Portus Pisanus: scoperto e presto di nuovo interrato

Portus Pisanus: scoperto e presto di nuovo interrato
Roberto Riu
GIOVEDÌ, 13 AGOSTO 2009 IL TIRRENO - Livorno

Via Firenze. Il ritrovamento dell’antico sito a rischio perché la Sovraintendenza non ha soldi

Un tratto di molo a forma di L che appartiene quasi certamente al Portus Pisanus, l’antico insediamento costiero che precedette la nascita di Livorno.
E’ questo il risultato delle ricerche iniziate nel 2003 dal team di Silvia Ducci e Marinella Pasquinucci. Il ritrovamento è avvenuto nei giorni scorsi in via Firenze ma rischia di finire presto di nuovo interrato a causa della scarsità di finanziamenti a disposizione della Sovraintendenza. Ma torniamo alla scoperta: si tratterebbe dell’avamposto sud del porto che fu utilizzato anche dalla Repubblica Marinara di Pisa, in epoca medioevale.
Conosciuto dagli studiosi sin dal ’700 il sito di Portus Pisanus è stato oggetto di recenti campagne di scavo che hanno appunto riportato alla luce uno scorcio del antico fondale portuale databile al IV-II secolo a.C., mentre nel febbraio 2004 erano già state ricuperate delle anfore. Nel 2006 il rinvenimento dei resti di un edificio commerciale, si pensa ad un “macellum”, la cui area è stata indagata nel 2008 mediante il georadar riuscendo a rivelarne gran parte della sua configurazione originale.
Al Portus Pisanus fa riferimento Cicerone che già nel 59 a.C. scriveva al fratello Quinto: «Caro fratello mi imbarcherò per l’Hiberia dal porto di Labro». Il porto di Labro, in epoca Augustea, si trasformò in Portus Pisanus. E poi, nel 501 d.C. si parla di questo scalo posizionandolo a 9 miglia dalla foce e a 21 dal porto di Vada: posizione compatibile, nel tempo, con il ritrovamento attuale.
Inoltre la descrizione della zona è riportata da Rutilio Namaziano nel «De Reditu suo» scritto attorno al 415 d.C. Quell’area portuale nel Medio Evo seguì poi le vicende della Repubblica di Pisa attraversando anche la pesante sconfitta nella battaglia navale della Meloria inflitta dai Genovesi che si impadronirono pure della grande catena destinata a chiudere il porto (la catena, restituita dopo l’Unità d’Italia, si trova ora nel Camposanto Monumentale di Pisa).
Progressivamente interratosi il Portus Pisanus venne definitivamente abbandonato nel 1509 creando così il presupposto per la costruzione del porto di Livorno da parte della dinastia medicea. Nei secoli successivi la zona ha restituito numerosi reperti antichi, diversi dei quali sono andati ad arricchire la famosa “Collezione Chiellini”, donata al Comune di Livorno.
Di queste raccolte si è ultimamente parlato durante l’inaugurazione della mostra archeologia ai Granai di Villa Mimbelli nel febbraio scorso ed in seguito nel Programma Piuss (Piani Integrati di Sviluppo Urbano Sostenibile). Intanto al Museo di Storia Naturale del Mediterraneo dal marzo scorso si è aperta una mostra che sarà visitabile sino alla fine di dicembre dedicata proprio al Portus Pisanus ed al suo retroterra produttivo dove spicca, fra l’altro, uno dei pilastri marmorei di foggia leonina appartenente ad un grande tavolo, un pregevole elemento rinvenuto proprio un paio d’anni fa durante le ricerche condotte dalla Soprintendenza su quell’antica area portuale.
All’interno del sito sono stati rinvenuti alcuni reperti che contestualizzano l’età archeologica supposta. Si tratta di anfore italiche, piatti in ceramica di età augustea e altri frammenti risalenti al V secolo d.C.. Entro fine estate, al termine delle ricerche archeologiche, il sito verrà presentato alla città e poi con tutta probabilità interrato nuovamente per mancanza di fondi per l’esproprio delle aree da parte dalla Sovrintendenza dei Beni Culturali.

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