Una Pompei lombarda nel sottosuolo di Cremona
Una Pompei lombarda nel sottosuolo di Cremona
Andrea Silla
Corriere della Sera, 4/4/2006
Dagli scavi in piazza Marconi affiora l'urbs imperiale distrutta da Vespasiano nel 69 dopo Cristo. Ma i reperti non fermano il maxi parcheggio
CREMONA — A due passi da piazza Duomo c'è un'enorme voragine. Sette, forse otto metri di profondità, per una buca di cinquanta metri per trenta. Di passaggio decine di curiosi si affacciano alle transenne di piazza Marconi. E tra terra, teli e ruspe al lavoro vedono spuntare la Cremona romana. Un intero quartiere di epoca augustea emergente dagli scavi.
Prima uno strato medievale, poi la città romana in pietra. «Adesso ci aspettiamo edifici pubblici e laboratori in legno», spiega Lynn Passi Pitcher, ispettore ai Beni archeologici della Lombardia. Il guaio è che la «Pompei lombarda», come l'ha battezzata qualcuno, sarà visibile solo per pochi mesi. A settembre inizieranno i lavori per un maxiparcheggio sotterraneo da cinquecento posti.
Gli scavi sono cominciati due anni fa. E dopo poche settimane sono affiorati gli straordinari ritrovamenti. Più di cinquantamila pezzi, tutti databili al I secolo dopo Cristo, sono catalogati in un magazzino vicino allo scavo. Si va da anfore e mattoni a mosaici straordinari, per arrivare a oggetti d'uso quotidiano. Frammenti di coppe in vetro, statuette, la gamba di un tavolo. Sono stati trovati persino oggetti di divertimento: un piccolo dado da gioco simile alla nostra «dama».
Come è stato possibile rinvenire tutto questo materiale? «La nostra fortuna sono state le buche rosse — spiega la Pitcher — nel 69 dopo Cristo Cremona venne bruciata e distrutta dalle truppe di Vespasiano, durante la guerra civile con Vitellio. I resti della città, parti di domus, pezzi di muri e fontane, vennero buttati in questi contenitori della distruzione». Una volta scoperte, le buche rosse sono state preziose testimonianze della vita quotidiana di Roma.
Il rosso è il colore dell'argilla cotta. Cotta solo dal devastante incendio di quel 69 dopo Cristo. La giunta comunale, però, sulla destinazione del sito non intende fare marcia indietro. «Il parcheggio si farà lo stesso», fanno sapere. Gli edifici romani più interessanti saranno preservati dietro lastre di plexiglas. Il resto, ricoperto da colate di cemento. Per sfruttare al massimo i tre piani sotterra nei del parking, come in altre città lombarde, nessuna però con un patrimonio archeologico di questo calibro. «È il più importante ritrovamento romano di tutto il nord Italia», afferma Pitcher. Niente di paragonabile a Pompei ed Ercolano, ma oggetto di interesse per architetti e storici di tutto il mondo. Nei depositi al fianco dello scavo, una trentina di ragazzi lavora alla pulizia e alla catalogazione dei reperti mentre cinque grafici ricostruiscono al computer la Cremona imperiale.
L'altro paradosso, oltre all'urbs-parcheggio, è che in città manca un museo archeologico romano. A cinque metri dalla voragine c'è il Palazzo dell'Arte, imponente costruzione d'epoca fascista. Oggi è vuoto, ma sarebbe perfetto per il museo C'è spazio per i mosaici e per esporre anfore e quant'altro. Ma nell'edificio però, con tutta probabilità, verrà realizzato un museo del calcio promosso da Gianluca Vialli, con magliette e palloni dall'Italia e dal mondo. L'archeologia può attendere.
Andrea Silla
Corriere della Sera, 4/4/2006
Dagli scavi in piazza Marconi affiora l'urbs imperiale distrutta da Vespasiano nel 69 dopo Cristo. Ma i reperti non fermano il maxi parcheggio
CREMONA — A due passi da piazza Duomo c'è un'enorme voragine. Sette, forse otto metri di profondità, per una buca di cinquanta metri per trenta. Di passaggio decine di curiosi si affacciano alle transenne di piazza Marconi. E tra terra, teli e ruspe al lavoro vedono spuntare la Cremona romana. Un intero quartiere di epoca augustea emergente dagli scavi.
Prima uno strato medievale, poi la città romana in pietra. «Adesso ci aspettiamo edifici pubblici e laboratori in legno», spiega Lynn Passi Pitcher, ispettore ai Beni archeologici della Lombardia. Il guaio è che la «Pompei lombarda», come l'ha battezzata qualcuno, sarà visibile solo per pochi mesi. A settembre inizieranno i lavori per un maxiparcheggio sotterraneo da cinquecento posti.
Gli scavi sono cominciati due anni fa. E dopo poche settimane sono affiorati gli straordinari ritrovamenti. Più di cinquantamila pezzi, tutti databili al I secolo dopo Cristo, sono catalogati in un magazzino vicino allo scavo. Si va da anfore e mattoni a mosaici straordinari, per arrivare a oggetti d'uso quotidiano. Frammenti di coppe in vetro, statuette, la gamba di un tavolo. Sono stati trovati persino oggetti di divertimento: un piccolo dado da gioco simile alla nostra «dama».
Come è stato possibile rinvenire tutto questo materiale? «La nostra fortuna sono state le buche rosse — spiega la Pitcher — nel 69 dopo Cristo Cremona venne bruciata e distrutta dalle truppe di Vespasiano, durante la guerra civile con Vitellio. I resti della città, parti di domus, pezzi di muri e fontane, vennero buttati in questi contenitori della distruzione». Una volta scoperte, le buche rosse sono state preziose testimonianze della vita quotidiana di Roma.
Il rosso è il colore dell'argilla cotta. Cotta solo dal devastante incendio di quel 69 dopo Cristo. La giunta comunale, però, sulla destinazione del sito non intende fare marcia indietro. «Il parcheggio si farà lo stesso», fanno sapere. Gli edifici romani più interessanti saranno preservati dietro lastre di plexiglas. Il resto, ricoperto da colate di cemento. Per sfruttare al massimo i tre piani sotterra nei del parking, come in altre città lombarde, nessuna però con un patrimonio archeologico di questo calibro. «È il più importante ritrovamento romano di tutto il nord Italia», afferma Pitcher. Niente di paragonabile a Pompei ed Ercolano, ma oggetto di interesse per architetti e storici di tutto il mondo. Nei depositi al fianco dello scavo, una trentina di ragazzi lavora alla pulizia e alla catalogazione dei reperti mentre cinque grafici ricostruiscono al computer la Cremona imperiale.
L'altro paradosso, oltre all'urbs-parcheggio, è che in città manca un museo archeologico romano. A cinque metri dalla voragine c'è il Palazzo dell'Arte, imponente costruzione d'epoca fascista. Oggi è vuoto, ma sarebbe perfetto per il museo C'è spazio per i mosaici e per esporre anfore e quant'altro. Ma nell'edificio però, con tutta probabilità, verrà realizzato un museo del calcio promosso da Gianluca Vialli, con magliette e palloni dall'Italia e dal mondo. L'archeologia può attendere.
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