Graffiti, tesori in quota
BresciaOggi, Martedì 15 Luglio 2008
ALTA VALLE. L’archeologo Priuli e i suoi collaboratori hanno indagato una vasta area tra i 1.800 e i 3.000 metri
Graffiti, tesori in quota
Coppelle e massi incisi sono sparsi tra il Montozzo e i laghi del passo del Gavia sul «Sentiero dei cacciatori»
Vania Zampatti
Che le incisioni rupestri e le tracce della presenza umana in Valcamonica riconducibili all’epoca preistorica non fossero limitate all’area di Capodiponte era cosa nota già da tempo; ma le recenti ricerche condotte dall’archeologo camuno Ausilio Priuli in diverse aree dell’alta valle hanno dato una serie di importanti conferme a questa certezza, dimostrando una intensa frequentazione, anche a sfondo «sacro» di territori che probabilmente non sono mai stati troppo ospitali.
In sintesi, l’inventore dell’«Archeopark» di Darfo Boario e i suoi collaboratori hanno rinvenuto una serie di «coppelle» e di massi incisi in un vasto areale che si colloca tra il Montozzo e il passo Gavia; una ricca serie di reperti sparsi a una quota variabile tra i 1.800 e i tremila metri, in un territorio in cui già più di 8.000 anni fa si muovevano cacciatori mesolitici e pastori preistorici animati da una profonda religiosità, e dalla necessità di comunicare con gli spiriti della montagna.
«Le ricerche hanno preso il via nel giugno del 2006 su una mia intuizione alla quale l’Unione dei comuni dell’alta Valcamonica ha subito creduto, e che ha dato buoni frutti - commenta l’archeologo -. Io e i miei collaboratori abbiamo percorso tutti i possibili passaggi dei cacciatori mesolitici dal Trentino alla Valcamonica alla Valtellina, e i risultati sono strabilianti».
Qualche esempio? Nella conca del Montozzo è stato trovato un masso-altare con iscrizioni pro latine, probabilmente in caratteri etruschi e con adattamenti alfabetici locali: trovandosi a quota 2.700 metri è probabilmente il più alto d’Europa. Più a valle, all’altezza del bellissimo laghetto di Viso, sono invece state scoperte tracce di un possibile accampamento mesolitico e i resti di una struttura molto antica, forse un casolare.
Massi incisi con coppelle sono stati trovati anche nelle vicinanze del rifugio Bozzi, mentre sull’altopiano di Ercavallo sono presenti otto massi incisi, uno dei quali riporta persino una mappa preistorica dei laghetti circostanti. Non è finita: una decina di rocce incise sono state scoperte nei dintorni del lago Nero del Gavia, che con la conca del Linge e la Valle delle Messi sarà presto al centro di ulteriori ricerche.
Ora l’Unione dei comuni dell’alta Valcamonica vuole valorizzare queste scoperte anche in chiave turistica, creando itinerari tematici. Intanto, mercoledì 23 luglio e mercoledì 13 agosto, Priuli condurrà, nell’ambito delle attività di «Adamello card», due escursioni sul «Sentiero dei cacciatori mesolitici», ovvero al rifugio Bozzi e al Montozzo, per presentare le scoperte; che saranno anche il tema di una conferenza lunedì 18 agosto alle 21 a Pontedilegno
ALTA VALLE. L’archeologo Priuli e i suoi collaboratori hanno indagato una vasta area tra i 1.800 e i 3.000 metri
Graffiti, tesori in quota
Coppelle e massi incisi sono sparsi tra il Montozzo e i laghi del passo del Gavia sul «Sentiero dei cacciatori»
Vania Zampatti
Che le incisioni rupestri e le tracce della presenza umana in Valcamonica riconducibili all’epoca preistorica non fossero limitate all’area di Capodiponte era cosa nota già da tempo; ma le recenti ricerche condotte dall’archeologo camuno Ausilio Priuli in diverse aree dell’alta valle hanno dato una serie di importanti conferme a questa certezza, dimostrando una intensa frequentazione, anche a sfondo «sacro» di territori che probabilmente non sono mai stati troppo ospitali.
In sintesi, l’inventore dell’«Archeopark» di Darfo Boario e i suoi collaboratori hanno rinvenuto una serie di «coppelle» e di massi incisi in un vasto areale che si colloca tra il Montozzo e il passo Gavia; una ricca serie di reperti sparsi a una quota variabile tra i 1.800 e i tremila metri, in un territorio in cui già più di 8.000 anni fa si muovevano cacciatori mesolitici e pastori preistorici animati da una profonda religiosità, e dalla necessità di comunicare con gli spiriti della montagna.
«Le ricerche hanno preso il via nel giugno del 2006 su una mia intuizione alla quale l’Unione dei comuni dell’alta Valcamonica ha subito creduto, e che ha dato buoni frutti - commenta l’archeologo -. Io e i miei collaboratori abbiamo percorso tutti i possibili passaggi dei cacciatori mesolitici dal Trentino alla Valcamonica alla Valtellina, e i risultati sono strabilianti».
Qualche esempio? Nella conca del Montozzo è stato trovato un masso-altare con iscrizioni pro latine, probabilmente in caratteri etruschi e con adattamenti alfabetici locali: trovandosi a quota 2.700 metri è probabilmente il più alto d’Europa. Più a valle, all’altezza del bellissimo laghetto di Viso, sono invece state scoperte tracce di un possibile accampamento mesolitico e i resti di una struttura molto antica, forse un casolare.
Massi incisi con coppelle sono stati trovati anche nelle vicinanze del rifugio Bozzi, mentre sull’altopiano di Ercavallo sono presenti otto massi incisi, uno dei quali riporta persino una mappa preistorica dei laghetti circostanti. Non è finita: una decina di rocce incise sono state scoperte nei dintorni del lago Nero del Gavia, che con la conca del Linge e la Valle delle Messi sarà presto al centro di ulteriori ricerche.
Ora l’Unione dei comuni dell’alta Valcamonica vuole valorizzare queste scoperte anche in chiave turistica, creando itinerari tematici. Intanto, mercoledì 23 luglio e mercoledì 13 agosto, Priuli condurrà, nell’ambito delle attività di «Adamello card», due escursioni sul «Sentiero dei cacciatori mesolitici», ovvero al rifugio Bozzi e al Montozzo, per presentare le scoperte; che saranno anche il tema di una conferenza lunedì 18 agosto alle 21 a Pontedilegno
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