Sull’acqua sacra del Vallo di Diano

Sull’acqua sacra del Vallo di Diano
FRANCESCA GARGIULO
Corriere del Mezzogiorno 29/04/2009

Un prezioso e raris­simo, quasi unico gioiello dell’arte tardoantica cam­pana sarà oggi re­stituito alla fruizione dei visita­tori. È il battistero paleocristia­no di San Giovanni in Fonte, a Sala Consilina, in provincia di Salerno. L’antica struttura è sta­ta sottoposta a una lunga serie di restauri (costo complessivo: un milione e 200 mila euro), nel­l’ambito di un progetto di riqua­lificazione dell’intera area ar­cheologica di San Giovanni in Fonte, nella quale è stato realiz­zato tra l’altro un percorso in trekking adatto anche ai disabi­li. Stamane alle 10 la cerimonia di riapertura, presenti il vesco­vo della diocesi di Teggiano-Po­licastro monsignor Angelo Spi­nillo, il presidente della Provin­cia di Salerno Angelo Villani, il soprintendente ai Beni architet­tonici e paesaggistici Giuseppe Zampino e la soprintendente ai Beni archeologici di Salerno e Avellino Maria Luisa Nava.

Costruito nel 308 dopo Cri­sto, dunque all’epoca dell’impe­ratore Costantino, il Battistero si caratterizza per essere l’unico al mondo che catturi l’acqua bat­tesimale direttamente dalla sor­gente. Esso si trova sul sito nel quale sorgeva Marcellanium, su­burbio dell’antica Cosilinum, città della Lucania romana. Al­l’epoca della costruzione del monumento, a Marcellanium si teneva, nel giorno dedicato a San Cipriano (il 16 settembre), una importante fiera annuale, frequentata da mercanti prove­nienti dal Bruzio (l’odierna Cala­bria), dall’Apulia e dalla Luca­nia.

Sopra una sorgente perenne considerata sacra fu dunque rea­lizzato il Battistero, in cui il bat­tesimo veniva amministrato per immersione. Del Battistero fa menzione Cassiodoro in una let­tera ( Var. VIII, 33) del 527 dopo Cristo, ricordando come Marcel­lanium prendesse nome pro­prio dal fondatore del Battiste­ro («a conditore sanctorum fon­tium nomen accepit»), cioè Pa­pa Marcello I (308-309). Nello stesso documento si parla del­l’aumento miracoloso del volu­me delle acque che si verificava sul sito durante la cerimonia del Sabato Santo.

La nobile storia di questo luo­go avrebbe poi conosciuto un momento di drammatica frattu­ra intorno al IX secolo, in conse­guenza degli attacchi saraceni. Nel XII secolo, sulle macerie del Battistero fu costruita una chie­sa dedicata a San Giovanni Batti­sta, divenuta poi una commen­da dell’Ordine dei Templari, cui rimase fino all’abolizione del­l’Ordine stesso nel 1312, per poi passare all’Ordine Gerosolimita­no, quindi al demanio.

Con difficoltà, oggi, si legge il corpo centrale dell’opera, una quadruplice arcata su cui era im­postata un’ampia cupola a tutto sesto, raccordata al quadrato di base tramite trombe angolari. Qui avveniva l’iniziazione cri­stiana dei fedeli, che accedeva­no per sette simbolici scalini, come ricorda Cassiodoro. Gli ambulacri perimetrali e l’abside mostrano una fisionomia archi­tettonica che trova riscontro ne­gli edifici mediorientali del VI secolo, e che fa supporre un rifa­cimento del manufatto in epo­ca giustinianea, dopo la conclu­sione della lunga e sanguinosis­sima guerra gotica. Alla stessa epoca sarebbero da ascrivere i volti che dai pennacchi assiste­vano al rito battesimale: sono quelli dei quattro Evangelisti.

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