tornano i tesori della Villa dei Papiri.Riallestita, all´Archeologico di Napoli, la sezione dei preziosi reperti

tornano i tesori della Villa dei Papiri.Riallestita, all´Archeologico di Napoli, la sezione dei preziosi reperti
LUNEDÌ, 27 LUGLIO 2009 LA REPUBBLICA - Cultura

In autunno riaperta al pubblico parte degli scavi


Napoli Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli è al centro di una trasformazione profonda: nei mesi scorsi è stato presentato il riordinamento delle sale dedicate alle pitture pompeiane, ora è stata appena riallestita la sezione dedicata ai materiali provenienti dalla Villa dei Papiri, nel prossimo autunno verrà riordinata l´intera collezione Farnese.
L´intervento di queste settimane non è di poco conto: la Villa dei Papiri a Ercolano costituisce infatti una delle testimonianze più rilevanti giunte sino a noi dal mondo romano. La sua scoperta si deve agli scavi voluti dai Borbone e che iniziarono proprio alla metà del Settecento: i primi interventi si ebbero infatti a partire dall´aprile del 1750 e proseguirono sino al febbraio del 1761. Indagini di minore impegno vennero svolte nel 1763 e nel 1764, quando si decise d´interrompere le ricerche. Non dobbiamo immaginare di trovarci di fronte a un cantiere di scavo a cielo aperto e dove si procedeva togliendo il terreno per strati sino ad arrivare al piano di calpestio antico, ma a tutt´altro. Gli scavatori del tempo realizzarono pozzi di discesa e una fitta rete di cunicoli sotterranei: uno scavo archeologico dove si lavorava di fatto come all´interno di una miniera. E la Villa si rivelò in effetti una miniera, ma di opere d´arte e di testimonianze preziose come gli oltre mille rotoli di papiro in grado di suggerire la cultura filosofica e letteraria, intrisa di ellenismo, del proprietario della raffinata residenza.
Quei reperti preziosi non indicarono comunque il suo nome che possiamo solo provare ad intuire. I più - sulla scia di Domenico Comparetti - lo hanno identificato con Lucio Calpurnio Pisone Cesonino, console nel 58 a. C. e suocero di Giulio Cesare; altri hanno pensato al figlio di Cesonino, o a Marco Ottavio, o a Appio Claudio Pulcro. La lettura dei papiri ha consentito anche d´ipotizzare il soggiorno del filosofo Filodemo di Gadara, un epigono della scuola epicurea protetto proprio da Cesonino secondo la testimonianza di Cicerone.
Le sculture ricuperate durante gli scavi settecenteschi sono confluite - con qualche dispersione - nelle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Napoli: si tratta di 82 opere in bronzo e in marmo. Esse rinviano, nella maggior parte dei casi, agli anni tra il 50 e il 25 a. C..
I curatori del rinnovato allestimento - coordinati dal soprintendente Pietro Giovanni Guzzo - hanno tentato, sulla scorta della rilettura della documentazione d´archivio settecentesca, di offrire una ricostruzione dell´apparato scultoreo di alcuni ambienti della villa come, ad esempio, il peristilio rettangolare e l´atrio. Nel nuovo percorso espositivo sono illustrate anche le affascinanti vicende della riscoperta del monumento e gli accorgimenti avuti per conservare e soprattutto studiare i papiri già nel Settecento.
In una sala è riproposta la macchina ideata da Antonio Piaggio per stenderli: l´apparecchio attirò l´attenzione di J. J. Winckelmann che ebbe modo di vederlo in azione e incuriosito di descriverlo: «assomiglia al banco di un legatore di libri».
Il prossimo autunno - grazie ai lavori portati avanti da Maria Paola Guidobaldi - i settori scavati della Villa dei Papiri saranno aperti al pubblico: sarà un´occasione unica per avvicinarsi a Ercolano dove lavora con successo da alcuni anni il Packard Humanities Institute.

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