LA CITTA' E LA MEMORIA
LA CITTA' E LA MEMORIA
MARCO GARZONIO
Corriere della Sera (Milano) 07/08/2006
L'affiorare di resti medievali vicino a Palazzo di Giustizia e di un teatro romano presso la Borsa sono gli episodi più recenti di ritrovamenti solo apparentemente «casuali». Nel giro di pochi mesi, se aggiungiamo i reperti in piazza Meda, le mura lungo la Darsena, il cimitero di Medaglie d'Oro sta riemergendo una rete di insediamenti che confermano la ricchezza degli antichi insediamenti.
La Milano moderna ha sempre guardato con fastidio alla storia e alle testimonianze delle generazioni passate. Difficile trovare una città tanto propensa a rimuovere le radici e a far coincidere nuove edificazioni e demolizioni, culturalmente incapace di integrare passato, presente, futuro. Basterebbe pensare alla distruzione del sistema urbano dei Navigli prima della guerra e a quello dei Bastioni dopo il conflitto. Con tutto l'indotto sulle sistemazioni del tessuto circostante. Una mentalità fatta di ruspe e cantieri, a cui si è riusciti a sottrarre qualcosa nelle aree dietro corso Magenta e in occasione della costruzione della linea 3 del Metrò. Ma la sindrome della smemoratezza e l'insofferenza verso la salvaguardia conservativa dei monumenti continuano ad affliggere non solo le imprese preoccupate dal «fermo lavori», ma anche vaste categorie di interessi e di opinione pubblica. Sono una conferma le polemiche che hanno accompagnato la realizzazione del parcheggio di piazza Sant'Ambrogio, le difficoltà a definire un «piano» che riqualifichi dal punto di vista artistico-archeologico-turistico l'area che va da San Vittore a San Lorenzo, San Nazaro e Sant'Eustorgio.
Ora i ritrovamenti suggeriscono una svolta. Palazzo Marino, dopo gli annunci di sindaco e assessore Sgarbi sul rilancio culturale della città, ha un'opportunità da non perdere. Milano dispone di una schiera di valenti studiosi, e di archeologi in specie, della Soprintendenza e del Comune. Valorizzi le risorse umane a lungo frustrate da intollerabili ritardi (si pensi alle promesse mancate del Museo Archeologico) e dia vita a un tavolo dove siano raccordate tutte le istituzioni, venga aggiornata una mappa dei tesori noti, nascosti o prevedibili, possano essere elaborate linee di recupero e rilancio del patrimonio. Senza memoria storica è difficile immaginare e costruire un futuro della città. Anche le grandi opere sono pensabili in un contesto. Dissociate da una tradizione hanno un domani da edifici, non da pezzi di città. Scordare ciò che ci ha portato qui è comportarsi come quel tale che, per far legna, segava il ramo su cui stava seduto.
MARCO GARZONIO
Corriere della Sera (Milano) 07/08/2006
L'affiorare di resti medievali vicino a Palazzo di Giustizia e di un teatro romano presso la Borsa sono gli episodi più recenti di ritrovamenti solo apparentemente «casuali». Nel giro di pochi mesi, se aggiungiamo i reperti in piazza Meda, le mura lungo la Darsena, il cimitero di Medaglie d'Oro sta riemergendo una rete di insediamenti che confermano la ricchezza degli antichi insediamenti.
La Milano moderna ha sempre guardato con fastidio alla storia e alle testimonianze delle generazioni passate. Difficile trovare una città tanto propensa a rimuovere le radici e a far coincidere nuove edificazioni e demolizioni, culturalmente incapace di integrare passato, presente, futuro. Basterebbe pensare alla distruzione del sistema urbano dei Navigli prima della guerra e a quello dei Bastioni dopo il conflitto. Con tutto l'indotto sulle sistemazioni del tessuto circostante. Una mentalità fatta di ruspe e cantieri, a cui si è riusciti a sottrarre qualcosa nelle aree dietro corso Magenta e in occasione della costruzione della linea 3 del Metrò. Ma la sindrome della smemoratezza e l'insofferenza verso la salvaguardia conservativa dei monumenti continuano ad affliggere non solo le imprese preoccupate dal «fermo lavori», ma anche vaste categorie di interessi e di opinione pubblica. Sono una conferma le polemiche che hanno accompagnato la realizzazione del parcheggio di piazza Sant'Ambrogio, le difficoltà a definire un «piano» che riqualifichi dal punto di vista artistico-archeologico-turistico l'area che va da San Vittore a San Lorenzo, San Nazaro e Sant'Eustorgio.
Ora i ritrovamenti suggeriscono una svolta. Palazzo Marino, dopo gli annunci di sindaco e assessore Sgarbi sul rilancio culturale della città, ha un'opportunità da non perdere. Milano dispone di una schiera di valenti studiosi, e di archeologi in specie, della Soprintendenza e del Comune. Valorizzi le risorse umane a lungo frustrate da intollerabili ritardi (si pensi alle promesse mancate del Museo Archeologico) e dia vita a un tavolo dove siano raccordate tutte le istituzioni, venga aggiornata una mappa dei tesori noti, nascosti o prevedibili, possano essere elaborate linee di recupero e rilancio del patrimonio. Senza memoria storica è difficile immaginare e costruire un futuro della città. Anche le grandi opere sono pensabili in un contesto. Dissociate da una tradizione hanno un domani da edifici, non da pezzi di città. Scordare ciò che ci ha portato qui è comportarsi come quel tale che, per far legna, segava il ramo su cui stava seduto.
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