PUGLIA - Capanne preistoriche a Torre Guaceto Scoperto un villaggio dell´età del Bronzo poi distrutto da un incendio

PUGLIA - Capanne preistoriche a Torre Guaceto Scoperto un villaggio dell´età del Bronzo poi distrutto da un incendio
TITTI TUMMINO
SABATO, 19 LUGLIO 2008 LA REPUBBLICA Pagina XV - Bari

Trovati reperti con percorsi e resti di un muro. "Era un insediamento organizzato"

Scavi archeologici sugli Scogli di Apani: "Prima facevano parte di un promontorio"

Abitavano sull´estremità del promontorio di Torre Guaceto, prima che il lembo di terra si staccasse dalla costa per diventare gli odierni Scogli di Apani; vivevano in un villaggio organizzato, costituito da capanne, protetto da una struttura muraria e dotato di una rudimentale viabilità; si dedicavano alla caccia e alla pesca, ma realizzavano anche manufatti in argilla, osso, selce e pietra. Una realtà risalente a due millenni prima di Cristo che oggi sta clamorosamente venendo alla luce, grazie alla campagna di scavi avviata dall´Università del Salento.
Torre Guaceto non finisce di sorprendere. Non solo oasi fra terra e mare, paradiso e rifugio sicuro per tartarughe caretta caretta, folaghe, germani reali e aironi, che dal mare blu-turchese scivola oltre le dune, attraverso la macchia mediterranea e le paludi, fino ad un uliveto secolare. La riserva naturale statale nel territorio di Carovigno è anche uno scrigno di tesori che racconta le dinamiche di popolamento lungo la fascia costiera adriatica della Puglia centro-meridionale già nella Preistoria.
È partita il 30 giugno la prima campagna di indagini archeologiche agli Scogli di Apani nel territorio dell´oasi, affidata al Dipartimento di beni culturali dell´ateneo salentino in collaborazione con il Consorzio di gestione della riserva, naturalmente con il via libera del ministero per i Beni culturali e della Soprintendenza archeologica della Puglia. Le ricerche, che si concluderanno il 2 agosto, sono dirette da Riccardo Guglielmino, docente di Archeologia e antichità egee, e coordinate da Teodoro Scarano della Scuola superiore Isufi. A metà dell´indagine, gli Scogli di Apani, estesi per complessivi due ettari e posti a 400 metri dalla costa della riserva, stanno svelando segreti custoditi sin dalla notte dei tempi.
«Le prospezioni condotte sugli isolotti - spiega il professor Guglielmino - hanno confermato le segnalazioni relative alla presenza di depositi antropici di epoca protostorica e quindi suggerito la necessità di avviare indagini archeologiche, utili alla valutazione della consistenza e della qualità degli stessi depositi, specie nelle aree sottoposte all´azione erosiva degli agenti meteo-marini». Gli studi di carattere paleoambientale appena intrapresi indicano un livello del mare 3-4 metri inferiore rispetto a quello attuale, una particolarità che porta gli studiosi a ritenere che gli Scogli di Apani siano stati nel lontano passato l´estremità di un promontorio. «Lo scavo in corso sul maggiore degli Scogli - racconta l´archeologo - riguarda due differenti aree per un´estensione complessiva di circa 60 metri quadri. Finora abbiamo potuto accertare, al di sotto di esigui livelli di frequentazione tardo-imperiale romana, la presenza di strutture e materiali riferibili ad un villaggio databile ad una fase avanzata del Bronzo Medio, in pratica intorno alla metà del II millennio a.C.».
Le tracce del villaggio di capanne sono evidenziate dal ritrovamento di abbondanti resti di intonaco delle pareti e da numerosi contenitori ceramici a impasto frammentati sui piani pavimentali. Intorno al villaggio, gli indizi di un´organizzazione complessa, con percorsi ad acciottolato ancora da indagare e i resti di una struttura muraria in pietrame a secco, costruita dal lato terra, presumibilmente a difesa dell´abitato. Un insediamento abitativo organizzato e attrezzato, che un furioso incendio cancellò dal giorno alla notte. «Le capanne - spiega ancora il professor Gugliemino - al cui interno abbiamo rinvenuto manufatti in argilla, osso, selce e pietre dure, locali e non, sono state distrutte dalle fiamme. Gli effetti del rogo sono evidenti: la cottura dell´intonaco delle pareti, all´origine di argilla cruda, la presenza di elementi vegetali carbonizzati e la ricottura e deformazione di alcuni contenitori ceramici».
La campagna di scavi in corso, supportata dall´assessorato comunale alla Cultura di Carovigno, rientra nel programma di ricerche archeologiche terrestri e subacquee che il Dipartimento di beni culturali dell´Università del Salento ha avviato da due anni nella riserva di Torre Guaceto, nell´ambito di un più ampio progetto di archeologia del paesaggio costiero diretto da Cosimo Pagliara, docente di Antichità greche: quali altri misteri svelerà la riserva?

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