Scoperta a Mozia la vera funzione del "kothon"
Scoperta a Mozia la vera funzione del "kothon"
Marco Neri
Gazzetta del Sud 26 febbraio 2006
Gli archeologi della "Sapienza" illustreranno lunedì a Roma i risultati della campagna di scavi 2005
A 40 anni dall'inizio degli scavi a Mozia, gli archeologi dell'università romana «La Sapienza» hanno scoperto la vera funzione del «kothon», il bacino artificiale dell'isola siciliana scavato nella roccia, finora ritenuto una darsena per la riparazione delle barche.
Ad annunciarlo è il direttore della missione archeologica a Mozia, Lorenzo Nigro, che lunedì mattina a Roma illustrerà in una conferenza stampa i risultati della campagna di scavi 2005.
La presentazione, promossa con il sostegno del professor Paolo Matthiae, si terrà nell'ambito della Giornata di Studi dedicata alla memoria di Antonia Ciasca che per trentanni ha diretto i lavori nell'isola siciliana.
L'appuntamento è al Museo dell'Arte Classica , dove è esposta, ricordano dalla Sapienza, l'unica copia esistente del «Giovane di Mozia», statua in marmo rinvenuta nel 1979. Posta al centro dello Stagno ne di Marsala, l'isola di Mozia fu nei secoli IX-IV a.C. un importante centro fenicio e punico.
Vicino al kothon, il bacino artificiale, di Mozia gli archeologi hanno scoperto un tempio fondato nel VI secolo avanti Cristo dai fenici.
All'interno del tempio, rimasto in uso fino al IV secolo quando fu distrutto da Dionigi di Siracusa, gli archeologi, diretti da Nigro, professore di archeologia e storia dell'arte del vicino Oriente, hanno portato alla luce una corte dove si ergeva un obelisco i cui pezzi sono stati trovati in una fossa sacra.
Vicino all'obelisco è stato trovato anche un pozzo sacro utilizzato per i riti e per Lorenzo Nigro «queste scoperte non sono casuali e portano a pensare che il kothon non svolgesse la funzione di darsena per le barche come si è finora creduto».
Secondo Nigro e gli archeologi della «Sapienza», che hanno ripreso gli scavi a Mozia nel 2002, «la similarità della topografia e della logistica di questo sito con quello del tempio degli Obelischi a Byblos (Libano) e quello di Amrit, in Siria, ci da ragione nel pensare che il kothon servisse ad altro».
Marco Neri
Gazzetta del Sud 26 febbraio 2006
Gli archeologi della "Sapienza" illustreranno lunedì a Roma i risultati della campagna di scavi 2005
A 40 anni dall'inizio degli scavi a Mozia, gli archeologi dell'università romana «La Sapienza» hanno scoperto la vera funzione del «kothon», il bacino artificiale dell'isola siciliana scavato nella roccia, finora ritenuto una darsena per la riparazione delle barche.
Ad annunciarlo è il direttore della missione archeologica a Mozia, Lorenzo Nigro, che lunedì mattina a Roma illustrerà in una conferenza stampa i risultati della campagna di scavi 2005.
La presentazione, promossa con il sostegno del professor Paolo Matthiae, si terrà nell'ambito della Giornata di Studi dedicata alla memoria di Antonia Ciasca che per trentanni ha diretto i lavori nell'isola siciliana.
L'appuntamento è al Museo dell'Arte Classica , dove è esposta, ricordano dalla Sapienza, l'unica copia esistente del «Giovane di Mozia», statua in marmo rinvenuta nel 1979. Posta al centro dello Stagno ne di Marsala, l'isola di Mozia fu nei secoli IX-IV a.C. un importante centro fenicio e punico.
Vicino al kothon, il bacino artificiale, di Mozia gli archeologi hanno scoperto un tempio fondato nel VI secolo avanti Cristo dai fenici.
All'interno del tempio, rimasto in uso fino al IV secolo quando fu distrutto da Dionigi di Siracusa, gli archeologi, diretti da Nigro, professore di archeologia e storia dell'arte del vicino Oriente, hanno portato alla luce una corte dove si ergeva un obelisco i cui pezzi sono stati trovati in una fossa sacra.
Vicino all'obelisco è stato trovato anche un pozzo sacro utilizzato per i riti e per Lorenzo Nigro «queste scoperte non sono casuali e portano a pensare che il kothon non svolgesse la funzione di darsena per le barche come si è finora creduto».
Secondo Nigro e gli archeologi della «Sapienza», che hanno ripreso gli scavi a Mozia nel 2002, «la similarità della topografia e della logistica di questo sito con quello del tempio degli Obelischi a Byblos (Libano) e quello di Amrit, in Siria, ci da ragione nel pensare che il kothon servisse ad altro».
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