La Pompei pisana mette in vetrina gli antichi tesori
La Pompei pisana mette in vetrina gli antichi tesori
Il Tirreno, 4/4/2006
Imbarcazioni, anfore e gioielli venuti alla luce nel 1998 durante i lavori in Piazza dei Miracoli si potranno ammirare a Roma da oggi al 31 maggio
ROMA. Un'esposizione itinerante per presentare le eccezionali scoperte effettuate negli scavi del Cantiere delle Navi Antiche di Pisa che hanno portato alla luce una vera e propria Pompei dell'acqua. È la mostra "Pisa. Un viaggio nel mare dell'antichità" allestita, in occasione della sua prima tappa, nel Cortile delle Carrette e Cripta del Complesso Monumentale di San Michele a Ripa Grande di Roma.
Il ritrovamento di una innumerevole quantità di reperti, solo in parte in rassegna, risale al 1998, ossia a quando gli operai impegnati nei lavori per la costruzione del centro direzionale delle Ferrovie dello Stato, dietro piazza dei Miracoli a Pisa, si imbatterono nei resti di tre navi. Da quel giorno, sono tornati alla luce trenta, tra imbarcazioni e "barchini" fluviali, e reperti di ogni sorta: anfore, vasi di vetro, monete, gioielli, pettini, calzature. Il percorso espositivo della mostra è strutturato in discesa come a voler simulare l'immersione nell'alveo fluviale dell'Arno, le cui devastanti alluvioni, succedutesi nell'arco di nove secoli, sono state causa diretta del contesto archeologico rinvenuto. In apertura, la ricostruzione in scala reale di un approdo fluviale di età augustea, epoca alla quale risale l'elemento rappresentativo della rassegna: la nave "Alkedo" (il Gabbiano), altrimenti detta dagli archeologi, nave "C", «restituita» da quella che gli storici definiscono «alluvione augustea", disastrosa piena dell'Arno verificatasi intorno al 10 d.C. L'imbarcazione, la cui ricostruzione, ha detto il docente di Architettura Navale dell'Università degli Studi di Bologna, Marco Bonino «ha un'attendibilità con l'originale, attualmente conservato al Centro di Conservazione dei legni bagnati di Pisa, al 90%» è una sei remi, completata nelle parti mancanti, ormeggiata al pontile. All'Alkedo segue la barca "F"': una piroga fluviale la cui ricostruzione, ha spiegato Andrea Camilli, direttore archeologo della Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana che ha curato il restauro degli oggetti in mostra «è stata eseguita attraverso un calco, senza toccare l'oggetto» poiché nonostante la particolare composizione del terreno abbia permesso la perfetta conservazione dei reperti «al suo rinvenimento l'imbarcazione presentava - ha aggiunto Camilli - solo 40% di struttura lignea, il resto era tutta acqua, quindi particolarmente fragile». Al pontile si ha accesso dopo aver superato la ricostruzione di un capanno da pesca del I secolo d.C allestito con alcuni tra gli oggetti rinvenuti nel corso degli scavi: piatti, tegami, lucerne, anforette ed olle in terracotta. La rassegna prosegue poi con la ricostruzione dell'ambiente faunistico e floreale dell'habitat fluviale e successivamente nei locali della Cripta, dove ha inizio l'esposizione del materiale archeologico.
Questa parte della mostra si articola in diverse sezioni: la prima, "vita a bordo", espone attrezzi da cucina e bagagli dei passeggeri; la seconda, "vita di fiume e di palude", rende visibili cesti, intrecci e attrezzature da pesca; la terza, intitolata "dal mondo a Pisa", espone il campionario completo delle anfore da trasporto rinvenute compresa una destinata forse a contenere del vino frizzante; la quarta, "da Pisa al mondo", illustra una serie di ceramiche di produzione pisana e la loro diffusione. La mostra è integrata da una sezione documentaria curata dalla scuola Normale Superiore di Pisa riguardante i lavori per il progetto di realizzazione del futuro Museo delle Navi che sorgerà a Pisa negli antichi spazi degli Arsenali medicei sull'Arno, a poca distanza dal ritrovamento. La mostra, «la cui prossima tappa - ha annunciato Camilli - sarà San Sebastian, nei Paesi Baschi» è aperta al pubblico da oggi al 31 maggio.
Il Tirreno, 4/4/2006
Imbarcazioni, anfore e gioielli venuti alla luce nel 1998 durante i lavori in Piazza dei Miracoli si potranno ammirare a Roma da oggi al 31 maggio
ROMA. Un'esposizione itinerante per presentare le eccezionali scoperte effettuate negli scavi del Cantiere delle Navi Antiche di Pisa che hanno portato alla luce una vera e propria Pompei dell'acqua. È la mostra "Pisa. Un viaggio nel mare dell'antichità" allestita, in occasione della sua prima tappa, nel Cortile delle Carrette e Cripta del Complesso Monumentale di San Michele a Ripa Grande di Roma.
Il ritrovamento di una innumerevole quantità di reperti, solo in parte in rassegna, risale al 1998, ossia a quando gli operai impegnati nei lavori per la costruzione del centro direzionale delle Ferrovie dello Stato, dietro piazza dei Miracoli a Pisa, si imbatterono nei resti di tre navi. Da quel giorno, sono tornati alla luce trenta, tra imbarcazioni e "barchini" fluviali, e reperti di ogni sorta: anfore, vasi di vetro, monete, gioielli, pettini, calzature. Il percorso espositivo della mostra è strutturato in discesa come a voler simulare l'immersione nell'alveo fluviale dell'Arno, le cui devastanti alluvioni, succedutesi nell'arco di nove secoli, sono state causa diretta del contesto archeologico rinvenuto. In apertura, la ricostruzione in scala reale di un approdo fluviale di età augustea, epoca alla quale risale l'elemento rappresentativo della rassegna: la nave "Alkedo" (il Gabbiano), altrimenti detta dagli archeologi, nave "C", «restituita» da quella che gli storici definiscono «alluvione augustea", disastrosa piena dell'Arno verificatasi intorno al 10 d.C. L'imbarcazione, la cui ricostruzione, ha detto il docente di Architettura Navale dell'Università degli Studi di Bologna, Marco Bonino «ha un'attendibilità con l'originale, attualmente conservato al Centro di Conservazione dei legni bagnati di Pisa, al 90%» è una sei remi, completata nelle parti mancanti, ormeggiata al pontile. All'Alkedo segue la barca "F"': una piroga fluviale la cui ricostruzione, ha spiegato Andrea Camilli, direttore archeologo della Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana che ha curato il restauro degli oggetti in mostra «è stata eseguita attraverso un calco, senza toccare l'oggetto» poiché nonostante la particolare composizione del terreno abbia permesso la perfetta conservazione dei reperti «al suo rinvenimento l'imbarcazione presentava - ha aggiunto Camilli - solo 40% di struttura lignea, il resto era tutta acqua, quindi particolarmente fragile». Al pontile si ha accesso dopo aver superato la ricostruzione di un capanno da pesca del I secolo d.C allestito con alcuni tra gli oggetti rinvenuti nel corso degli scavi: piatti, tegami, lucerne, anforette ed olle in terracotta. La rassegna prosegue poi con la ricostruzione dell'ambiente faunistico e floreale dell'habitat fluviale e successivamente nei locali della Cripta, dove ha inizio l'esposizione del materiale archeologico.
Questa parte della mostra si articola in diverse sezioni: la prima, "vita a bordo", espone attrezzi da cucina e bagagli dei passeggeri; la seconda, "vita di fiume e di palude", rende visibili cesti, intrecci e attrezzature da pesca; la terza, intitolata "dal mondo a Pisa", espone il campionario completo delle anfore da trasporto rinvenute compresa una destinata forse a contenere del vino frizzante; la quarta, "da Pisa al mondo", illustra una serie di ceramiche di produzione pisana e la loro diffusione. La mostra è integrata da una sezione documentaria curata dalla scuola Normale Superiore di Pisa riguardante i lavori per il progetto di realizzazione del futuro Museo delle Navi che sorgerà a Pisa negli antichi spazi degli Arsenali medicei sull'Arno, a poca distanza dal ritrovamento. La mostra, «la cui prossima tappa - ha annunciato Camilli - sarà San Sebastian, nei Paesi Baschi» è aperta al pubblico da oggi al 31 maggio.
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