Cento anni dal ritrovamento della Villa dei Misteri

Cento anni dal ritrovamento della Villa dei Misteri
SUSY MALAFRONTE
23/05/2009 IL MATTINO

Pompei. Sono trascorsi cento anni dal ritrovamento della domus più bella, suggestiva e interessante dell'area archeologica, la Villa dei Misteri. A scoprirla e a regalarla agli occhi del mondo fu il cavaliere Aurelio Item. L'evento è stato ricordato nel convegno, organizzato dalla città di Pompei in collaborazione con la soprintendenza archeologica di Napoli e Pompei, che si è tenuto nell'Auditorium degli Scavi. Nel corso della manifestazione «1909-2009 i cento anni della villa dei Misteri, Aurelio Item, le sue origini e la storia della scoperta», il nipote dello scopritore, Nico Item, ha presentato il libro nel quale racconta i segreti del suo illustre avo legati alla scoperta della «misteriosa» domus. «Il nipote di Aurelio Item, Nico - spiega il sindaco di Pompei Claudio D'Alessio - il cavalier Aurelio Item scopriva uno dei monumenti archeologici più belli e significativi dell'era romana. Suo nipote ha scritto un interessante libro di grande valore documentale e sociale che, abbracciando i cento anni dalla scoperta, delinea la storia di una famiglia che è anche la storia delle origini della nostra città di arte e cultura che mi onoro di rappresentare». La villa suburbana, prima signorile poi rustica dopo il terremoto del 62 dopo Cristo, risale al II secolo avanti Cristo fu ampliata e ristrutturata tra il 70 e il 60 avanti Cristo. Il cambiamento di uso dopo il terremoto del 62 d.C. Scoperta, appunto, nel 1909 e chiamata Villa Item, appunto dal nome dello scopritore, nel 1920, terminata l'interpretazione degli affreschi, fu chiamata Villa dei Misteri. Emerse da primi scavi parziali del 1902 all'estremo limite della via dei Sepolcri, al di fuori della zona sacra, cioè del centro, ove si trovano solo le divinità ufficialmente riconosciute da Roma. Sulla parete di una sala triclinare è raffigurato il più grandioso affresco dell'età classica che, secondo gli esperti, raffigura l'iniziazione dionisiaca di giovani spose. Probabilmente fu la stessa signora della villa, ministra del culto dionisiaco, ad aver ispirato la scena dipinta da un pittore campano del I secolo avanti Cristo. Una sequenza di scene, di un'unica azione, pone una stessa figura femminile come protagonista del viaggio nel mistero dionisiaco o orfico. Alla cerimonia assistono o partecipano figure divine. Gli atteggiamenti sacrali delle figure, tutte su uniforme fondo decorativo architettonico, rievocano la penombra segreta, il religioso silenzio dei riti dovuti a divinità misteriose. Nella sequenza degli affreschi si vede che la donna ammantata appare grave e composta nei primi momenti dell'azione sacra, poi atterrita e sconvolta, martoriata, infine festante nelle ultime fasi della liturgia.

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