Ostuni, scoperta una necropoli

Ostuni, scoperta una necropoli
Marcello Orlandini
Corriere del Mezzogiorno – Bari 9/5/2009

Individuate 18 tombe di bambini, 6 sepolture di adulti e mura perimetrali

Ostini. Molti ostunesi non lo sanno ancora ma il professore Donato Coppola, quando nel 1983 allegò ad un suo studio un grafico in cui tracciava lo sviluppo dell'antica cinta muraria messapica della città, aveva colto nel segno. Ed ha avuto ragione, lo stesso direttore del Museo delle Civiltà predassiche, a chiedere la precedenza assoluta per le ragioni della tutela del patrimonio storico di fronte a quelle dell'urgenza di completare un'opera pubblica. E' un vecchio problema per il nostro Paese, lo è anche per Ostuni. E lì, in contrada Spirito Santo, nella parte nord della fascia degli antichi orti terrazzati che cingeva e cinge la Città Bianca da secoli, a poche decine di metri dal punto in cui le ruspe sono state fermate dalla Soprintendenza di Taranto, sta affiorando una necropoli a ridosso di opere monumentali e ad un perimetro difensivo di quattro metri di spessore. E' una notizia medita, i saggi sono iniziati da poco. Le sepolture, numerose, risalgono probabilmente ad un periodo compreso tra il IV ed il III secolo avanti Cristo. Prima che i Romani conquistassero Brindisi (272 a.C.).
Le ruspe e la storia
Le ruspe anche questa volta erano entrate in azione senza un preventivo parere della Soprintendenza archeologica, misura d'obbligo anche quando non si è in presenza di vincoli ma ci si muove in un territorio abitato sin dal Paleolitico. Era urgente realizzare un collettore di drenaggio delle acque pluviali, e le ruspe sono entrate, scavando una ferita profonda 4 metri, tra le terrazze realizzate e curate sin dall'epoca romana per scopi agricoli. «Un monumento al lavoro umano», le definisce Coppola. Il primo stop è arrivato la scorsa estate quando sono arrivati i carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio artistico e la Soprintendenza, avvertiti da una segnalazione fatta da alcuni cittadini, tra i quali il giovane segretario del Prc, Giancarlo Scalone. Che dal suo appartamento nelle vecchie case popolari che dominano la contrada aveva visto una benna sfondare un manufatto medievale e un antico acquaio. La Soprintendenza chiese al Comune di frenare le ruspe, e si giunse ad una soluzione: l'amministrazione civica avrebbe pagato le spese delle indagini archeologiche preventive, affidate ad una ditta specializzata sotto il controllo della stessa Soprintendenza. Meglio tardi che mai. Così sono affiorati i primi tratti di mura messapiche. Ma le ruspe erano solo in stand-by: a gennaio si sono rimesse in moto, quasi incalzando l'equipe al lavoro. Sino a quando non sono venute alla luce le prime sepolture. Tombe di bambini Le deposizioni più numerose già scavate nel corso dei saggi sono quelle di bambini in tenerissima età, almeno 18 piccole tombe. Ma ci sono già anche 5-6 sepolture di adulti. Sembra che non siano stati trovati corredi funerari. Troppo presto per dire perché: gli archeologi hanno bisogno di tempo per capire se la necropoli sia sta in parte saccheggiata, o trovare altre spiegazioni all'assenza di terrecotte e oggetti che in vita appartenevano ai defunti. C'è anche una sepoltura con i resti di due corpi affiancati. C'è una tomba più ricca, realizzata con blocchi squadrati e un lastrone di copertura. La necropoli è dominata dai resti di una possente costruzione. Sono le prime, frammentarie notizie che girano attorno al cantiere, impenetrabile per gli estranei, dove lavorano i dipendenti della D'Auria coordinati dall'archeologa Giuseppina Caliandro. La direzione degli scavi è della dottoressa Assunta Cocchiaro. Ecco un'altra parte dell'antica Stu che esce dall'oblio. Una città che nel suo libro «I leoni di Messapia», Ferdinando Sammarco non aveva inserito nella potente Dodecapoli, la lega composta secondo alcuni da dodici polis messapiche, secondo altri da tredici, ma di cui certamente facevano parte Kaìlia (Ceglie Messapica), Manduria, Mesania (Mesagne), Neriton (Nard ), Orra (Oria), Hodrum/Idruntum (Otranto), Sybar (Cavallino), Thuria Sallentina (RoCa), Alytia (Alezio), Aoxentum (Ugento), Brention/Brentesion (Brindisi), Hyretum/Veretum (Vereto). I giardini pensili In età tardo-romana, e soprattutto nei secoli seguenti sui resti delle costruzioni messapiche comprese tra cinta muraria esterna e l'acropoli, generazioni di coltivatori hanno realizzato i terrazzamenti che Coppola chiama «giardini pensili». Sul recupero di questo ambiente di grande pregio ed importanza -basti pensare al filtraggio naturale dell'acqua assicurato alle coltivazioni dalle rovine sottostanti, esempio di sapienza contadina- le polemiche politiche si incrociano da anni. Di fatto, non è stato raggiunto l'equilibrio ottimale tra opere da realizzare nell'interesse della «città moderna» e tutela piena del patrimonio. Lo scorso anno, sempre ad agosto, per realizzare alcuni parcheggi, è stato sbancato il sito di un luogo di culto antichissimo e sono state sventrate alcune tombe. Anche in questo caso è arrivata la Soprintendenza, e i carabinieri hanno sequestrato l'area. Ora i sigilli sono spariti.

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