Affiora la città antica, stop alle ruspe
Affiora la città antica, stop alle ruspe
PAOLO BERIZZI FERRUCCIO SANSA
06/08/2006; LA Repubblica, Milano
Gli esperti della sovrintendenza stanno già lavorando in via San Barnaba, i resti potrebbero essere medievali o quattrocenteschi.
Il ritrovamento in via San Barnaba, fuori dalla Milano romana ma a cento metri dalla chiesa di San Pietro in Gessate.
Sotto il tribunale la città del Medioevo:una rete di edifici e mura nello scavo per il posteggio; ruspe ferme.
La scoperta durante gli scavi per il parcheggio del trìbunale.
UN INTRECCIO di muri, forse di età medievale o forse quattrocenteschi, è venuto alla luce durante i lavori di scavo per il nuovo parcheggio di palazzo di Giustizia, invia San Barnaba, proprio alle spalle del tribunale. La scoperta, pochi giorni fa. Quando gli operai della Giada Macchine, l'impresa che esegue i lavori, hanno lasciato spazio agli archeologi che con martelli e pennelli hanno iniziato a ripulire la costruzione della polvere del cantiere e dei secoli. «Potrebbero essere del Medioevo ma anche più recenti» — dice Marco Sannazaro, docente di archeologia medievale all'Università Cattolica. Nessuna conferma, per ora, da parte della Soprintendenza ai Beni archeologici.
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UNA ragazza con un camice bianco e i guanti di lattice. Una biondina con la coda di cavallo che ad agosto, sotto il sole cocente, si infila armata di pennello nella buca scavata per costruire il parcheggio di palazzo di giustizia.
No, non è una pazza. È un'archeologa, arrivata qui perché proprio sotto l'asfalto di via san Barnaba, dove ogni giorno passano migliaia di persone, è emersa una traccia del passato di Milano: un intreccio di muri di mattoni rossi che potrebbe risalire al tardo Medioevo o al Quattrocento. Da mesi, ormai, i lavori di ristrutturazione del palazzo di giustizia vanno
avanti. Prima l'interno, poi la ripulitura dell'imponente facciata esterna. E pochi giorni fa sono arrivati i caterpillar per cominciare gli scavi invia San Barnaba.
Certo, il dubbio c'era: che cosa ci sarà sotto l'asfalto? Qui siamo fuori dalla zona della Milano romana, ma vicino ad una zona centrale della città del Medioevo e del Quattrocento (la chiesa di San Pietro in Gessate è a meno di cento metri). Non solo: a pochi passi da qui, nel Settecento, furono costruiti l'antico ospedale e la Rotonda della Besana (che fungeva da chiesa e da cimitero per i malati della Ca' Granda), due tracce della città antica strette d'assedio dalle costruzioni dell'epoca fascista (Palazzo di Giustizia è opera di Marcello Piacentini, l'architetto più
famoso del tempo) e degli anni Cinquanta. Insomma, meglio andarci cauti. E infatti gli operai erano stati affiancati da un archeologo.
La sorpresa, però, non è mai abbastanza grande: «Appena la ruspa ha spaccato la sottile crosta d'asfalto ci siamo accorti che avevamo trovato qualcosa», raccontano gli operai della Giada Macchine che eseguono i lavori. Dal sottosuolo ecco emergere un mattone, poi un altro. Infine un muro, anzi, un intreccio... una costruzione. E le macchine si sono fermate per lasciare spazio a strumenti più delicati. Prima i martelli, poi pennelli per ripulire l'antico edificio dalla polvere del cantiere e dei secoli. Ora i primi reperti sono stati portati in laboratorio per essere studiati. Gli archeologi ancora non possono datare con precisione i ritrovamenti non hanno ancora gli elementi per capire se si trovino o no di fronte a una grande scoperta. «Non ne sappiamo ancora niente», ammette Elisabetta Roffia, sovrintendente ai beni archeologici di Milano.
Intanto gli archeologi lavorano e si scambiano idee: «Siamo scesi ancora poco, siamo molto in superficie. Scavando ancora si potrebbero fare altri ritrovamenti», dicono, e gli si illuminano gli occhi. Intanto i pochi avvocati e magistrati rimasti al lavoro passano e guardano quei muri di mattone. E si chiedono: «Chissà cosa c'è sotto il palazzo di giustizia?».
PAOLO BERIZZI FERRUCCIO SANSA
06/08/2006; LA Repubblica, Milano
Gli esperti della sovrintendenza stanno già lavorando in via San Barnaba, i resti potrebbero essere medievali o quattrocenteschi.
Il ritrovamento in via San Barnaba, fuori dalla Milano romana ma a cento metri dalla chiesa di San Pietro in Gessate.
Sotto il tribunale la città del Medioevo:una rete di edifici e mura nello scavo per il posteggio; ruspe ferme.
La scoperta durante gli scavi per il parcheggio del trìbunale.
UN INTRECCIO di muri, forse di età medievale o forse quattrocenteschi, è venuto alla luce durante i lavori di scavo per il nuovo parcheggio di palazzo di Giustizia, invia San Barnaba, proprio alle spalle del tribunale. La scoperta, pochi giorni fa. Quando gli operai della Giada Macchine, l'impresa che esegue i lavori, hanno lasciato spazio agli archeologi che con martelli e pennelli hanno iniziato a ripulire la costruzione della polvere del cantiere e dei secoli. «Potrebbero essere del Medioevo ma anche più recenti» — dice Marco Sannazaro, docente di archeologia medievale all'Università Cattolica. Nessuna conferma, per ora, da parte della Soprintendenza ai Beni archeologici.
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UNA ragazza con un camice bianco e i guanti di lattice. Una biondina con la coda di cavallo che ad agosto, sotto il sole cocente, si infila armata di pennello nella buca scavata per costruire il parcheggio di palazzo di giustizia.
No, non è una pazza. È un'archeologa, arrivata qui perché proprio sotto l'asfalto di via san Barnaba, dove ogni giorno passano migliaia di persone, è emersa una traccia del passato di Milano: un intreccio di muri di mattoni rossi che potrebbe risalire al tardo Medioevo o al Quattrocento. Da mesi, ormai, i lavori di ristrutturazione del palazzo di giustizia vanno
avanti. Prima l'interno, poi la ripulitura dell'imponente facciata esterna. E pochi giorni fa sono arrivati i caterpillar per cominciare gli scavi invia San Barnaba.
Certo, il dubbio c'era: che cosa ci sarà sotto l'asfalto? Qui siamo fuori dalla zona della Milano romana, ma vicino ad una zona centrale della città del Medioevo e del Quattrocento (la chiesa di San Pietro in Gessate è a meno di cento metri). Non solo: a pochi passi da qui, nel Settecento, furono costruiti l'antico ospedale e la Rotonda della Besana (che fungeva da chiesa e da cimitero per i malati della Ca' Granda), due tracce della città antica strette d'assedio dalle costruzioni dell'epoca fascista (Palazzo di Giustizia è opera di Marcello Piacentini, l'architetto più
famoso del tempo) e degli anni Cinquanta. Insomma, meglio andarci cauti. E infatti gli operai erano stati affiancati da un archeologo.
La sorpresa, però, non è mai abbastanza grande: «Appena la ruspa ha spaccato la sottile crosta d'asfalto ci siamo accorti che avevamo trovato qualcosa», raccontano gli operai della Giada Macchine che eseguono i lavori. Dal sottosuolo ecco emergere un mattone, poi un altro. Infine un muro, anzi, un intreccio... una costruzione. E le macchine si sono fermate per lasciare spazio a strumenti più delicati. Prima i martelli, poi pennelli per ripulire l'antico edificio dalla polvere del cantiere e dei secoli. Ora i primi reperti sono stati portati in laboratorio per essere studiati. Gli archeologi ancora non possono datare con precisione i ritrovamenti non hanno ancora gli elementi per capire se si trovino o no di fronte a una grande scoperta. «Non ne sappiamo ancora niente», ammette Elisabetta Roffia, sovrintendente ai beni archeologici di Milano.
Intanto gli archeologi lavorano e si scambiano idee: «Siamo scesi ancora poco, siamo molto in superficie. Scavando ancora si potrebbero fare altri ritrovamenti», dicono, e gli si illuminano gli occhi. Intanto i pochi avvocati e magistrati rimasti al lavoro passano e guardano quei muri di mattone. E si chiedono: «Chissà cosa c'è sotto il palazzo di giustizia?».
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