Al via i corsi per strappare all'oblio 30 mila manoscritti della Mauritania

Corriere della Sera 9.7.08
La missione Antichi testi arabi minacciati da sabbia e sole. Per non perderli gli esperti sfidano Al Qaeda
Operazione biblioteche nel deserto Libri in salvo dal Sahara a Udine
Al via i corsi per strappare all'oblio 30 mila manoscritti della Mauritania
di Michele Farina

PASSARIANO (Udine) — Vedendo questi ragazzi chini sui manoscritti, nella cornice meravigliosa di Villa Manin a Passariano, Lalla sarebbe orgogliosa. Lalla Feliciangeli, l'italiana più amata del Sahara occidentale, è morta a gennaio. L'idea di salvare le biblioteche del deserto in uno dei Paesi più sperduti del mondo è venuta a lei, anima della nostra Croce Rossa in Mauritania. La sua prima cura era per i bambini e le donne. Cibo e microcredito. Su sua indicazione un anno fa il Corriere
visitò un villaggio dell'Adrar che la sabbia si sta mangiando. La gente sposta le case più in là, il deserto le insegue. Impressionante. «Allora dovresti vedere Tichitt», disse Lalla. Rideva. «Pensa che voglio mandarci i patologi del libro». Chi? «Quelli della Scuola di Restauro in Friuli». A fare cosa? «A salvare le biblioteche. Stanno andando tutte in malora. Non solo a Tichitt. E' il patrimonio di questa gente. E un po' anche nostro. Manoscritti passati di padre in figlio per secoli, volumi che i pellegrini portavano a casa di ritorno dalla Mecca. Ricchezze di famiglia in mezzo al niente. A Tichitt c'era un vecchio bibliotecario cieco. Non ricordo il nome. Custodiva religiosamente dentro valigie polverose i libri che intanto gli insetti e l'umidità distruggevano. Dobbiamo aiutarlo, mi son detta. È importante quasi come dare cibo ai bambini dell'Adrar».
Lalla sarebbe orgogliosa: domani il progetto salva-biblioteche sarà presentato ufficialmente a Villa Manin. In realtà è già operativo. Il Corriere lo segue da un anno. Bilancio: 900 mila euro. Fondi del ministero degli Esteri (Cooperazione e sviluppo, 600 mila euro), realizzazione a carico della Regione Friuli in collaborazione con due istituti di ricerca mauritani (300 mila euro). Come si salvano 30 mila manoscritti che marciscono in case private di villaggi a centinaia di chilometri l'uno dall'altro, spesso raggiungibili soltanto con i fuoristrada? Ci hanno provato in tanti: americani, francesi, tedeschi. La ricetta friulana: terapia d'urto e piano di cure a lunga scadenza. «Apriremo laboratori in ognuna delle quattro località interessate», dice Alessandro Giacomello, direttore della Scuola Regionale di Restauro e responsabile del progetto Mauritania. Primo obiettivo: passare i manoscritti all'interno di «macchine» speciali che uccidono gli agenti patogeni. L'idea di raccogliere tutti i volumi in un museo, magari nella capitale, è sbagliata. «Queste biblioteche sono la ricchezza del territorio e devono restarci » sostiene Carlo Federici, probabilmente il maggior patologo librario d'Italia. Ha da poco curato il «restyling » della Biblioteca Apostolica Vaticana. Il medico degli 80 mila manoscritti del Papa, lo scorso dicembre con la benedizione di Lalla, arrancò sulla pista verso Tichitt per il primo sopralluogo alle valigie del vecchio cieco. Certo i manoscritti del Sahara non sono comparabili con i tesori del Vaticano, un esemplare inestimabile dell'Eneide piuttosto che la Bibbia di Federico di Montefeltro. Sono testi religiosi e di giurisprudenza, «ma anche una copia del Corano che ha attraversato il Sahara nel XII secolo a dorso di cammello riveste un valore straordinario». E poi per un patologo ogni paziente è uguale.
Il primo nemico? «La luce — dice Federici —. Infatti i mano-scritti del Vaticano stanno» in un bunker «di cemento armato, senza finestre». Difficile tenere lontana la luce del Sahara... «Faremo il possibile per isolarli. D'altra parte è importante che questi manoscritti siano fruibili. Possiamo allungargli la vita, digitalizzarli, ma anche per i libri non esiste eternità».
Chi allungherà la vita ai manoscritti come quelli della meravigliosa Chinguetti, settima città santa dell'Islam? Sidi e Mohammed sono venuti in Italia per questo. Sono due dei 12 allievi del corso di restauro che si snoda tra Nouakchott e Villa Manin. Da domani al 26 settembre proseguiranno le lezioni cominciate in Mauritania con la supervisione di Irene Zanella, che ha già lavorato tra i tesori del Monastero di Santa Caterina sul Sinai. Mohammed ha 35 anni, è di Chinguetti: «Quest'anno abbiamo perso la Parigi-Dakar ma abbiamo trovato gli italiani che ci aiuteranno a salvare le nostre biblioteche». La corsa con la sua coda di stranieri costituisce una manna per la Mauritania («il costo di una capra passa da 10 a 100 euro»), ma è stata cancellata per le minacce di Al Qaeda. «A noi Al Qaeda ci fa un baffo — dice il direttore Giacomello —. In Friuli siamo sopravvissuti al terremoto». Un'esperienza di ieri che spiega la passione di oggi: «Non dimentichiamo il tempo in cui altri hanno aiutato noi. Aiutare i mauritani è un modo per dire grazie ». Anche di queste parole Lalla sarebbe orgogliosa. Quando un saggio muore, si dice in Africa, è una biblioteca che brucia. Il vecchio bibliotecario cieco di Tichitt è morto, la sua biblioteca risorge.

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