Misteri etruschi senza fine, nuovi scavi a Tarquinia

Misteri etruschi senza fine, nuovi scavi a Tarquinia
LAURA MARI
MERCOLEDÌ, 19 AGOSTO 2009 LA REPUBBLICA - Roma

A fine mese nella località Doganaccia parte l´ultima campagna per riportare alla luce due importanti tumuli del VII secolo avanti Cristo

Dipingere la vita nel passaggio verso l´aldilà. Una religiosità figurativa che si declina in scene quotidiane, motivi artistici di una civiltà che con la sua pittura funeraria pare abbia ispirato persino il genio rinascimentale di Michelangelo che, si racconta, per un disegno di Aita, dio dell´Averno, avrebbe più volte studiato e osservato un dipinto di un sepolcro tarquinese.
E oggi sulla necropoli etrusca di Tarquinia, che si estende per circa cinque chilometri di lunghezza sulla collina dei Monterozzi (così chiamata per gli imponenti tumuli di terra che un tempo coprivano gli ipogei), continua ad aleggiare un velo di fascinoso mistero, un crogiolo di storie e leggende che si fondono con quei sepolcri e quelle aree ancora da scoprire. Se infatti le prime tombe furono rinvenute nella metà dell´800, nel 1958 ebbe inizio la prima grande campagna di scavi che, grazie all´impegno della Fondazione Lerici del Politecnico di Milano, permise di individuare decine di sepolcri dipinti. Ma ancora oggi, con i pochi fondi a disposizione della Soprintendenza e con la collaborazione degli atenei italiani, si continua a scavare, cercando resti e reperti dell´antica civiltà etrusca.

Entro fine mese, in località Doganaccia, partirà la nuova campagna di scavi coordinata dalla Soprintendente ai Beni Archeologici dell´Etruria Meridionale Anna Maria Moretti, dalla direttrice della necropoli Maria Cataldi e realizzata dalla cattedra di Archeologia dell´università di Torino. Gli scavi, diretti da Alessandro Mandolesi, dureranno circa un mese (per poi riprendere l´anno prossimo a scopo scientifico e didattico) e si concentreranno nell´area in cui negli anni ‘30 sono stati scoperti dalla Soprintendenza due tumuli che, per la loro imponenza, sono stati chiamati il tumulo del Re e della Regina. Le tombe, risalenti al VII secolo a. C. e prive di dipinti in quanto costruite in un periodo antecedente all´uso della pittura, sono in parte scavate nella roccia e originariamente erano rivestite da blocchi di calcare. Gli scavi intendono portare alla luce i due tumuli, ma anche il piccolo piazzale sacro rinvenuto davanti alla tomba della Regina, un´area utilizzata per le celebrazioni funerarie in memoria del defunto, riti con cui accompagnarlo lungo la discesa verso l´aldilà. I due tumuli, una volta recuperati, potranno essere ammirati dagli oltre 100mila visitatori che ogni anno frequentano la necropoli di Tarquinia.
Le tombe attualmente visitabili sono per la maggior parte del IV secolo a. C e appartenevano all´aristocrazia etrusca. Si tratta di sepolcri che sulle pareti conservano dipinti che raffigurano banchetti funebri, scene di caccia, di pesca, di danze e di vita quotidiana. Unici esempi di pittura pre-romana dell´area mediterranea di inestimabile valore storico e archeologico, al punto che dal 2002 l´Unesco ha menzionato la necropoli di Tarquinia (assieme a quella di Cerveteri) tra i siti patrimonio dell´umanità.

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