Maxi-recupero di reperti preistorici

Maxi-recupero di reperti preistorici
Giovedì 23 Luglio 2009 CRONACA Pagina 13 L'ARENA

I Carabinieri riportano a Verona un patrimonio di 6.231 pezzi esportato illecitamente in Germania. Gli oggetti saranno mostrati oggi a Palazzo Forti

La collezione vale 100 milioni. Prima della vendita era tenuta illegalmente da un privato veronese

Un ritrovamento importantissimo. I reperti tornati a casa dopo il rinvenimento del Nucleo carabinieri tutela patrimonio culturale di Venezia che oggi verranno mostrati in conferenza stampa a palazzo Forti faranno luccicare gli occhi agli esperti e solleticheranno la curiosità dei venali considerato che uno soltanto di questi frammenti di freccia è stato stimato avere un valore variabile tra i 4 e i 500 mila euro.
Il Nucleo carabinieri tutela patrimonio culturale di Venezia ha sequestrato una collezione di 6.231 reperti paletnologici, del valore di oltre cento milioni di euro, di eccezionale interesse scientifico e archeologico, esportati illecitamente dall’Italia e recentemente recuperati in Germania, a Monaco di Baviera.
Da giorni i reperti erano conservati a Verona, in attesa che la magistratura desse il placet per rendere pubblica la notizia. Stamattina il comandante del Nucleo, Salvatore Distefano, terrà una conferenza stampa per illustrare alcuni particolari dell’attività. I reperti tornano a casa poichè fanno parte di una collezione illegale che deteneva un nostro concittadino deceduto. Gli eredi avevano venduto questa raccolta di cui per un po’ di tempo s’erano perdute le tracce. Altri reperti trovati «appartengono» ai nostri monti. Per questo la conferenza stampa si tiene nella nostra città, e anche perchè serviva una sede, sufficientemente protetta, dove custodire questo patrimonio culturale, ma anche economico.
La paletnologia o archeologia preistorica è la scienza che studia la cultura delle civiltà umane preistoriche e protostoriche attraverso l’analisi dei reperti materiali. Oggetto della disciplina sono pertanto solo le specie appartenenti al genere Homo che abbiano prodotto manufatti (ovvero a partire dall’Homo habilis).
«Abbiamo recuperato reperti molto importanti, basti considerare che generalmente in un museo si possono trovare alcuni di questi reperti e noi ne abbiamo recuperato decine», dice il capitano Distefano. Si tratta di pezzi di lancia, di frecce tutte realizzate in pietra. Oggetti che hanno permesso all’uomo di cacciare, di uccidere, quindi di cominciare a nutrirsi di carne. Gli strumenti più antichi, a partire da 2 milioni e mezzo di anni fa, sono piccoli ciottoli di quarzite rozzamente scheggiati. Ma già 1,8 milioni di anni fa gli ominidi erano in grado di produrre strumenti ben più raffinati: i bifacciali, pietre appuntite in grado di agire come percussori e come strumenti da taglio.
Il bifacciale più diffuso del Paleolitico era una pietra lavorata a forma di mandorla, l’amigdala, la cui produzione richiedeva notevoli capacità mentali ed esecutive. E anche esempi di questi reperti oggi verranno mostrati.

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