scoperte dagli scavi nell´area archeologica di Marsala
scoperte dagli scavi nell´area archeologica di Marsala
CLAUDIO PATERNA
SABATO, 28 MARZO 2009 LA REPUBBLICA - Palermo
I misteri della sibilla nel pozzo di Capo Lilybeo
Riportate in luce le imponenti fortificazioni e una porta d´accesso alla città-porto
Le scoperte archeologiche si susseguono senza sosta al Capo Lilybeo di Marsala. Prima il ritrovamento della statua marmorea femminile di Venere e l´identificazione di una pseudo cupola sopra il famoso "antro della Sibilla", poi la rimessa in luce di imponenti fortificazioni conservate in altezza per più di due metri, una porta monumentale d´accesso alla città-porto, un eccezionale inedito santuario probabilmente dedicato alla dea Iside come risultati della più recente campagna di scavi condotta al capo Boeo nell´ambito del Por Sicilia-circuito aree archeologiche, risultati che saranno presentati al museo di Marsala.
Gli scavi condotti dalla Soprintendenza di Trapani, con il coordinamento del Servizio per i beni archeologici diretto da Rossella Giglio, hanno accertato che l´area del parco archeologico, estesa per 30 ettari, è stata riutilizzata in epoca tardo-romana e bizantina per prevalente uso cimiteriale, con numerose sepolture decorate con iscrizioni in lingua greca, dipinte in rosso e con simboli paleocristiani.
Studiosi di epigrafia come Attilio Mastino hanno decifrato quelle epigrafi deducendo che si tratta di formule rituali che accompagnavano un esorcismo per benedire le tombe. La scoperta di formule rituali, di stele dipinte, di scongiuri contro i demoni, non meraviglia più di tanto coloro che da anni si appassionano a quest´area antichissima: racconti di magia e leggende su immensi tesori hanno da sempre caratterizzato questo promontorio ancora prima degli scavi archeologici del 1939.
Un monumento, in particolare, ha reso più misteriosi ed emblematici quei luoghi: la grotta della Sibilla lilibetana, multiforme divinità pagana che aleggia in tanti racconti popolari raccolti da Giuseppe Pitrè. La grotta è stata descritta nei loro racconti da Virgilio, Diodoro Siculo, dal vescovo Pascasino in epoca bizantina; poi dal XVI sec. in poi il Fazello, il D´Orville, l´Houel che ne ha tratto un acquerello, Ottavio Gaetani, Rocco Pirri, il canonico Massa e il Mongitore «nelle cose più memorabili di Sicilia». L´autore degli "Opuscoli palermitani" in particolare, definisce famosa Marsala per l´abitazione d´una celebre maga-sibilla sotto il tempio di San Giovanni al Boeo: «al centro della grotta sta il tanto celebrato pozzo, delle cui acque, che tiene di salso, probabilmente bevea la Sibilla prima di proferire l´indovinamenti». Siamo in pieno illuminismo, s´avviano i primi scavi archeologici, eppure permane quel fascino per il mistero d´una maga che emette vaticini in un antro oscuro tra varie pitture di mostri marini.
Più recentemente Biagio Pace, Julius Schubring e Anna Maria Bisi hanno definito quel pozzo una traccia evidente di sincretismo religioso pagano-cristiano per il permanere da tempi antichissimi di un locale culto delle acque. E l´acqua era certamente un elemento magico per i marinai che riuscivano ad approdare sani e salvi al capo Boeo, tra gli alti scogli e il mare sempre agitato, e infine rinfrescarsi in quel luogo buio, misterioso e solenne. Ci vollero le cattolicissime armate spagnole di Carlo V per cancellarne temporaneamente la memoria; poi la grotta risorse dall´oblio, prima nei "cunti" e nelle superstizioni popolari, poi sotto forma di chiesa-santuario dedicata a San Giovanni Battista, il patrono dei marsalesi.
Una confraternita ha retto le sorti del santuario fino ad alcuni anni fa, quando ancora da mezza Sicilia e dal circondario di Marsala venivano i pellegrini per la fatidica vigilia del solstizio estivo: i devoti s´incamminavano in religioso silenzio, scendevano da una scaletta stretta verso l´ipogeo, bagnavano la mano destra con l´acqua del pozzo, toccavano con la mano bagnata le pareti umide, facevano il segno della croce, lanciavano una monetina nel pozzo dopo tre brevi giri attorno ad esso, infine risalivano dall´altra scaletta stretta che li portava nuovamente in chiesa per assistere alle funzioni. Questo il rito, che - secondo la credenza - arrecava fortuna, soprattutto nelle scelte affettive femminili.
Dal 1980 si sono succeduti vari cantieri di restauro, che hanno portato al ripristino del tetto crollato, al rifacimento dei pavimenti e della sagrestia, al consolidamento della volta della grotta e degli ambienti ipogeici.
CLAUDIO PATERNA
SABATO, 28 MARZO 2009 LA REPUBBLICA - Palermo
I misteri della sibilla nel pozzo di Capo Lilybeo
Riportate in luce le imponenti fortificazioni e una porta d´accesso alla città-porto
Le scoperte archeologiche si susseguono senza sosta al Capo Lilybeo di Marsala. Prima il ritrovamento della statua marmorea femminile di Venere e l´identificazione di una pseudo cupola sopra il famoso "antro della Sibilla", poi la rimessa in luce di imponenti fortificazioni conservate in altezza per più di due metri, una porta monumentale d´accesso alla città-porto, un eccezionale inedito santuario probabilmente dedicato alla dea Iside come risultati della più recente campagna di scavi condotta al capo Boeo nell´ambito del Por Sicilia-circuito aree archeologiche, risultati che saranno presentati al museo di Marsala.
Gli scavi condotti dalla Soprintendenza di Trapani, con il coordinamento del Servizio per i beni archeologici diretto da Rossella Giglio, hanno accertato che l´area del parco archeologico, estesa per 30 ettari, è stata riutilizzata in epoca tardo-romana e bizantina per prevalente uso cimiteriale, con numerose sepolture decorate con iscrizioni in lingua greca, dipinte in rosso e con simboli paleocristiani.
Studiosi di epigrafia come Attilio Mastino hanno decifrato quelle epigrafi deducendo che si tratta di formule rituali che accompagnavano un esorcismo per benedire le tombe. La scoperta di formule rituali, di stele dipinte, di scongiuri contro i demoni, non meraviglia più di tanto coloro che da anni si appassionano a quest´area antichissima: racconti di magia e leggende su immensi tesori hanno da sempre caratterizzato questo promontorio ancora prima degli scavi archeologici del 1939.
Un monumento, in particolare, ha reso più misteriosi ed emblematici quei luoghi: la grotta della Sibilla lilibetana, multiforme divinità pagana che aleggia in tanti racconti popolari raccolti da Giuseppe Pitrè. La grotta è stata descritta nei loro racconti da Virgilio, Diodoro Siculo, dal vescovo Pascasino in epoca bizantina; poi dal XVI sec. in poi il Fazello, il D´Orville, l´Houel che ne ha tratto un acquerello, Ottavio Gaetani, Rocco Pirri, il canonico Massa e il Mongitore «nelle cose più memorabili di Sicilia». L´autore degli "Opuscoli palermitani" in particolare, definisce famosa Marsala per l´abitazione d´una celebre maga-sibilla sotto il tempio di San Giovanni al Boeo: «al centro della grotta sta il tanto celebrato pozzo, delle cui acque, che tiene di salso, probabilmente bevea la Sibilla prima di proferire l´indovinamenti». Siamo in pieno illuminismo, s´avviano i primi scavi archeologici, eppure permane quel fascino per il mistero d´una maga che emette vaticini in un antro oscuro tra varie pitture di mostri marini.
Più recentemente Biagio Pace, Julius Schubring e Anna Maria Bisi hanno definito quel pozzo una traccia evidente di sincretismo religioso pagano-cristiano per il permanere da tempi antichissimi di un locale culto delle acque. E l´acqua era certamente un elemento magico per i marinai che riuscivano ad approdare sani e salvi al capo Boeo, tra gli alti scogli e il mare sempre agitato, e infine rinfrescarsi in quel luogo buio, misterioso e solenne. Ci vollero le cattolicissime armate spagnole di Carlo V per cancellarne temporaneamente la memoria; poi la grotta risorse dall´oblio, prima nei "cunti" e nelle superstizioni popolari, poi sotto forma di chiesa-santuario dedicata a San Giovanni Battista, il patrono dei marsalesi.
Una confraternita ha retto le sorti del santuario fino ad alcuni anni fa, quando ancora da mezza Sicilia e dal circondario di Marsala venivano i pellegrini per la fatidica vigilia del solstizio estivo: i devoti s´incamminavano in religioso silenzio, scendevano da una scaletta stretta verso l´ipogeo, bagnavano la mano destra con l´acqua del pozzo, toccavano con la mano bagnata le pareti umide, facevano il segno della croce, lanciavano una monetina nel pozzo dopo tre brevi giri attorno ad esso, infine risalivano dall´altra scaletta stretta che li portava nuovamente in chiesa per assistere alle funzioni. Questo il rito, che - secondo la credenza - arrecava fortuna, soprattutto nelle scelte affettive femminili.
Dal 1980 si sono succeduti vari cantieri di restauro, che hanno portato al ripristino del tetto crollato, al rifacimento dei pavimenti e della sagrestia, al consolidamento della volta della grotta e degli ambienti ipogeici.
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