PRATO - Una città sepolta e pezzi di grande valore
PRATO - Una città sepolta e pezzi di grande valore
Il Tirreno 31/08/2008
PRATO. Il bollino dei “quattro sassi” durò poco. Serviva, più che altro, a giustificare l’avanzamento dei lavori di un interporto per il quale, a dirla tutta, ancora non si intravedono ruolo e collocazione precisi. I ritrovamenti comprendono una kylix d’inestimabile valore, attribuita a Douris; una domus di dimensioni eccezionali; strade e mura. Con tutto un ventaglio di gioielli, sculture, vasi, ornamenti di raro pregio e addirittura rarissimi per l’epoca. Se il cartello degli ultimi lavori porta la data del 2007, la cronistoria è presto ricostruita. Nell’inverno 1997, i lavori di sbancamento per la realizzazione dell’interporto fecero emergere le prime testimonianze archeologiche. Due anni dopo, estate 1999, vennero effettuate le prime indagini archeologiche.
Nella nota inviata dalla Soprintendenza al Comune si legge che a seguito di alcuni scavi e di una indagine archeologica vera e propria, finanziata dalla Società Interporto, «nell’area del bacino di compenso di Gonfienti stanno tornando alla luce complessi strutturali di dimensioni notevoli, d’età ellenistica». In autunno, si decide di effettuare sondaggi in località Gonfienti e nel 2000 si ritiene che l’abitato sia di oltre 2 ettari mezzo. In realtà, nel 2003 i soci di Interporto ritengono «inopportuna» l’ubicazione della città etrusca che intanto è riconosciuta essere almeno dodici ettari. Nel 2004, si riconosce la straordinaria importanza della scoperta e due anni dopo si ribadisce come la città etrusca sia uno degli insediamenti più importanti del centro-nord dell’Italia e contemporanemente si autorizza a costruire su parte dei reperti ritrovati.
Il Tirreno 31/08/2008
PRATO. Il bollino dei “quattro sassi” durò poco. Serviva, più che altro, a giustificare l’avanzamento dei lavori di un interporto per il quale, a dirla tutta, ancora non si intravedono ruolo e collocazione precisi. I ritrovamenti comprendono una kylix d’inestimabile valore, attribuita a Douris; una domus di dimensioni eccezionali; strade e mura. Con tutto un ventaglio di gioielli, sculture, vasi, ornamenti di raro pregio e addirittura rarissimi per l’epoca. Se il cartello degli ultimi lavori porta la data del 2007, la cronistoria è presto ricostruita. Nell’inverno 1997, i lavori di sbancamento per la realizzazione dell’interporto fecero emergere le prime testimonianze archeologiche. Due anni dopo, estate 1999, vennero effettuate le prime indagini archeologiche.
Nella nota inviata dalla Soprintendenza al Comune si legge che a seguito di alcuni scavi e di una indagine archeologica vera e propria, finanziata dalla Società Interporto, «nell’area del bacino di compenso di Gonfienti stanno tornando alla luce complessi strutturali di dimensioni notevoli, d’età ellenistica». In autunno, si decide di effettuare sondaggi in località Gonfienti e nel 2000 si ritiene che l’abitato sia di oltre 2 ettari mezzo. In realtà, nel 2003 i soci di Interporto ritengono «inopportuna» l’ubicazione della città etrusca che intanto è riconosciuta essere almeno dodici ettari. Nel 2004, si riconosce la straordinaria importanza della scoperta e due anni dopo si ribadisce come la città etrusca sia uno degli insediamenti più importanti del centro-nord dell’Italia e contemporanemente si autorizza a costruire su parte dei reperti ritrovati.
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