Riaffiora una sepoltura celtica

Riaffiora una sepoltura celtica
Domenica 12 Marzo 2006 BresciaOggi

URAGO. Il reperto archeologico, che fa il paio con i ritrovamenti al Castellaro, portato alla luce dai lavori nella chiesetta di S. Pietro

Cresce l’attesa per scoprire il corredo funerario custodito dalla tomba

Una scoperta casuale quanto preziosa. Il restauro della chiesetta di «San Pietro al cimitero» ha restituito alla comunità di Urago un reperto storico di inestimabile valore.
Durante i lavori sul lato sud dell’area occupata dal luogo di culto, è stata portata alla luce un’antichissima sepoltura che gli esperti fanno addirittura risalire alla dominazione dei Celti.
Se la valutazione temporale della tomba venisse confermata, si tratterebbe di un reperto di straordinaria rilevanza considerato che le sepolture celtiche sono una rarità. Questo perchè il culto funebre dei cenomani prevedeva la sepoltura in necropoli già esistenti, prevalentemente in quelle etrusche.
Ad annunciare il ritrovamento è stato il sindaco Guido Madona, appassionato di storia locale e tra i membri dell’associazione culturale «Castellaro», omonima, manco a dirlo, alla località in cui, nel 1999, furono trovate quattro sepolture cenomani sovrapposte.
«Siamo un paese piccolo - osserva il primo cittadino - ma non ci mancano i gioielli di famiglia. Il nuovo ritrovamento pone Urago tra i siti di grande interesse archeologico per quanto riguarda la dominazione celtica. Attualmente le sepolture sono state ricoperte al fine di metterle in sicurezza. Riaffioreranno una volta che sarà allestito il cantiere per i lavori sulla chiesa. Solo allora, in base alle indicazioni della Soprintendenza ai beni archeologici sapremo come comportarci».
Ora la curiosità è puntata sull’eventuale corredo funerario della tumulazione.
Urne cinerarie, ollette e uno scheletro perfettamente conservato erano spuntati nel precedente ritrovamento, nella campagna che costeggia la ex statale 469 che conduce a Pontoglio. La datazione del nuovo sito, con tanto di macina, potrebbe cambiare di molto, visto e considerato che nella località Castellaro fu rinvenuta una vera e propria necropoli con sepolture di epoca alto medievale.
La determinazione della Giunta, nonostante la penuria di denaro, è quella di inserire tale ritrovamento in un vero e proprio percorso storico-archeologico che faccia di Urago un punto di riferimento non solo provinciale nello studio di alcune civiltà. «Non va dimenticato - aggiunge Madona - che anche il Medioevo, grazie al castello, e l’epoca contemporanea, grazie alla villa Zoppola e al suo magnifico parco monumentale, sono periodi degnamente rappresentati dal nostro borgo».
Nell’attesa di mettere mano al sottosuolo, tra un mese inizieranno i lavori sulla chiesetta, eretta nel XII secolo, da tempo bisognosa di interventi per la messa in sicurezza. Il primo intervento avvenne nel 2002 con il rifacimento del tetto che consentì di riportare in sede anche i muri portanti, visto che la chiesetta si stava letteralmente aprendo in due. Ora con 300 mila euro si interverrà per imbrigliare le acque meteoriche all’esterno, così da eliminare infiltrazioni su tutto il perimetro. Alcuni interventi murali consentiranno inoltre una sicura stabilità di tutto il complesso.
Il secondo intervento riguarderà l’interno con la sistemazione del pavimento, tutta da definire visto che anche in questo caso sono stati ritrovati nel sottosuolo parti romaniche del precedente edificio. Sempre con questo stralcio saranno realizzati gli impianti di illuminazione e di riscaldamento.
L’ultima parte del progetto riguarderà la sistemazione degli affreschi conservati nella chiesetta, a partire da quelli dedicati a Sant’Erasmo, S. Gottardo, San Pantaleone, San Fermo, San Sebastiano e San Rocco realizzati nel Seicento. E’ invece custodita in Comune la Madonna sul trono con bambino, risalente al XII secolo e in un primo tempo dedicataria della chiesetta. L’assente illustre è invece l’affresco di San Pietro, trafugato nel 1976.
Un altro studio riguarderà la volta attualmente intonacata, che quasi sicuramente nasconde altre opere d’arte.
«Per ora - osserva il sindaco - dovremo arrangiarci dal punto di vista finanziario. Finora Regione e Provincia non hanno dato alcun seguito alle nostre richieste di aiuto e l’unica speranza per poter promuovere il nostro patrimonio è legata all’intervento di privati con sponsorizzazioni».
I lavori sono incentrati sugli studi del restauratore Fulvio Sina, dell’inegner Angelo Valsecchi e dell’architetto Mario Peticca.
Massimiliano Magli
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nel disegno, dal nostro archivio, Ricostruzione di un Tempio Druidico

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