Lago degli Idoli, uno scrigno inesauribile di reperti.

Lago degli Idoli, uno scrigno inesauribile di reperti. I risultati degli ultimi scavi
Giuseppe Valeri
La Nazione - Arezzo 29/9/2006

POPPI — Il sito archeologico del Lago degli Idoli continua a stupire e far parlare studiosi ed esperti. Questo angolo sperduto a 1380 metri di quota sul versante meridionale del Falterona, a due passi dalla sorgente del grande fiume toscano, l'Arno e una volta caratterizzato da un piccolo lago, sembra essere sempre di più un grande contenitore di reperti etruschi e a distanza di 170 anni dai primi ritrovamenti (ex voto, statuette, monete e frammenti di armi sparsi oggi in vari musei d'Europa, tra i quali il Louvre, il British Museum, l'Ermitage) regala ancora testimonianze di estremo valore artistico e storico. E così i risultati dell'ultima campagna di scavi del 2003: sono stati scavati 176 metri quadri, con il ritrovamento di 136 oggetti; nel 2004 1800 metri, con il ritrovamento di 180 oggetti; nel 2005 864 metri, con il ritrovamento di 92 oggetti. I risultati di queste ricerche, volute dalla Comunità montana del Casentino, in collaborazione con il comune di Stia, la Sovrintendenza per i beni archeologici, ente Parco e Regione, Provincia, Gruppo archeologico del Casentino, sono stati presentati ieri nel corso di una intensa e partecipata giornata di studio organizzata al castello dei Conti Guidi proprio dalla Comunità Montana del Casentino, che ha permesso non solo di parlare degli ultimi ritrovamenti ma anche delle importanti indagini ambientali effettuate negli ultimi mesi sul sito archeologico. Importanti relazioni, testimonianze sul campo, tecniche di scavo e di conservazione dei reperti, progetti eseguiti e quelli futuri hanno dato vita ad un ampio dibattito con gli occhi puntati naturalmente sulla teca allestita nel grande salone delle feste dove è stata esposta per la prima volta al pubblico l'ultimo «gioiello» frutto degli scavi di un mese fa, una statuetta bellissima che risale al IV secolo a.c. e molto simile agli esemplari esposti al Louvre. E poi le relazioni sulle indagini ambientali che sono state portate avanti contestualmente agli scavi con lo studio a carattere paleoambientale per l'identificazione delle specie legnose e la ricostruzione dell'ambiente originario come si presentava circa 6.000 anni fa ( secondo la datazione con il carbonio 14 effettuata sui residui legnosi). «Accanto allo studio archeologico della stipe votiva — ci ha detto il dottor Simone Borchi, dirigente della Comunità montana e responsabile del progetto — si è aperto un fronte non meno importante a livello paleoambientale che darà informazioni sul clima del tempo e, insieme alle indagini sui pollini fossili, uno spaccato dell' ambiente naturale. Tutto questo ci consentirà — ha aggiunto — non solo di ricreare entro il prossimo anno il laghetto, ma anche di ricreare nel suo perimetro una fascia di vegetazione non alterata dall'intervento umano nel corso dei secoli». Entro il 2009 sarà realizzata una grande mostra che riunirà per la prima volta i reperti custoditi nei vari musei del mondo e quelli dei recenti scavi, mentre si parla insistentemente di un museo del territorio all'interno del quale trovi spazio una grande sezione archeologica.

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