Dal Guercino ad Artemisia Gentileschi, la risposta dell’arte alla rivoluzione galileiana

l’Unità Firenze 10.1.09
La mostra A Pisa la raffigurazione del cannocchiale dello scienziato datata già 1614
Dal Guercino ad Artemisia Gentileschi, la risposta dell’arte alla rivoluzione galileiana
La prima volta di Galileo Galilei
di Gianni Caverni

Il primo dipinto, dello Spagnoletto, che già nel 1614 raffigura il cannocchiale di Galileo, quadri e strumenti: l’unione tra arte e scienza all’ombra dello scienziato in una poderosa mostra allestita a Pisa.

Si chiama «La vista» e pare proprio si tratti della prima rappresentazione del cannocchiale di Galileo: la tela si deve a Jusepe De Ribera detto Lo Spagnoletto che la dipinse nel 1614 all’indomani della pubblicazione a Roma dell’Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari (1613). Proveniente dal Museo Franz Mayer di Città del Messico è forse il pezzo più curioso fra i molti capolavori esposti in «Il Cannocchiale e il pennello. Nuova scienza e nuova arte nell’età di Galileo», la mostra, curata da Lucia Tomasi Tongiorgi e Alessandro Tosi, che da ieri al 19 luglio è al Palazzo Blu, in Lungarno Gambacorti 9, a Pisa.
Il pittore spagnolo anticipa i dipinti di Jan Bruegel o le invenzioni di Jacques Callot. Centocinquanta opere, fra quadri, libri, sculture e oggetti, raccontano il percorso umano e intellettuale dello scienziato, evidenziando la fitta trama di relazioni con cui le scienze e le arti si trovarono a rispondere alla «rivoluzione» galileiana: da Caravaggio a Ribera, da Artemisia e Orazio Gentileschi, a Francesco Furini, Filippo Napoletano, Jacopo da Empoli al Guercino, da Arcimboldo al Passignano, e poi strumenti, libri, manoscritti e inediti autografi.
La mostra, promossa dal Comitato nazionale per le celebrazioni galileiane e altri enti, si conclude con il ritratto eseguito da Justus Suttermans.

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