Montecatini. Svelati i segreti del monastero
Montecatini. Svelati i segreti del monastero
DOMENICA, 27 LUGLIO 2008 IL TIRRENO
Ricostruite tracce di vita quotidiana tra Sei e Settecento
Da due anni un’équipe coordinata dal professor Milanese lavora sui reperti rinvenuti Previsto uno scavo
PESCIA. Iniziano ad avere una storia, un’origine, i vari reperti trovati nel monastero di San Michele durante i lavori di restauro che si sono susseguiti negli anni. È una storia di vita quotidiana, che riemerge tra le carte degli archivi ed il sottosuolo della città: un complesso puzzle, che giovani studiosi dell’Università di Pisa stanno cercando di ricomporre.
La storia. Anche la Coop di Pescia si è interessata a questa ricerca, che studia la cucina e la tavola di antichi monasteri ed ha voluto contribuire alla sua realizzazione. Vediamola.
Il 4 novembre 1682 arrivò al monastero femminile di San Michele di Pescia una pentolaia, che consegnò una partita di pentole per la cucina dell’istituto religioso. Le monache pagarono quasi 30 lire per questa consegna e la pentolaia si fermò anche a desinare. Si trattava della stessa pentolaia Lessandra, che nel 1665 aveva portato altre pentole al monastero?
Negli stessi anni, anche un vasaio portava di frequente piatti e scodelle al monastero: non sappiamo se si trattava sempre dello stesso artigiano, ma un’annotazione del 1678 ne precisa anche il nome. Si trattava del maestro Antonio Dotoli stovigliaio, che consegnò al monastero alcune centinaia di piatti e sostò a desinare. Da dove venivano il vasaio Dotoli e la pentolaia Lessandra?
L’équipe di ricerca. Dopo aver rintracciato queste notizie all’Archivio di Stato di Pisa, un gruppo di ricerca dell’Università di Pisa, guidato dal professor Marco Milanese, ordinario di Archeologia e titolare della cattedra di Archeologia Medievale nelle Università di Pisa e di Sassari, sta lavorando su reperti recuperati a Pescia da volontari locali e dal Gars (gruppo locale archeologico), per risolvere questi ed altri interrogativi. Il tutto è reso possibile anche grazie alla collaborazione dell’amministrazione (Istituzione Comunale Socialità, Cultura, Educazione e Sport), del Museo di Scienze Naturali e di Archeologia della Valdinievole (dove i reperti sono conservati e in parte esposti), della Soprintendenza Archeologica della Toscana ed all’importante sostegno della Coop di Pescia.
Il dossier. I ricercatori e gli studenti lavorano, ormai da due anni, più di dieci ore al giorno con l’obiettivo di consegnare al termine dei lavori un dettagliato dossier al Comune ed alla Soprintendenza.
Quali le prime conclusioni? «Il vasaio Dotoli che riforniva il monastero del San Michele lavorava probabilmente a Fucecchio, dove tra Sei e Settecento esisteva una concentrazione particolare di fornaci per ceramica - afferma il professor Milanese - ma anche altri indizi portano a sostenere questa ipotesi. Non abbiamo invece idea della provenienza della pentolaia Lessandra, certamente il suo laboratorio non doveva essere a Pescia o nelle immediate vicinanze, se si fermò a pranzo al monastero. Stiamo comunque cercando di identificare nei reperti-frammenti forse proprio di quelle pentole di cui parlano i documenti caratteristiche fisiche o chimiche che ci possano indirizzare nell’identificare il luogo di origine».
Nuove rivelazioni. Altre scoperte appaiono interessanti: le monache, che appartenevano a famiglie facoltose di Pescia, nel Seicento usavano piatti e scodelle personalizzate con il proprio nome e cognome inciso dal vasaio Dotoli. Un lusso che all’epoca ben pochi religiosi potevano permettersi. Alcuni dei piatti e delle scodelle rinvenute - tra il San Michele e Piazza del Grano - sono contrassegnate con le iniziali del monastero (SMN per Santa Maria Nuova; SM per San Michele), a testimonianza di un vero e proprio servizio personalizzato.
Lo scavo. Terminato lo studio specialistico, il professor Milanese ha intenzione di progettare uno scavo scientifico nel monastero di San Michele e di valorizzare questi reperti, anche nel contesto della futura ristrutturazione dell’istituzione museale pesciatina. Anche il vasaio Dotoli e la pentolaia Lessandra, personaggi finora sconosciuti per la Pescia del Seicento, vi troveranno un loro spazio.
DOMENICA, 27 LUGLIO 2008 IL TIRRENO
Ricostruite tracce di vita quotidiana tra Sei e Settecento
Da due anni un’équipe coordinata dal professor Milanese lavora sui reperti rinvenuti Previsto uno scavo
PESCIA. Iniziano ad avere una storia, un’origine, i vari reperti trovati nel monastero di San Michele durante i lavori di restauro che si sono susseguiti negli anni. È una storia di vita quotidiana, che riemerge tra le carte degli archivi ed il sottosuolo della città: un complesso puzzle, che giovani studiosi dell’Università di Pisa stanno cercando di ricomporre.
La storia. Anche la Coop di Pescia si è interessata a questa ricerca, che studia la cucina e la tavola di antichi monasteri ed ha voluto contribuire alla sua realizzazione. Vediamola.
Il 4 novembre 1682 arrivò al monastero femminile di San Michele di Pescia una pentolaia, che consegnò una partita di pentole per la cucina dell’istituto religioso. Le monache pagarono quasi 30 lire per questa consegna e la pentolaia si fermò anche a desinare. Si trattava della stessa pentolaia Lessandra, che nel 1665 aveva portato altre pentole al monastero?
Negli stessi anni, anche un vasaio portava di frequente piatti e scodelle al monastero: non sappiamo se si trattava sempre dello stesso artigiano, ma un’annotazione del 1678 ne precisa anche il nome. Si trattava del maestro Antonio Dotoli stovigliaio, che consegnò al monastero alcune centinaia di piatti e sostò a desinare. Da dove venivano il vasaio Dotoli e la pentolaia Lessandra?
L’équipe di ricerca. Dopo aver rintracciato queste notizie all’Archivio di Stato di Pisa, un gruppo di ricerca dell’Università di Pisa, guidato dal professor Marco Milanese, ordinario di Archeologia e titolare della cattedra di Archeologia Medievale nelle Università di Pisa e di Sassari, sta lavorando su reperti recuperati a Pescia da volontari locali e dal Gars (gruppo locale archeologico), per risolvere questi ed altri interrogativi. Il tutto è reso possibile anche grazie alla collaborazione dell’amministrazione (Istituzione Comunale Socialità, Cultura, Educazione e Sport), del Museo di Scienze Naturali e di Archeologia della Valdinievole (dove i reperti sono conservati e in parte esposti), della Soprintendenza Archeologica della Toscana ed all’importante sostegno della Coop di Pescia.
Il dossier. I ricercatori e gli studenti lavorano, ormai da due anni, più di dieci ore al giorno con l’obiettivo di consegnare al termine dei lavori un dettagliato dossier al Comune ed alla Soprintendenza.
Quali le prime conclusioni? «Il vasaio Dotoli che riforniva il monastero del San Michele lavorava probabilmente a Fucecchio, dove tra Sei e Settecento esisteva una concentrazione particolare di fornaci per ceramica - afferma il professor Milanese - ma anche altri indizi portano a sostenere questa ipotesi. Non abbiamo invece idea della provenienza della pentolaia Lessandra, certamente il suo laboratorio non doveva essere a Pescia o nelle immediate vicinanze, se si fermò a pranzo al monastero. Stiamo comunque cercando di identificare nei reperti-frammenti forse proprio di quelle pentole di cui parlano i documenti caratteristiche fisiche o chimiche che ci possano indirizzare nell’identificare il luogo di origine».
Nuove rivelazioni. Altre scoperte appaiono interessanti: le monache, che appartenevano a famiglie facoltose di Pescia, nel Seicento usavano piatti e scodelle personalizzate con il proprio nome e cognome inciso dal vasaio Dotoli. Un lusso che all’epoca ben pochi religiosi potevano permettersi. Alcuni dei piatti e delle scodelle rinvenute - tra il San Michele e Piazza del Grano - sono contrassegnate con le iniziali del monastero (SMN per Santa Maria Nuova; SM per San Michele), a testimonianza di un vero e proprio servizio personalizzato.
Lo scavo. Terminato lo studio specialistico, il professor Milanese ha intenzione di progettare uno scavo scientifico nel monastero di San Michele e di valorizzare questi reperti, anche nel contesto della futura ristrutturazione dell’istituzione museale pesciatina. Anche il vasaio Dotoli e la pentolaia Lessandra, personaggi finora sconosciuti per la Pescia del Seicento, vi troveranno un loro spazio.
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