Tesori (e segreti) funerari dei Sanniti

Tesori (e segreti) funerari dei Sanniti
Giancarlo Izzo
CORRIERE DEL MEZZOGIORNO, 01 MAGGIO 2009

La scoperta

Dagli scavi di Trebula, nell’alto Casertano, un ricco corredo di vasi. Con residui di essenze profumate

Dopo duemilacinquecento anni ritornano alla luce testimonianze dell’opulenza e dello splendore dell’antica Trebula. I lavori di scavo nel perimetro dell’antica città, roccaforte sannita sulle colline del Montemaggiore, in provincia di Caserta, restituiscono alcuni eccezionali reperti. In una sepoltura — datata fra il V e il IV secolo avanti Cristo — gli archeologi hanno infatti rinvenuto diversi crateri in bronzo e due grandi vasi in terracotta rossa, finemente decorati.

Ma una ulteriore sorpresa è rappresentata dal contenuto rinvenuto in uno dei crateri di bronzo, all’interno del quale è stata accertata, ancora ben conservata, la presenza di una sostanza che gli esperti ipotizzano essere il residuo di essenze usate per accompagnare i defunti nel viaggio verso l’aldilà. La sostanza sarà sottoposta ad analisi di laboratorio che dovranno indicarne la precisa composizione. Tuttavia appare già straordinaria la conservazione del preparato dopo tanti secoli.

Secondo il sovrintendente Mario Pagano, la sepoltura apparterrebbe ad un uomo di rango, certamente ricco e potente; contestualmente, il corredo funerario testimonierebbe che Trebula intratteneva ottimi rapporti commerciali con le città della pianura, fino al mare. L’attività di scavo — finanziata con un milione di euro attraverso il progetto del Pit Monti Trebulani e del Matese— si pone l’obiettivo di riportare alla luce l’antica città e di rendere fruibili i resti di Trebula, oggi Treglia, piccola frazione di Pontelatone. I lavori di scavo, avviati da circa un anno, hanno già restituito una nuova porzione delle terme, diverse sepolture e ulteriori tratti di imponenti mura megalitiche. In particolar modo, è in fase di scavo un grande bastione, lungo oltre quindici metri e largo cinque, con una altezza superiore ai quattro metri. Nel centro del bastione, c’è una imponente porta megalitica, ancora intatta. L’ispettore onorario della soprintendenza, Domenico Caiazza, evidenzia come quella porta sia unica nel panorama della quattrocento cinte murarie sannitiche conosciute finora. L’unicità della porta — conclude Caiazza — è data sia dall’impianto della struttura, sia dal suo grado di conservazione: assolutamente perfetto, nonostante due millenni e mezzo di storia.

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