Le scorribande marine degli Etruschi "Erano loro i pirati del Mediterraneo"
La Repubblica 13.6.09
Le scorribande marine degli Etruschi "Erano loro i pirati del Mediterraneo"
di Cinzia Dal Maso
Lo proverebbe una stele appena ritrovata nell´isola di Lemnos, scritta nella lingua degli antichi Tirreni È del VI secolo a.C. e raffigura un uomo che ringrazia la divinità, forse perché scampato alla tempesta
Furono grandi navigatori che raggiunsero le terre d´Oriente dove sorgeva Troia
Secondo l´Inno omerico a Dioniso rapirono la divinità ma furono tramutati in delfini
ROMA. Sono trascorsi 120 anni dalla prima, epocale scoperta. E ora finalmente Lemnos, isola greca a due passi dalla costa anatolica di Troia, ha restituito una seconda "iscrizione tirrenica". Una seconda stele in pietra del VI secolo a. C. che porta incisa una scritta in una lingua strettamente imparentata con l´etrusco, e definita da molti linguisti "etrusco arcaico". Una seconda prova dello stretto legame dell´isola con il popolo dei "Tirreni", cioè gli Etruschi.
I Greci li chiamavano così. "Barbari", a detta dello storico Tucidide che racconta come nell´isola si parlava solo la loro lingua, e si cominciò a parlare greco solo dopo la sua conquista nel 510 a. C. da parte dell´ateniese Milziade. "Pirati" secondo l´Inno omerico a Dioniso, che osarono persino rapire il dio illudendosi di venderlo come schiavo, ma vennero tramutati in delfini.
Forse erano proprio pirati i Tirreni di Lemnos, come ipotizza il linguista Carlo De Simone che ha studiato la nuova iscrizione e la presenterà lunedì all´Università La Sapienza di Roma assieme all´archeologa Aglaia Archontidou, che parlerà del luogo in cui la stele è stata trovata, e ad Emanuele Greco, direttore della Scuola archeologica italiana di Atene, che illustrerà gli scavi italiani nell´isola.
I pirati Etruschi erano così noti e temuti nel mondo antico da essere entrati persino nel mito. Ma due iscrizioni (e qualche altra parola scritta su cocci qua e là) sono un po´ poco per trarre conclusioni certe. «E prove archeologiche non ce ne sono - afferma Emanuele Greco - Solo queste scritte che dimostrano l´esistenza di contatti culturali, di scambi forse solo episodici. Per il resto, l´archeologia dimostra chiaramente che l´isola era strettamente legata alla vicina costa anatolica e a Troia, e importante crocevia di rotte marine».
Il mondo antico era molto più "globale" di quanto abitualmente immaginiamo. Gli antichi viaggiavano di continuo in tutte le direzioni. Perché dunque pensare solo a migrazioni e passaggi da est a ovest? Ex oriente lux, si dice. E la prima iscrizione tirrenica ha fornito per decenni la "prova del nove" della tanto decantata origine orientale degli Etruschi. La prova che lo storico Erodoto diceva il vero, quando narrava la migrazione verso l´Italia centrale dell´eroe anatolico Tirreno, che avrebbe dato il nome agli Etruschi.
Una migrazione avvenuta in un passato lontano e mitico, che però alcuni storici e linguisti (come il tedesco Helmut Rix) collocano in un momento non precisato del secondo millennio a. C.
«Ma la stele è un oggetto del VI secolo a. C. - rileva De Simone - quando gli Etruschi sono già da tempo ben presenti in terra italica. Poi, mancano completamente prove di una presenza etrusca a Lemnos nelle epoche precedenti, quando sarebbe dovuta avvenire l´ipotetica migrazione. E neppure l´Iliade menziona mai i Tirreni».
Per De Simone l´origine orientale degli Etruschi è pura invenzione. Meglio dipingerli come grandi navigatori che, in epoca storica ben nota, raggiunsero persino le lontane terre d´Oriente. Commercianti senza scrupoli. Pirati. La stele appena scoperta porta la dedica di un signore a una divinità a noi ignota. Il verbo usato per "dedicare" è "héloke", termine tipico della lingua tirrenica di Lemnos, chiamata "arcaica" perché si è conservata inalterata come capita spesso nelle aree periferiche.
La stele è stata trovata tra le mura del teatro ellenistico dell´antica città di Efestia, ma sappiamo che prima del teatro nello stesso luogo c´era un santuario. È molto pesante e difficilmente trasportabile, e dunque è sempre rimasta sul posto ed era probabilmente un ex voto donato al santuario. Magari di un pirata "tirreno" scampato per miracolo a una rovinosa tempesta.
Le scorribande marine degli Etruschi "Erano loro i pirati del Mediterraneo"
di Cinzia Dal Maso
Lo proverebbe una stele appena ritrovata nell´isola di Lemnos, scritta nella lingua degli antichi Tirreni È del VI secolo a.C. e raffigura un uomo che ringrazia la divinità, forse perché scampato alla tempesta
Furono grandi navigatori che raggiunsero le terre d´Oriente dove sorgeva Troia
Secondo l´Inno omerico a Dioniso rapirono la divinità ma furono tramutati in delfini
ROMA. Sono trascorsi 120 anni dalla prima, epocale scoperta. E ora finalmente Lemnos, isola greca a due passi dalla costa anatolica di Troia, ha restituito una seconda "iscrizione tirrenica". Una seconda stele in pietra del VI secolo a. C. che porta incisa una scritta in una lingua strettamente imparentata con l´etrusco, e definita da molti linguisti "etrusco arcaico". Una seconda prova dello stretto legame dell´isola con il popolo dei "Tirreni", cioè gli Etruschi.
I Greci li chiamavano così. "Barbari", a detta dello storico Tucidide che racconta come nell´isola si parlava solo la loro lingua, e si cominciò a parlare greco solo dopo la sua conquista nel 510 a. C. da parte dell´ateniese Milziade. "Pirati" secondo l´Inno omerico a Dioniso, che osarono persino rapire il dio illudendosi di venderlo come schiavo, ma vennero tramutati in delfini.
Forse erano proprio pirati i Tirreni di Lemnos, come ipotizza il linguista Carlo De Simone che ha studiato la nuova iscrizione e la presenterà lunedì all´Università La Sapienza di Roma assieme all´archeologa Aglaia Archontidou, che parlerà del luogo in cui la stele è stata trovata, e ad Emanuele Greco, direttore della Scuola archeologica italiana di Atene, che illustrerà gli scavi italiani nell´isola.
I pirati Etruschi erano così noti e temuti nel mondo antico da essere entrati persino nel mito. Ma due iscrizioni (e qualche altra parola scritta su cocci qua e là) sono un po´ poco per trarre conclusioni certe. «E prove archeologiche non ce ne sono - afferma Emanuele Greco - Solo queste scritte che dimostrano l´esistenza di contatti culturali, di scambi forse solo episodici. Per il resto, l´archeologia dimostra chiaramente che l´isola era strettamente legata alla vicina costa anatolica e a Troia, e importante crocevia di rotte marine».
Il mondo antico era molto più "globale" di quanto abitualmente immaginiamo. Gli antichi viaggiavano di continuo in tutte le direzioni. Perché dunque pensare solo a migrazioni e passaggi da est a ovest? Ex oriente lux, si dice. E la prima iscrizione tirrenica ha fornito per decenni la "prova del nove" della tanto decantata origine orientale degli Etruschi. La prova che lo storico Erodoto diceva il vero, quando narrava la migrazione verso l´Italia centrale dell´eroe anatolico Tirreno, che avrebbe dato il nome agli Etruschi.
Una migrazione avvenuta in un passato lontano e mitico, che però alcuni storici e linguisti (come il tedesco Helmut Rix) collocano in un momento non precisato del secondo millennio a. C.
«Ma la stele è un oggetto del VI secolo a. C. - rileva De Simone - quando gli Etruschi sono già da tempo ben presenti in terra italica. Poi, mancano completamente prove di una presenza etrusca a Lemnos nelle epoche precedenti, quando sarebbe dovuta avvenire l´ipotetica migrazione. E neppure l´Iliade menziona mai i Tirreni».
Per De Simone l´origine orientale degli Etruschi è pura invenzione. Meglio dipingerli come grandi navigatori che, in epoca storica ben nota, raggiunsero persino le lontane terre d´Oriente. Commercianti senza scrupoli. Pirati. La stele appena scoperta porta la dedica di un signore a una divinità a noi ignota. Il verbo usato per "dedicare" è "héloke", termine tipico della lingua tirrenica di Lemnos, chiamata "arcaica" perché si è conservata inalterata come capita spesso nelle aree periferiche.
La stele è stata trovata tra le mura del teatro ellenistico dell´antica città di Efestia, ma sappiamo che prima del teatro nello stesso luogo c´era un santuario. È molto pesante e difficilmente trasportabile, e dunque è sempre rimasta sul posto ed era probabilmente un ex voto donato al santuario. Magari di un pirata "tirreno" scampato per miracolo a una rovinosa tempesta.
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