Mozia, scoperto un tempio nell'isola che fu dei dei Fenici
Mozia, scoperto un tempio nell'isola che fu dei dei Fenici
Beatrice Rutiloni
la Repubblica, 27 febbraio 2006
Un'equipe della Sapienza di Roma ha scavato per quattro anni: c'era anche una piscina sacra, il Kothon
ROMA—Un tempio segreto nell'isola dei Fenici. La piccola Mozia, l'isola siciliana che occupa nel Mediterraneo lo spazio di appena 45 ettari di terra, non finisce di stupire gli archeologi. Dopo quarant'anni di scavi l'ultimo enigma di quella che fu un'importante colonia fenicia è stato risolto: il bacino artificiale, il Kothon, che fino a ieri si riteneva essere una darsena utilizzata per la riparazione delle barche è in realtà la vasca sacra collegata a un tempio di cui si sono rinvenuti i resti. Si tratta dell'unico esempio di complesso sacro fenicio nel suo genere mai rinvenuto in Italia. Tutto comincia quattro anni fa, quando un'equipe di archeologi e studiosi della Sapienza, in collaborazione conia soprintendenza di Trapani e la fondazione Whitaker, decide di fare ritorno sull'isola, che si trova al centro dello Stagnone di Marsala, dopo uno stop alle ricerche durato oltre dieci anni: «Non ci ha mai convinto la funzione del Kothon — spiega il direttore della missione, il profes-sor Lorenzo Nigro — sembrava troppo simmetrico per essere una darsena, la sua struttura con gli angoli orientati secondo i punti cardinali non poteva essere quella di un porticciolo. Avevamo un solo modo per scoprire cosa c'era sotto: prosciugare il Kothon».
Giovani volontari ed esperti professori hanno lavorato per settimane, con le pompe idriche e le pale: «Ciò che ci si è presentato davanti agli occhi è stato meraviglioso — ricorda Nigro — abbiamo trovato una falda di acqua dolce e la struttura di una piscina sacra: l'acqua e in particolare quella non salata era un elemento importantissimo per la spiritualità dei Fenici, popolo che colonizzò l'isola e ne fece un centro nevralgico per il Mediterraneo occidentale tra il IX e il IV secolo a.C. Il tempio e il Kothon erano collegati e utilizzati dall'antica popolazione semitica per il culto di una divinità degli inferi: oltre ai resti di pilastri e a un obelisco di tre metri trovato smontato e sepolto, abbiamo rinvenuto ossa di animali, pietre minerali e oggetti come orecchini o piccoli utensili che probabilmente venivano offerti».
Il complesso sacro del Koth on è unico nel suo genere nel Mediterraneo: «1 soli confronti con il tempio del Kothon si trovano nella zona del Levante — spiega Nigro — dove originariamente si trovava l'antica Fenicia: il Tempio degli Obelischi di Biblo in Libano e il Tempio di Amrit in Siria». La storia di Mozia, un museo a cielo aperto collegato alla Sicilia da una strada che quando il mare è alto da la sensazione di camminare sull'acqua, è legata da sempre alla curiosità: fu questa a spingere un nobil uomo inglese, Sir Joseph Whitaker, a comprare l'isola e dedicare la vita alla ricerca di una città fenicia. Riuscì dove aveva fallito Heinrich Schliemann, il celeberrimo scopritore di Micene e Troia. Alla tenacia di Whitaker e a quella di chi ha continuato ad esserlo dopo, da Antonia Ciasca che vi condusse una lunga campagna di scavi, in poi, si devono i ritrovamenti di testimoni eccezionali della civiltà fenicia.
Beatrice Rutiloni
la Repubblica, 27 febbraio 2006
Un'equipe della Sapienza di Roma ha scavato per quattro anni: c'era anche una piscina sacra, il Kothon
ROMA—Un tempio segreto nell'isola dei Fenici. La piccola Mozia, l'isola siciliana che occupa nel Mediterraneo lo spazio di appena 45 ettari di terra, non finisce di stupire gli archeologi. Dopo quarant'anni di scavi l'ultimo enigma di quella che fu un'importante colonia fenicia è stato risolto: il bacino artificiale, il Kothon, che fino a ieri si riteneva essere una darsena utilizzata per la riparazione delle barche è in realtà la vasca sacra collegata a un tempio di cui si sono rinvenuti i resti. Si tratta dell'unico esempio di complesso sacro fenicio nel suo genere mai rinvenuto in Italia. Tutto comincia quattro anni fa, quando un'equipe di archeologi e studiosi della Sapienza, in collaborazione conia soprintendenza di Trapani e la fondazione Whitaker, decide di fare ritorno sull'isola, che si trova al centro dello Stagnone di Marsala, dopo uno stop alle ricerche durato oltre dieci anni: «Non ci ha mai convinto la funzione del Kothon — spiega il direttore della missione, il profes-sor Lorenzo Nigro — sembrava troppo simmetrico per essere una darsena, la sua struttura con gli angoli orientati secondo i punti cardinali non poteva essere quella di un porticciolo. Avevamo un solo modo per scoprire cosa c'era sotto: prosciugare il Kothon».
Giovani volontari ed esperti professori hanno lavorato per settimane, con le pompe idriche e le pale: «Ciò che ci si è presentato davanti agli occhi è stato meraviglioso — ricorda Nigro — abbiamo trovato una falda di acqua dolce e la struttura di una piscina sacra: l'acqua e in particolare quella non salata era un elemento importantissimo per la spiritualità dei Fenici, popolo che colonizzò l'isola e ne fece un centro nevralgico per il Mediterraneo occidentale tra il IX e il IV secolo a.C. Il tempio e il Kothon erano collegati e utilizzati dall'antica popolazione semitica per il culto di una divinità degli inferi: oltre ai resti di pilastri e a un obelisco di tre metri trovato smontato e sepolto, abbiamo rinvenuto ossa di animali, pietre minerali e oggetti come orecchini o piccoli utensili che probabilmente venivano offerti».
Il complesso sacro del Koth on è unico nel suo genere nel Mediterraneo: «1 soli confronti con il tempio del Kothon si trovano nella zona del Levante — spiega Nigro — dove originariamente si trovava l'antica Fenicia: il Tempio degli Obelischi di Biblo in Libano e il Tempio di Amrit in Siria». La storia di Mozia, un museo a cielo aperto collegato alla Sicilia da una strada che quando il mare è alto da la sensazione di camminare sull'acqua, è legata da sempre alla curiosità: fu questa a spingere un nobil uomo inglese, Sir Joseph Whitaker, a comprare l'isola e dedicare la vita alla ricerca di una città fenicia. Riuscì dove aveva fallito Heinrich Schliemann, il celeberrimo scopritore di Micene e Troia. Alla tenacia di Whitaker e a quella di chi ha continuato ad esserlo dopo, da Antonia Ciasca che vi condusse una lunga campagna di scavi, in poi, si devono i ritrovamenti di testimoni eccezionali della civiltà fenicia.
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