Ritrovata la nave più vecchia del mondo
Ritrovata la nave più vecchia del mondo
EMANUELE PERUGINI
IL MATTINO 09-03-2006
Così gli antichi egizi erano in grado di navigare anche in mare aperto. Una scoperta targata Napoli
La campagna di scavi sulla costa del Mar Rosso effettuata da esperti dell'università Orientale
Il magazzino del 1800 a. C. era la base navale per raggiungere la mitica Punt
I RESTI delle più antiche navi del mondo sono stati portati alla luce da un équipe di ricercatori napoletani e americani. Le navi erano usate per le missioni commerciali verso la mitica "Terra di Punt". Lo dimostra una cassa scoperta accanto ad uno degli assi dello scafo di una nave, sulla quale è stata trovata la scritta "Le meraviglie di Punt". Quasi fosse un antico marchio di qualità.
Si tratta di una scoperta archeologica di grande rilievo perché fino ad oggi si riteneva che gli antichi egizi non fossero in grado di compiere navigazioni oceaniche e che le loro possibilità si limitassero ai viaggi lungo il Nilo e lungo le coste del Delta. Invece grazie agli scavi compiuti dal gruppo di archeologi dell'Istituto Orientale di Napoli guidati da Rodolfo Fattovich, ai quali hanno partecipato anche archeologi americani dell'Università di Boston, non solo sono emersi i resti di alcune imbarcazioni, ma soprattutto, è venuta alla luce quella che, a tutti gli effetti, sembra essere una vera e propria base navale. Fatto questo che dimostra che per gli antichi egizi la navigazione in mare aperto era tutt'altro che occasionale.
Inoltre la scoperta offre una conferma diretta di quanto descritto in alcuni antichi papiri a proposito di una missione organizzata: dalla regina Hatshepsut verso la mitica "Terra di Punt" che ora sembra essere definitivamente collocata tra l'Etiopia e lo Yemen, proprio a cavallo del tratto finale del Mar Rosso. Le assi e le travi di legno di cedro del Libano e di acacia che appartenevano alle antiche navi, sono però ancora più antiche della regina Hatshepsut che governò l'Egitto intorno al 1479-1457 avanti Cristo. Stando ai primi rilievi sembra infatti che risalgano all'epoca di un'altro faraone, Amenemhat III che regnò tra il 1807 e il 1797 avanti Cristo e che pure organizzò diverse spedizioni nella Terra Punt.
Proprio verso questa destinazione facevano servizio le navi scoperte dagli archeologi napoletani. Su questo non ci sono dubbi. La loro base operativa si trovava sulla costa del Mar Rosso, nel sito che oggi si chiama Marsa Gawasis e che si trova una ventina di chilometri a Sud della città di Port Safaga. Qui i marinai egizi scaricavano le loro merci e sostituivano quelle parti della nave che si erano logorate o danneggiate durante la crociera lunga oltre duemila chilometri.
Nella base navale trovavano tutto il necessario per le riparazioni. In alcune caverne scavate a mano infatti i ricercatori hanno scoperto, in stato di quasi perfetta conservazione, il cordame necessario per manovrare le vele, alcune casse per caricare e scaricare le stive, frammenti di tessuti per le vele e anche vasellame, ancore e altro materiale. Secondo le stime ad ogni missione dovevano partecipare almeno 3700 marinai.
EMANUELE PERUGINI
IL MATTINO 09-03-2006
Così gli antichi egizi erano in grado di navigare anche in mare aperto. Una scoperta targata Napoli
La campagna di scavi sulla costa del Mar Rosso effettuata da esperti dell'università Orientale
Il magazzino del 1800 a. C. era la base navale per raggiungere la mitica Punt
I RESTI delle più antiche navi del mondo sono stati portati alla luce da un équipe di ricercatori napoletani e americani. Le navi erano usate per le missioni commerciali verso la mitica "Terra di Punt". Lo dimostra una cassa scoperta accanto ad uno degli assi dello scafo di una nave, sulla quale è stata trovata la scritta "Le meraviglie di Punt". Quasi fosse un antico marchio di qualità.
Si tratta di una scoperta archeologica di grande rilievo perché fino ad oggi si riteneva che gli antichi egizi non fossero in grado di compiere navigazioni oceaniche e che le loro possibilità si limitassero ai viaggi lungo il Nilo e lungo le coste del Delta. Invece grazie agli scavi compiuti dal gruppo di archeologi dell'Istituto Orientale di Napoli guidati da Rodolfo Fattovich, ai quali hanno partecipato anche archeologi americani dell'Università di Boston, non solo sono emersi i resti di alcune imbarcazioni, ma soprattutto, è venuta alla luce quella che, a tutti gli effetti, sembra essere una vera e propria base navale. Fatto questo che dimostra che per gli antichi egizi la navigazione in mare aperto era tutt'altro che occasionale.
Inoltre la scoperta offre una conferma diretta di quanto descritto in alcuni antichi papiri a proposito di una missione organizzata: dalla regina Hatshepsut verso la mitica "Terra di Punt" che ora sembra essere definitivamente collocata tra l'Etiopia e lo Yemen, proprio a cavallo del tratto finale del Mar Rosso. Le assi e le travi di legno di cedro del Libano e di acacia che appartenevano alle antiche navi, sono però ancora più antiche della regina Hatshepsut che governò l'Egitto intorno al 1479-1457 avanti Cristo. Stando ai primi rilievi sembra infatti che risalgano all'epoca di un'altro faraone, Amenemhat III che regnò tra il 1807 e il 1797 avanti Cristo e che pure organizzò diverse spedizioni nella Terra Punt.
Proprio verso questa destinazione facevano servizio le navi scoperte dagli archeologi napoletani. Su questo non ci sono dubbi. La loro base operativa si trovava sulla costa del Mar Rosso, nel sito che oggi si chiama Marsa Gawasis e che si trova una ventina di chilometri a Sud della città di Port Safaga. Qui i marinai egizi scaricavano le loro merci e sostituivano quelle parti della nave che si erano logorate o danneggiate durante la crociera lunga oltre duemila chilometri.
Nella base navale trovavano tutto il necessario per le riparazioni. In alcune caverne scavate a mano infatti i ricercatori hanno scoperto, in stato di quasi perfetta conservazione, il cordame necessario per manovrare le vele, alcune casse per caricare e scaricare le stive, frammenti di tessuti per le vele e anche vasellame, ancore e altro materiale. Secondo le stime ad ogni missione dovevano partecipare almeno 3700 marinai.
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