ad attività di laboratori sulle produzioni antiche: ceramiche, terracotta e affreschi. Il flusso dei visitatori è andato progressivamente aumentando e dai 200 iniziali mensili siamo ormai ad oltre tremila presenze; il dato fa ben sperare in una maggiore diffusione e divulgazione di questo affascinante ed un po’ nascosto Parco Archeologico del Sele.
* Assegnista di ricerca - Università Federico II di Napoli
di BIANCA FERRARA *
CORRIERE DEL MEZZOGIORNO, 18 GIUGNO 2009
Realtà virtuali I visitatori possono «partecipare» allo scavo e alle scoperte
Con i pollini sono stati ricostruiti gli antichi giardini
Inaugurato l’8 novembre del 2001, il Museo Narrante è stato il primo museo archeologico virtuale; racconta la storia del santuario di Hera, impiantato alla foce del Sele dai coloni greci che fondarono Poseidonia nel primi decenni del VI sec. a.C.
Una vecchia casa colonica dell’Ente Bonifica, la Masseria Procuriali, utilizzata già negli anni delle prime scoperte come deposito per i materiali dello scavo, è stata riadattata a sede museale. La struttura, del tutto innovativa, non offre un’esposizione di reperti ma, con emozionanti e coinvolgenti racconti, presenta la storia del santuario, della sua fondazione e della sua riscoperta. Entrando nel Museo si viene accolti dalle leggende sull’origine mitica del culto di Hera legate all’arrivo degli Argonauti guidati da Giasone, e dalla storia dei coloni greci che arrivano nella pianura pestana.
Filmati e pannelli illustrano la ricostruzione del giardino dedicato alla Dea, realizzata grazie alle recenti indagini sui pollini che hanno documentato un’area coltivata diversa da quella palustre e selvaggia, l’impianto di specie arboree, tra cui il mirto ed il melograno. Il racconto prosegue con le diverse fasi dalla scoperta alla ricerca e attraverso uno schermo posizionato sul pavimento, su cui è proiettata la ricostruzione delle fasi di scavo, il visitatore ha la netta percezione di partecipare allo scavo e seguirne tutte le sue fasi. Il culto alla divinità ed i doni votivi che le fedeli portavano al santuario sono disegnati ed illustrati attraverso maquettes e riproduzioni. Ma è nella vecchia stalla della masseria che viene proiettato il racconto più emozionante, quello del ritrovamento delle lastre scolpite che raccontano miti e leggende dei Greci che arrivano sulle sponde del fiume; sono immagini parlanti ed ogni lastra racconta l’impresa degli eroi troiani o di Eracle e trasmette un messaggio rivolto ai ricchi signori che abitano sulla sponda opposta del fiume, nell’area di Pontecagnano; i Greci si presentano illustrando, attraverso le immagini, i valori in cui credono e su cui si fonda la loro cultura. E la magia continua entrando nel grande silos, circondati da centinaia di riproduzioni di immagini della Dea e delle fedeli, semplici doni votivi portati al santuario, dove una voce ripete, in greco antico, le invocazioni che le fedeli rivolgevano alla divinità per ottenerne la benevolenza e la protezione; i segni di una discontinuità del culto, con la comparsa del Cristianesimo nella piana pestana e la ripresa iconografica della Hera del Sele nella Madonna del granato di Capaccio trovano illustrazioni e racconti nel secondo silos dove le litanie sono quelle moderne che le genti del Cilento hanno da sempre rivolto alla loro veneratissima Madonna.
Il Museo Narrante ha potuto usufruire, purtroppo solo per un anno, di un servizio di accoglienza, di editoria e di divulgazione finanziato dalla regione Campania che ha consentito di superare una serie di difficoltà logistiche, trovandosi del tutto decentrato dalla vivace corrente turistica che coinvolge Paestum. Sono state realizzate numerose iniziative finalizzate a richiamare l’attenzione dei media e del pubblico sull’importanza del sito archeologico e sul valore innovativo del Museo ma soprattutto finalizzate a far conoscere quest’altro piccolo gioiello recuperato al patrimonio della nostra Regione.
Sono state soprattutto le manifestazioni teatrali e quelle rivolte al pubblico giovanile delle scuole ad avere maggiore successo; in particolare quelle dedicate ad attività di laboratori sulle produzioni antiche: ceramiche, terracotta e affreschi. Il flusso dei visitatori è andato progressivamente aumentando e dai 200 iniziali mensili siamo ormai ad oltre tremila presenze; il dato fa ben sperare in una maggiore diffusione e divulgazione di questo affascinante ed un po’ nascosto Parco Archeologico del Sele.
* Assegnista di ricerca - Università Federico II di Napoli
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