Monte Sannace svela i tesori dei Peuceti

Monte Sannace svela i tesori dei Peuceti
18/08/09, CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

Fino al 14 ottobre una mostra dedicata ai reperti rinvenuti a Gioia del Colle: elementi decorativi in avorio, armi in ferro e l’elmo di un guerriero

Vasi della storia Un reperto al centro della mostra

Che volto aveva la Puglia del più lontano passato, e come viveva chi la popolava? Lo ricostruisce la mostra archeologica «Scene del mito in Peucezia», aperta al pubblico a Bari, presso Palazzo Simi, nel cuore della città vecchia, fino al prossimo 14 ottobre. L’esposizione che è stata promossa dalla Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici della Puglia, dalla Soprintendenza per i beni archeologici della Puglia, e dall’Assessorato al Mediterraneo - si avvale del lavoro di un gruppo di esperti: Angela Ciancio, per il progetto scientifico e la coordinazione generale; Teresa Follino, per la collaborazione scientifica; Antonia Petrafesa, per il restauro dei reperti.

L’obiettivo della mostra è quello di far conoscere e valorizzare le ricchezze di Monte Sannace, primaria zona archeologica al centro delle Murge, nell’agro di Gioia del Colle, a metà strada fra Bari e Taranto. Il tesoro custodito in questo territorio si chiama «Thuriae» ed è una delle città maggiori dell’antica Peucezia, che, come spiega Angela Ciancio nelle sue accurate didascalie, è stata citata dagli storici in occasione degli episodi bellici del IV sec a.C.

Gli scavi, iniziati ufficialmente nel 1929, hanno riportato alla luce abitazioni private così come tombe monumentali, e hanno costruito una testimonianza

Palazzo Simi a Bari

L’esposizione si avvale di un gruppo di esperti: Angela Ciancio, Teresa Follino e Antonia Petrafesa

della presenza stabile dell’uomo, nella nostra regione, sin dal periodo che va dall’Età del Bronzo finale, agli inizi dell’Età del Ferro (X-VIII sec. a.C.).

Tra i reperti in esposizione, è possibile osservare elementi decorativi in avorio, svariate armi di ferro, nonché un elmo in bronzo del IV sec a.C., ritrovato nel 1953 a Conversano, che fa parte del corredo funerario di un capo guerriero. Gli oggetti più numerosi sono senz’altro i vasi, le brocche, pregiate ceramiche, o anche loro semplici frammenti, risalenti ad un periodo compreso fra il VI e il IV sec a.C. Si tratta, quasi sempre, di ritrovamenti che attestano il prestigio sociale dei defunti, personaggi eminenti, e anche bambini, come nel caso di una grande olla a motivi geometrici del VII sec. a.C.

Oltre alle ceramiche dipinte con i tradizionali motivi geometrici, di particolare rilievo è un prezioso vaso di produzione corinzia, ritrovato durante uno scavo del 2002 sull’acropoli dell’antica città. In questo caso, ci troviamo di fronte ad un’opera figurata, in passato segnacolo all’angolo esterno della tomba di un notabile. La scena rappresentata racconta, con tratti decisi, un episodio della guerra di Troia, lo scontro fra Achille e il guerriero etiope Memnon, che giace riverso, trafitto, in presenza di sua madre, Eos/Aurora, e di quella del vincitore, Teti. Al valore storico del vaso, si aggiunge, dunque, quello di una vigorosa capacità espressiva, ancora oggi di grande efficacia comunicativa, per un’arte che utilizza con maestria due soli colori, il rosso e il nero, come fossero un’intera tavolozza.

Giusi Alessandra Falco

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