Pompei. Molte dimore non sono neanche segnate nella piantina degli Scavi.

CAMPANIA - Pompei. Molte dimore non sono neanche segnate nella piantina degli Scavi.
SUSY MALAFRONTE
24/08/2008 il Mattino

Eppure ci sono. Rappresentano le più belle e incantevoli dimore dei pompeiani di duemila anni fa. Da decenni inviolabili dagli sguardi dei turisti, dal primo settembre ritorneranno a incantare il mondo con i meravigliosi e suggestivi affreschi e mosaici. Sette giorni di attesa a partire da oggi, dunque: 11 subito aperte, altre otto completamente visitabili da novembre. Poi, c’è da credere che ci sarà una folla di appassionati che tornerà a vedere le case rimaste per anni solo nella memoria, oppure mai viste prima. Come la dimora di Ifigenia, riportata alla luce tra il 1824 e il 1825, una tipica domus pompeiana dove nel peristilio fu rinvenuto il famoso sacrificio di Ifigenia. Quella del principe di Napoli, dei gladiatori, di Trebio Valente, dei quadretti teatrali, di Marco Lucrezio Frontone e di Obellio Firmo, casa disabitata quando la furia del Vesuvio si abbatté sulla Pompei romana del 79 dopo Cristo. «Allontana dalla donna altrui gli sguardi lascivi e le occhiate languide, e non dir parolacce», questo suggerimento, inciso su una delle pareti del triclinio della casa del Moralista e da anni vietato al pubblico, ritornerà a esortare quanti lo leggeranno, ad assumere comportamenti sobri. Tra le più belle dimore che saranno incluse nel nuovo itinerario dell’area archeologica ci sono la Villa di Diomede (dove durante i lavori di scavo tra il 1771 e il 1774 furono rinvenuti due corpi aggrovigliati, uno dei quali aveva un anello d’oro al dito, una chiave d’argento e 1356 sesterzi aggrovigliati in mano). Ecco la casa del Chirurgo, (strumenti chirurgici, in ferro e in bronzo, sonde, forcipi, cateteri e bisturi). Ancora la domus di Apollo e poi quella del Meleagro. Ci sono poi le case numerate con il 2 e il 16 della zona ottava, le case del giardino di Ercole, del Larario di Achille e del Menandro. Si passa subito dopo alle Terme suburbane, (regno dell’eros per i pompeiani) e l’Ara Massima. Nell’attesa dell’evento della riapertura continuano le polemiche a distanza tra i sindacati e il commissario Renato Profili. Lo scontro è sul reclutamento di vigilantes privati a guardia dei tre ingressi del sito archeologico. Cgil, Uil, Flp, Unsa e Rdb hanno sottoscritto un accordo con il soprintendente Pietro Giovanni Guzzo per l’impiego di trenta unità della soprintendenza per la sorveglianza delle nuove domus. La Cisl, invece, continua a «non riconoscere nel professore Guzzo il giusto interlocutore per le trattative e invoca un tavolo di confronto con il prefetto Profili». Le agenzie di vigilanza privata dell’hinterland partenopea, intanto, continuano a presentare le offerte al commissariato dell’area archeologica. Il termine ultimo per la presentazione è a mezzogiorno del 5 settembre. Sull’argomento torna a prendere posizione il segretario generale della Cgil beni culturali, Antonio Santomassimo, che sottolinea il pericolo di «infiltrazioni di camorra attraverso le agenzie di vigilanza privata». «L’intenzione di privatizzare la vigilanza del sito non solo produce ulteriori e inutili costi alle casse pubbliche - dice Santomassimo - ma rischia di esporre la pubblica amministrazione alla mercé di questa o quella società privata, spesso non in regola con le normative antimafia, proprio in un settore delicato come quello del controllo e della vigilanza».

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