Il giallo di Nello morto 4.500 anni fa

Il giallo di Nello morto 4.500 anni fa
Francesco Gironi
Gente 16/8/2009

Nettuno (Roma). La scena del crimine, come direbbero gli investigatori di Csi, è a pochi passi dal mare. seminascosta da un cespuglio di macchia mediterranea, nei pressi di Nettuno, sul litorale laziale.
L’assassino, o gli assassini, sono stati sfortunati: per 4.500 anni erano infatti riusciti a farla franca. Il caso, invece, ha voluto che lo scorso maggio (ma la notizia è stata resa nota in questi giorni) una pattuglia dei carabinieri passasse proprio di lì e che l'occhio allenato di uno dei militari notasse una fenditura del terreno. Per uno di quei casi di cui la letteratura poliziesca è piena, decide di avvicinarsi. Tra la sabbia e i cespugli si intravvede un piccolo vaso. L’uomo scava intorno con le mani: chissà, forse solo per recuperarlo e magari buttarlo a mare evitando così che qualche turista possa finire con il calpestarlo e tagliarsi. Ma tra la sabbia affiorano anche delle ossa. Umane. E tutto cambia. Coperta da un cespuglio, sotto pochi centimetri di sabbia c'era una tomba: forma ovaloide, lunga poco meno di due metri e larga uno. All'interno, uno scheletro quasi intatto, sei vasi, due punte di freccia o di lancia in selce ma. soprattutto. un'altra punta trovata all'altezza del costato. L'arma del delitto? È ancora presto per avanzare ipotesi». precisa a Gente Marina Sapelli Ragni, sovrintendente archeologico del Lazio. Nelle prossime settimane inizieremo a studiare i resti nei laboratori del Santuario di Ercole vincitore a Tivoli e potremmo avere le prime risposte. Per il momento quello scheletro è stato ribattezzato Nello. «Da Aniello, il nome del carabiniere che l'ha scoperto - spiega a Gente il colonnello Raffaele Mancino, comandante del reparto operativo del nucleo Tutela patrimonio culturale dei carabinieri. Siamo stati fortunati, la forza del mare aveva già portato via i piedi dello scheletro; ancora qualche mareggiata e l'acqua avrebbe inghiottito tutto”, aggiunge. Lo scheletro, infatti, era stato spostato forse proprio dal mare, e il bacino appariva in una posizione innaturale. Il lavoro degli archeologi è stato una vera corsa contro il tempo per strappare dal mare i resti di Nello. Che non ha resistito solo alla forza della natura, ma anche a quella dell'uomo. Già, perché quell'area. sin dal 1800, fa parte di un poligono militare dove sono testate artiglierie antiaeree, costiere e navali. Forse anche Nello alla fine degli esami racconterà una storia di violenza, come per il suo coetaneo Òtzi, la mummia del Similaun, scoperta nel 1991 al confine tra Italia e Austria che, secondo gli ultimi studi fu ucciso in un agguato (è stato trovata una punta di freccia in selce nella spalla sinistra, oltre ad alcune ferite e abrasioni). Ma perché Nello è così importante? La scoperta rappresenta l'anello di congiunzione tra il periodo Paleolitico e l'Età del Bronzo - spiega ancora la sovrintendente. Sapevamo che questa era una zona ricchissima, ma nel periodo eneolitico, la cosiddetta Età del Rame, intorno al III millennio a.C. l'area sembrava essersi come svuotata. L'indagine, come si dice in questi casi, sta muovendo i primi passi e gli interrogativi sono ancora molti. Per cominciare, cosa hanno scoperto esattamente i carabinieri? Siamo di fronte a una sepoltura isolata o la tomba faceva parte di una necropoli? L'uomo, secondo Sapelli Ragni, era una persona di un certo rango. E’ un capo guerriero sepolto sul campo di battaglia? Magari proprio intorno a quel piccolo promontorio sbarcarono popolazioni provenienti dall’Anatolia o dall'Egeo e fu battaglia. Che intorno a Nettuno sia cresciuto un fiorente villaggio o si sia consumato un efferato delitto, un'altra battaglia si profila all'orizzonte: dove riposeranno, si spera in pace, i resti di Nello? L'assessore alla Cultura di Nettuno Giampiero Pedace non ha dubbi: Il nostro museo sarebbe la cornice più idonea- ha già fatto sapere a scanso di equivoci.

Commenti

Attilio ha detto…
Considerato che 40 chilometri più a nord c'ò Lavinium, luogo dello sbarco di Enea nel Lazio nell'Età del Bronzo, sembra che da tempi molto più antichi la costa laziale fosse approdo di popoli stranieri. Ciò pare confermare la Storia di Roma di Dionigi d'Alicarnasso. Paolo

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