Taranto ritrova le tracce del legame con Sparta

Taranto ritrova le tracce del legame con Sparta
MARIO DILIBERTO
MERCOLEDÌ, 29 LUGLIO 2009 LA REPUBBLICA - Bari


Rinvenuto un vaso votivo con un´iscrizione dedicata alla divinità greca Artemide Orthia
L´ammiraglio Ricci segue i lavori dal 2003: scoperti frammenti del IV e V secolo a.C.
Viaggio alla scoperta dei nuovi scavi realizzati nei sotterranei tra i bastioni della fortezza aragonese resi possibili e visitabili nell´ambito del progetto Città Aperte

Tremila anni di storia rivivono tra le mura del castello Sant´Angelo di Taranto. Dal 1492 la fortezza aragonese troneggia sul borgo antico della città. Quei bastioni imponenti hanno assistito a invasioni e battaglie. A saccheggi e distruzioni. Ed ogni epoca ha lasciato traccia nel fortilizio i cui sotterranei giorno dopo giorno regalano un pezzo di storia, raccontando le vicende di una città che nel suo passato scava affannosamente per trovare la forza di rialzarsi. E nel cuore del castello Aragonese da sei anni quotidianamente lavora alacremente una task force voluta dalla Marina Militare. A guidarla è l´ammiraglio Francesco Ricci, sino al 2007 comandante in capo del dipartimento dello Ionio e del Canale d´Otranto. Da due anni è in pensione e su mandato della Marina ha adottato quella fortezza costruita su un banco di roccia dal quale sembra scrutare con sguardo austero il ponte girevole e il canale navigabile che separa la zona nuova da quella vecchia. L´ammiraglio sin dal 2003 ha avviato un lavoro di recupero del castello che ancora oggi ha funzioni di presidio militare. Ha ordinato scavi e restauri, spianando la strada all´apertura al pubblico. Picconata dopo picconata sono cadute tonnellate di cemento e intonaco che nei secoli hanno invaso corridoi e segrete, nascondendo i tesori del castello. Così l´antica configurazione aragonese ha ripreso vita. Sono tornate alla luce gallerie e camminamenti, in passato riempite di terra per stabilizzare la fortezza. Sono state scoperte feritoie, caditoie, camminamenti e casematte dove sono stati riposizionati i grossi pezzi di artiglieria. Il terreno ha regalato le maggiori sorprese. Da anni gli uomini dell´ammiraglio Ricci sono affiancati dagli archeologi dell´Università di Bari e della Soprintendenza. Quel plotone di esperti ha affondato le mani nelle stratificazioni plurisecolari riportando alla luce frammenti e reperti che raccontato Taranto sin dalle sue origini.
"Il castello - spiega l´ammiraglio Ricci - è un monumento di straordinario interesse. Gli scavi hanno evidenziato i resti della fortezza svevo angioina sulla quale venne edificato l´attuale struttura. Ma abbiamo trovato tracce anche del castrum bizantino e frammenti risalenti al IV e V secolo A. C. ".
Nell´area del castello delimitata da quattro dei cinque torrioni originari, sono state scovate testimonianze di vita quotidiana di ogni epoca. Nel cuore della fortezza, proprio sotto la cappella di San Leonardo è stato rinvenuto il frammento di un vaso votivo. Una iscrizione ha rivelato che era un oggetto dedicato alla dea Artemide Orthia, divinità venerata a Sparta. Il reperto conferma da un lato l´origine spartana di Taranto, ma anche che la chiesetta venne realizzata in epoca cristiana in una zona già destinata al culto in epoca greca. Nelle stanze segrete svelate dagli scavi sono state rinvenute 90 monete, in larga parte spagnole, ma anche di epoca romana e bizantina. Tra queste anche tre piccole monete di rame coniate nel 1500 dalla repubblica di Venezia. Quelle monetine sono ciò che resta del passaggio delle galere veneziane prima della battaglia di Lepanto. Tutti i reperti oggi sono esposti nel castello. "Riportare alla luce questi tesori per noi della Marina significa continuare a servire il nostro paese" - confessa con un pizzico di emozione l´ammiraglio Ricci che in sei anni ha portato a termine il restauro del 50% del castello. Da quando il monumento è stato aperto al pubblico già 83.000 persone hanno visitato la fortezza.
Il programma allestito dalla Marina prevede visite guidate di un´ora e mezza. I turisti fruiscono gratuitamente delle guide e per 90 minuti possono tuffarsi nei tremila anni di storia che grondano dalle spesse mura del castello Aragonese di Taranto.

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