Alla scoperta della città perduta: la missione archeologica

Alla scoperta della città perduta: la missione archeologica
Edoardo Meoli
24/07/2009 il secolo xix


Un genovese racconta la spedizione nelle delle Ande: trovati i resti di un villaggio Incas
UN LAGO SACRO a 3.500 metri di altitudine nel cuore delle Ande peruviane, a mille chilometri da Lima. È qui che una spedizione di genovesi ha scoperto i resti di un villaggio precolombiano. Si tratta, probabilmente, della mitica "città perduta" di Ciquate, che, secondo la leggenda, fu un fiorente centro Incas, fino a quando gli abitanti, per difendere i propri tesori dai conquistadores spagnoli, non la fecero inabissare nel lago sacro: «Così, secondo quanto è stato tramandato, la città ha potuto continuare a vivere protetta da ogni male e da ogni contaminazione» - racconta Ottorino Tosti, archeo-speleologo genovese, che naturalmente non crede alla leggenda, ma si basa sulla ricerca scientifica.
«In questo senso si può davvero parlare di scoperta. Con la missione del progetto "Ande del Nord" abbiamo trovato i resti di una strada di 200 metri, coperta da rovi e arbusti, muretti di epoca precolombiana e segni inequivocabili che lì, tra il lago e le sue sponde, c'è stata una città».
Alla spedizione dell'associazione Perigeo, hanno partecipato anche Mario Polia, antropologo e archeologo, Gianluca Frinchillucci direttore tecnico del progetto, Laura Bacalini, Valentina Francia, Chiara Maracci, Giorgio Marinelli per la logistica; con loro Pierfrancesco Intini per le ricerche subacquee. In Perù i ricercatori italiani hanno potuto contare su Paolo Pastori, storico peruviano (di origini italiane), Paolo Lopez, fotografo, Lorena Zúñiga, archeologa e Dionisio Guerrero, guida andina.
«Le scoperte archeologici effettuati sono di grande importanza non solo dal punto di vista archeologico, ma anche ambientale. Nella provincia di Huancabamba, dove si trovano il lago e i resti di Ciquate, si sta effettuando una dura opposizione all'apertura di una miniera, che provocherebbe forti danni all'ambiente e alla falda acquifera, unica risorsa idrica per una enorme parte del territorio».
La prova dell'esistenza d'importanti resti archeologici e l'evidente importanza turistica e culturale della regione attiverebbe l'articolo della costituzione peruviana che impedisce l'apertura di miniere e di centri industriali in siti d'interesse archeologico e turistico.
La spedizione, che ha lavorato dal 10 giugno al 16 luglio, si è svolta nelle Ande del Nord, nelle province di Ayabaca e Huancabamba, a oriente della città di Piura. Questa regione, una delle più isolate dell'intero territorio peruviano, complice il suo territorio impervio che assieme all'attaccamento alle tradizioni ha permesso di preservare il bagaglio storico del suo popolo, è riuscita a mantenere la cultura degli antenati, difendendola e facendola sopravvivere prima alla violenza dei conquistadores spagnoli, e poi all'occidentalizzazione. «A circa 3.500 metri di quota si trovano una serie di laghi, chiamati Huaringas, cuore dello Sciamanesimo andino, che nelle tradizioni locali vengono indicati come il luogo mitico dove ebbe origine il mondo . In questo comprensorio sono state compiute prospezioni speleologiche ed è stata esplorata una grotta, la Cueva del Cerro Blanco, abitata da una folta colonia di pipistrelli».
Tutta la zona era completamente sconosciuta dal punto di vista speleologico, e in questo settore di ricerca si potrebbero verificare altre importanti scoperte, anche in relazione alla frequentazione da parte di popolazioni precolombiane. Oltre alla città Inca della leggenda, sono state riportate alla luce alcune incisioni proprio da parte dello speleologo genovese, che hanno inequivocabilmente dimostrato la funzione sacra ricoperta nelle epoche passate, forse in epoca Inca, del lago. Gianluca Frinchillucci e Pierluigi Intini hanno effettuato un'immersione nelle sue acque effettuando prelievi di limo dal fondale. Si tratta di un primato mondiale, essendo la prima immersione subacquea al mondo realizzata in una delle Huaringas, ed una delle poche effettuate ad una quota così elevata.
È questa l'unica zona del Perú dove esiste l'ecosistema altoandino del "páramo", esteso dalla latitudine di Piura fino al Venezuela, che differisce dagli altri sistemi per la maggiore umidità ambientale e le intense precipitazioni.
Questo ecosistema possiede una vegetazione ricca e una fauna peculiari, che comprendono piante medicinali, grande varietà di uccelli, e specie in pericolo di estinzione come l'orso dagli occhiali ed il tapiro di montagna. I "páramos", con le residue foreste pluviali di alta montagna, rappresentano una fonte permanente d'acqua dolce che alimenta la falda acquifera, che rendono possibile la vita.

Commenti

Post popolari in questo blog

Magnifici affreschi del 1400 scoperti a Santa Maria

La mappa di Ecateo V-VI secolo ac